Milano senza asfalto? Le nuove strade in legno e pietra

Cosa vogliamo sentire sotto le suole quando camminiamo per Milano? Il rumore vuoto dell’asfalto o il suono vivo della pietra?

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L’asfalto è la pelle morta delle città. Grigio, sporco, uniforme. A Milano copre quasi tutto: piazze, viali, marciapiedi, cortili, parcheggi. Ma se Milano volesse davvero cambiare faccia, se volesse diventare una città europea non solo nei proclami ma nei fatti, potrebbe partire da questo: rimuovere l’asfalto. E sostituirlo. Con cosa? Con materiali che raccontano la storia e il futuro: pietra, legno, mattoni porosi, superfici drenanti, vive.

Milano senza asfalto? Le nuove strade in legno e pietra

# Il cemento come nemico: come l’asfalto ha ucciso la città vivibile

ROBY BETTOLINI

Negli anni del boom, asfaltare era sinonimo di progresso. Più strade, più parcheggi, più mezzi privati. Oggi paghiamo il prezzo di quella scelta: Milano è la seconda città più cementificata d’Europa. Secondo il Report Consumo di Suolo 2023 di ISPRA, nel Comune di Milano sono coperti da superfici artificiali oltre 61% dei suoli. Un tappeto nero che surriscalda l’aria, alimenta le isole di calore, peggiora la qualità della vita.

Ma non è solo una questione climatica. L’asfalto è nemico anche dell’identità urbana. Ha cancellato le trame storiche, ha reso ogni angolo uguale all’altro. Ha normalizzato lo spazio pubblico, rendendolo funzionale solo alla velocità e al parcheggio. Ha trasformato le piazze in rotatorie, i quartieri in attraversamenti.

# La Milano che può nascere: esempi da seguire e materiali da riscoprire

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Nel 2025 è ora di immaginare un’altra Milano. Una città in cui le strade secondarie non siano asfaltate ma pavimentate in pietra grezza, dove i marciapiedi siano in legno trattato ricavato da filiere locali o rigenerate. Dove le piazze non siano campi di bitume ma superfici in graniglia, ciottoli, cotto, magari con inserti artistici.

Non è fantascienza: lo fanno già città modello. A Copenaghen molte vie residenziali sono pedonalizzate con superfici drenanti in mattoncini porosi. A Parigi si sta sperimentando la sostituzione dell’asfalto in alcune strade con materiali naturali come la terra battuta stabilizzata, soprattutto vicino alle scuole. A Barcellona, con il progetto Superilles, le aree liberate dal traffico sono state ripavimentate con moduli di legno e pietra, trasformandole in “salotti urbani”.

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E a Milano? Qualcosa si muove, ma timidamente. Piazza Sant’Agostino è stata ridisegnata in pietra chiara, Via Rovereto è stata pedonalizzata con inserti lignei. Ma si tratta ancora di eccezioni. È ora di renderle norma.

# Rimuovere l’asfalto: quanto costa e quanto rende

Credits: pasqualzemiro.it

Il primo ostacolo che si solleva è il costo. Asfaltare è “comodo” perché è veloce, standardizzato, poco costoso sul breve periodo. Ma nel lungo periodo? Il manto stradale in asfalto dura in media 10 anni prima di essere rifatto, mentre una pavimentazione in pietra può durare 100 anni. Le superfici drenanti, pur costando inizialmente di più, riducono drasticamente i costi di smaltimento delle acque meteoriche e diminuiscono i rischi di allagamenti.

Uno studio dell’Università di Trento ha dimostrato che per ogni euro investito in deasfaltizzazione e pavimentazione naturale si ottiene un risparmio di 1,70 euro in manutenzione, raffrescamento urbano, gestione delle acque e benefici sanitari. Tradotto: rimuovere l’asfalto non è un capriccio estetico, ma un investimento strategico.

Inoltre, materiali come pietra e legno possono essere forniti da filiere locali, creando lavoro e stimolando l’artigianato urbano. Perché Milano ha bisogno anche di questo: riscoprire l’identità dei suoi mestieri e dei suoi materiali.

# Un piano per una Milano senza asfalto: la proposta concreta

asfalto o parquet? (Antibes- Juan Les Pins)
asfalto o parquet? (Antibes- Juan Les Pins)

Cosa serve allora per iniziare? 3 mosse immediate:

#1 Moratoria sull’asfalto nelle nuove riqualificazioni. Ogni progetto urbano futuro – dalla piazza alla piccola via – deve escludere l’uso dell’asfalto a favore di materiali vivi. Questo valga soprattutto per le aree pedonali, scolastiche, e per i cortili pubblici.

#2 Avvio di un “Piano di Deasfaltizzazione dei Quartieri”. Il Comune potrebbe partire da un quartiere pilota per ogni municipio, scegliendo zone ad alta densità pedonale o residenziale. Una sorta di “zona 30 del suolo”, in cui l’obiettivo non è rallentare il traffico, ma rallentare l’ingrigimento della città attraverso il suolo.

#3 Una task force tecnico-artistica. Architetti, designer, artigiani e urbanisti uniti per trasformare la pavimentazione in un’opera collettiva. Non solo camminare: calpestare, toccare, sentire. In una città che stimoli tutti i sensi.

L’asfalto ha semplificato le città, ma ha anche impoverito le esperienze urbane. Milano ha bisogno di tornare a essere città complessa, stratificata, irregolare. Rimuovere l’asfalto è molto più che cambiare un materiale: è cambiare filosofia urbana.


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Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.

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