Carola SALVATO: “la mia Milano sarà un continuo WORK IN PROGRESS, una città sempre in evoluzione”

"Ci vuole consapevolezza che siamo qui per un perché più grande"

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Carola Salvato

Carola Salvato. Da Savona a Milano dove ha raggiunto la carica di CEO di Havas Health & You Italia, manager molto attiva in diverse iniziative ad impatto sociale, in particolare di quelle rivolte alla crescita e al protagonismo femminile. 

Carola SALVATO: “la mia Milano sarà un continuo WORK IN PROGRESS, una città sempre in evoluzione”

Carola Salvato

La cosa che ami di più di Milano?

I parchi e la loro generosità (da Lambrate a Sempione passando per il parco Nord, senza dimenticare Forlanini), spazi verdi in cui è facile ritrovarsi e provare un rinnovato senso di accoglienza e permanenza, in una città che talvolta sembra avvolgerci troppo, sino a renderci distanti e distaccati dal resto che ci circonda, in primis l’essere umano.

Credits: @marco.9lli
BAM

Quella che invece ti piace di meno?

Le periferie, che raccontano bene sia le cicatrici che le ferite ancora aperte di una città fatta anche di degrado e dimenticanze. Promesse mancate e talvolta strumentalizzate.

Il tuo locale preferito?

Lo avevo, un tempo, molti anni fa frequentavo il vecchio bar Le Trottoir. Un luogo autentico dove si poteva bere una birra in compagnia di Andrea Pinketts e fare nuove amicizie e perdersi in conversazioni infinite. Tempi in cui la notte raccontava altri tipi di storie, forse più intriganti. Milano è oggi una città dai molti locali, uno per ogni serata? Come i volti di chi la abita.

Credits: @alessandra__77
le trottoir

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Frequentare i musei di Milano e godere della loro diversità e delle bellissime mostre ma anche isolarmi in uno dei suoi parchi o scoprire nuove strade.

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Credits: it.wikipedia.org

La canzone su Milano a cui sei più legata?

Più che una canzone mi lega un personaggio, il Signor G, una voce, un volto, un’anima. Per me una ispirazione. Giorgio Gaber incarna Milano e le sue più grandi ambizioni.

“Com’è bella la città, come è grande la città, come è viva la città, come è allegra la città, piena di strade e di negozi e di vetrine piene di luce con tanta gente che lavora con tanta gente che produce… “

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Montevecchia, una piccola cittadina che pulsa nel cuore del Parco del Curone. Nelle giornate tinte di blu e generose di sole, voltando lo sguardo verso sud, si può ammirare la Brianza sino a scorgere i grattacieli di Milano e poi… ancora più giù toccare le montagne con lo sguardo.

Credits giuliamasoli IG – Montevecchia

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Realizzare la mia carriera senza dover lasciare l’Italia. Provo un grande senso di gratitudine per questo. Spesso mi fermo a pensare a cosa sento per Milano… provo gratitudine per avermi accolta, per avermi dato delle chance, per le amicizie, per l’amore e per le sfide che mi hanno allenata lungo il viaggio.

La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?

Lambrate. Perché all’uscita ero finalmente a casa, il luogo dove rintanarmi e finalmente rilanciare dopo una giornata frenetica in ufficio o trascorsa in viaggio. Lambrate era come una stazione di arrivo. Anche se ero già pronta a ripartire e sconfinare nel mondo.

Credits: @giomelgari
Lambrate Fs

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

  • Museo del Giocattolo e del Bambino. Mi sono divertita a scoprirlo e a visitarlo.
  • Come alcune edicole si sono rivisitate diventando dei bellissimi spazi di ristoro dove connettersi con gli amici. Negli anni sono nati diversi “chiringuitos” e chioschi capaci di attirare un pubblico molto ampio.
Credits: @cutmau
Museo del Giocattolo e del Bambino

Il quartiere che ami di più?

Città Studi, ho abitato lì per 20 anni. Una città nella città. Un luogo dove sentirsi un po’ in provincia ma al tempo stesso internazionale grazie al suo polo universitario. Oggi che vivo in un altro quartiere ne sento molto la mancanza. I suoi negozi, la sua atmosfera, la sua umanità anticonformista.

Credits: @ @all_you_need_is_my_pics
città studi

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Che vivesse al di fuori del centro storico. Che frequentasse personalmente le strade e le zone più popolari, quelle abitate dalla gente comune, ma sempre per bene, quella che fa fatica ad arrivare a fine mese, quella che non riesce a trovare spazi di riscatto, quella che non ha strumenti per comprendere come integrarsi in questa città, quella abbandonata dalla burocrazia, le vie di un commercio in crisi che lascia il passo al degrado e ai luoghi comuni.

Vorrei che investisse tempo visitando alcuni luoghi vittima dell’abbandono emergenziale e della violenza dove si preferisce restare a casa perché non c’è rimasto più nessuno a rappresentarci o difenderci. Vorrei che Sala si ricordasse di essere il Sindaco di tutta la cittadinanza, dando voce ad una città che si è arricchita di diversità e bisogni contrastanti che ha mantenuto per lo più la sua facciata perdendo pezzi di anima.

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Credo sia necessario se non vitale. Milano non ha solo una sua identità, incarna anche un ruolo per l’Italia intera. Credo che ciò rafforzerebbe il nostro Paese perché le cose buone (i progetti virtuosi) che accadono qui possono poi diventare esempi e stimoli da esportare. L’autonomia per Milano rappresenterebbe opportunità per rilasciare il suo pieno potenziale. La vera sfida sarebbe saper gestire l’autonomia.

Credits Andrea Cherchi – Duomo Milano alto

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Oggi vivrei altrove, lascerei l’Italia. Non so esattamente dove, mi attirano le città del nord. Il loro modo di affrontare le sfide, non solo il Covid, mi ha fatto riflettere molto ultimamente. Ecco vorrei vivere in una città partecipativa e pronta a confrontarsi con la paura senza isterie.  Li invidio per questo.

Credits: stockholm_stoccolma IG

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Ho un sogno di cui mi piacerebbe vedere il lieto fine. Investirei nelle periferie, vorrei diventassero luoghi di cultura, ambiti concreti di confronto e arricchimento, hub di attrazione internazionale. Una periferia che diventa molti mondi connessi con il centro della città.

Luoghi dove coinvolgere giovani e dare voce concreta al loro talento. Immagino spazi dedicati dove dare vita a progetti pilota sui molti temi che condizionano la qualità del nostro futuro. Investirei in attività culturali e multietniche perché il genere umano ha bisogno di ripartire dalle basi, da sé stesso e dalla comprensione profonda del senso civico. Investirei nella bellezza perché per risanare anime sofferenti ci vuole anche la potente medicina della cura dell’ambiente, ci vuole consapevolezza che siamo qui per un perché più grande. Siamo il futuro che abita le nostre coscienze.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Che voglia investire nella sicurezza, nel coraggio, nell’autenticità muovendo i passi necessari perché la cittadinanza senta una rinnovata fiducia scorrere nelle vene. Fiducia intesa come bene economico. Il mio più grande auspicio è che sappia aprirsi alle sfide con determinazione, senza troppi compromessi e la forza anche di andare controcorrente. Che sappia sfruttare il potere del femminile ed il talento delle donne per una visione che smetta di essere oltremodo polarizzata. Vorrei che Milano si definisse una città “work in progress”, una città in evoluzione capace di rilanciare tutte le domande necessarie, soprattutto quelle più difficili. Una città veramente inclusiva, anche delle sue paure più pressanti.

Carola Salvato

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