Le altre Chinatown: 5+1 quartieri etnici di grande attrazione che potrebbero sorgere a Milano

Chinatown è la soluzione al problema banlieue, ecco gli altri distretti etnici che dovrebbero sorgere a Milano

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Che piaccia o meno, Milano è una città multiculturale: da un lato le banlieue, dall’altro Chinatown. Perché i quartieri segnati dal degrado non possono prendere ispirazione dal distretto etnico più riuscito di Milano e, forse, d’Italia? Questi sono i 5+1 quartieri etnici che potrebbero sorgere in città.

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Le altre Chinatown: 5+1 quartieri etnici di grande attrazione che potrebbero sorgere a Milano

# Le due strade del multiculturalismo: Chinatown o banlieue?

Milano, città internazionale e multiculturale per eccellenza, è un crocevia di identità, culture e storie. Pur non essendo un melting pot come le grandi metropoli internazionali, il capoluogo lombardo guarda all’Italia, all’Europa e al mondo intero. Questo sguardo aperto e inclusivo ha attratto nei decenni persone da ogni angolo del pianeta, che qui hanno trovato una nuova casa e contribuito alla ricchezza culturale della città.

Una città multiculturale, però, può rappresentare due modelli opposti: da un lato, l’autoghettizzazione e le tensioni sociali, dall’altro, l’incontro e la sintesi tra culture. Milano conosce entrambe le realtà. Se i fatti di Corvetto raccontano delle criticità, il successo di Chinatown dimostra il potenziale economico e culturale della valorizzazione delle diversità. Questo modello positivo potrebbe essere replicato, creando nuovi quartieri etnici che diventino punti di incontro per i milanesi e attrazioni per i turisti.

#1 Egyptown a San Siro

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La comunità egiziana a Milano è già profondamente integrata, ma un quartiere dedicato potrebbe valorizzarne l’identità culturale e offrire nuove attrazioni alla città. San Siro, con la presenza della scuola araba, è la location ideale. Immaginiamo un’Egyptown con al centro un edificio a forma di piramide, simbolo iconico del legame italo-egiziano. Questa struttura potrebbe ospitare un ristorante tradizionale che offre koshari, un piatto di riso, lenticchie e pasta, condito con salsa di pomodoro e cipolla fritta, e ful medames, uno stufato di fave.

In aggiunta, il quartiere potrebbe ospitare negozi di artigianato egiziano, una biblioteca dedicata alla cultura araba e un centro culturale per workshop su calligrafia e danza tradizionale. L’obiettivo è creare un luogo d’incontro, non di separazione, dove milanesi e turisti possano scoprire la ricchezza dell’Egitto.

Un monumento centrale, come una piramide moderna, potrebbe fungere da simbolo di connessione culturale e diventare un’attrazione iconica. Con festival annuali, come una fiera del cinema egiziano o una celebrazione della musica araba, Egyptown potrebbe trasformarsi in un punto di riferimento sia per la comunità locale che per i visitatori.

#2 La Medina di Viale Padova

Via Padova potrebbe trasformarsi in un quartiere che celebra le tradizioni islamiche, abbracciando culture diverse dal Marocco alla Turchia, dall’Asia Minore al Medio Oriente. Al centro, una grande moschea, già prevista per la zona, potrebbe fungere da punto di riferimento. Attorno ad essa, un bazar, tipico suk, potrebbe ospitare negozi di spezie, tessuti, gioielli e artigianato.

Le strade del quartiere potrebbero essere decorate con archi e motivi geometrici tipici dell’arte islamica, creando un’atmosfera esotica e accogliente. Eventi come il Ramadan e l’Eid potrebbero diventare appuntamenti cittadini, coinvolgendo l’intera comunità milanese. Concerti di musica araba, letture poetiche e laboratori di cucina tradizionale potrebbero arricchire il programma culturale del quartiere, rendendolo una meta vibrante e attrattiva.

#3 UK meets Milan

Un quartiere dedicato alle tradizioni del Regno Unito potrebbe sorgere nei pressi di Porta Venezia, già noto per la sua vivacità culturale. Qui, i milanesi potrebbero immergersi nelle atmosfere britanniche, con pub tradizionali che servono fish and chips e birre artigianali, e caffetterie dove gustare il tè delle cinque, il classico rituale britannico. Le strade potrebbero essere arricchite da elementi iconici come cabine telefoniche rosse, insegne in stile vittoriano e murales dedicati a personaggi come Shakespeare o i Beatles.

Eventi come il St. Patrick’s Day potrebbero coinvolgere tutta la città, con sfilate e concerti. Inoltre, il quartiere potrebbe ospitare un piccolo teatro per rappresentazioni classiche inglesi, da Shakespeare a Oscar Wilde, e una libreria specializzata in letteratura anglosassone. Una scuola di inglese con corsi accessibili a tutti potrebbe completare l’offerta, trasformando il quartiere in un ponte culturale tra Milano e il Regno Unito.

#4 Latinos Milano

Un quartiere dedicato al Sud America potrebbe sorgere tra Lambrate e Niguarda, dove già risiede una folta comunità peruviana. Qui, tradizioni culinarie e culturali di paesi come Argentina, Brasile e Messico potrebbero convivere, offrendo ai milanesi un assaggio delle diverse anime del continente. Ristoranti argentini con asado, la tradizionale grigliata di carne, locali brasiliani con musica samba e tacos messicani potrebbero animare le strade.

Le piazze del quartiere potrebbero essere decorate con murales colorati che rappresentano la storia e le tradizioni sudamericane, mentre mercati settimanali offrirebbero prodotti tipici come il mate, una bevanda a base di foglie di erba mate, spezie e artigianato. Eventi come il Carnevale brasiliano, con parate e musica dal vivo, o il Día de los Muertos messicano, una celebrazione della morte che include altari e coloratissime decorazioni, potrebbero trasformare il quartiere in un palcoscenico di cultura e festa. Una scuola di ballo per imparare salsa e tango completerebbe l’esperienza.

#5 Japantown: il riflesso di Chinatown

Chinatown potrebbe avere il suo corrispettivo giapponese in una Japantown, magari nella zona di Porta Ticinese. Qui, i milanesi potrebbero immergersi nella cultura nipponica, tra ristoranti di sushi e ramen, negozi di manga e anime (fumetti e cartoni animati giapponesi), e un tempio shintoista, luogo di culto delle tradizioni religiose giapponesi, dove celebrare il capodanno giapponese. Le strade potrebbero essere illuminate da lanterne tradizionali e alberi di ciliegio, simbolo della primavera giapponese.

Un cinema dedicato ai film di Akira Kurosawa, uno dei registi più celebri del Giappone, e Hayao Miyazaki, il fondatore del noto Ghibli, potrebbe diventare un punto di riferimento per gli appassionati. Il quartiere potrebbe ospitare workshop di calligrafia giapponese, ikebana (arte giapponese della composizione floreale) e una scuola di arti marziali. Con eventi come il festival del sakura, la fioritura dei ciliegi, Japantown potrebbe diventare un luogo dove tradizione e modernità si incontrano, rappresentando il Giappone in tutta la sua complessità.

#5+1 Dhelitown: l’India a Milano

Infine, un quartiere dedicato all’India potrebbe sorgere in zona Bovisa, quartiere in piena trasformazione. Qui, mercati di spezie, negozi di sari, il tradizionale abito indiano, e ristoranti di cucina tipica potrebbero creare un’atmosfera unica. Le strade potrebbero essere decorate con rangoli, disegni colorati realizzati con polveri, e luci che richiamano le celebrazioni del Diwali, il festival delle luci, trasformando il quartiere in una festa continua.

Un tempio induista potrebbe completare il progetto, diventando un punto di riferimento spirituale e culturale. Festival come l’Holi, il festival dei colori, con le sue polveri colorate, potrebbero attirare visitatori da tutta la città. Inoltre, laboratori di cucina indiana e corsi di yoga con maestri autoctoni dell’india potrebbero arricchire l’offerta culturale del quartiere, rendendolo un luogo di incontro e scambio tra le culture.

Continua la lettura con: E se a Est sorgesse una nuova Milano?

MATTEO RESPINTI

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Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.