Una nuova alleanza sta nascendo nelle viscere di Milano. Non sembra trattarsi di semplice lobbysmo o di una strategia elettorale, ma di un vero e proprio patto urbanistico impegnato ridisegnare il volto della città. Scopriamo c’è Radical Flows.
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Radical Flows: Milano divisa in 7 hub di sperimentazione con le università al centro
# Ricucire i quartieri, partendo dai campus
Le città non si progettano più con righelli e mattoni, ma con flussi. Flussi di studenti, biciclette, dati e idee. E proprio su questi flussi si basa Radical Flows, il nuovo progetto lanciato da architetti come Mario Cucinella e Carlo Ratti, in collaborazione con l’assessorato alla Rigenerazione Urbana e dieci atenei pubblici e privati di Milano.
L’idea non è calare progetti dall’alto, ma partire da chi la città la vive ogni giorno, a partire da 210.000 studenti universitari, di cui il 40% fuorisede, che rappresentano un capitale umano ed energetico inespresso.
I primi interventi riguarderanno sette aree “bersaglio”, tutte in prossimità di campus universitari. L’obiettivo è aprire fisicamente le università alla città, eliminando barriere architettoniche e psicologiche, e trasformando gli atenei in “snodi urbani”.
Si va dall’asse Guastalla-Porta Vittoria, che collega la Statale alla futura BEIC, alla zona Sant’Ambrogio-Solari, con la Cattolica come polo di attrazione. Ogni area, questa è la promessa, dovrà diventare un laboratorio a cielo aperto, in cui studenti, cittadini e progettisti collaboreranno per immaginare una nuova vita urbana.
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# Strade da reinventare, piazze da restituire
In un momento in cui molti cantieri sono bloccati da inchieste e ritardi, Radical Flows propone un cambio di paradigma. Non grandi opere, ma micro-interventi ad alto impatto.
Un esempio è la zona compresa tra il Villaggio Olimpico e i Navigli, che ospiterà il più grande studentato d’Italia dopo i Giochi del 2026. Tra la Bocconi, la NABA, la IULM e diversi parchi (Segantini, Ravizza, Baden Powell), si immagina un asse Tabacchi-Sarfatti-Bellezza-Giulio Romano-Crema completamente ripensato: oggi congestionato dal traffico, domani spazio pedonale e sociale, in stile “piazza aperta”.
Secondo i progettisti, molte strade milanesi sono sovradimensionate, concepite per una mobilità privata ormai superata. E, anche se bisogna ricordare che non tutti i milanesi la pensano così, la sfida che gli architetti lanciano è restituire questi spazi ai pedoni, agli studenti e ai cittadini.
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# Ispirazioni europee, ambizione milanese
L’idea di una Milano che “cambia pelle” non nasce nel vuoto, ha spiegato Sara Banti, fondatrice di Radical Flows, l’ispirazione viene dalle trasformazioni urbane di città come Parigi, Barcellona e Rotterdam, che negli ultimi anni hanno saputo riconvertire interi quartieri grazie a politiche coraggiose.
A Milano, secondo gli animatori di questo progetto di trasformazione, non manca il talento, ma la volontà politica di agire ogni giorno, e non solo nei momenti straordinari.
Secondo Nicola Russi, docente e architetto del Laboratorio Permanente, Milano ha già tutte le risorse per diventare un caso europeo. Serve solo organizzare il sapere, metterlo a sistema. Andrea Boschetti, di Metrogramma, nel “manifesto” di Radical Flows insiste sull’uso temporaneo degli spazi e sulla coprogettazione con gli studenti, mentre Ruben Baiocco, professore di urbanistica alla Statale, sottolinea la necessità di ricostruire una conoscenza puntuale dei luoghi, partendo dall’esperienza quotidiana degli abitanti.
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MATTEO RESPINTI
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