I 7 ANNI più BELLI nella storia recente di MILANO

Gli anni storici che hanno visto Milano specchiarsi in tutto il suo splendore

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credits: @perimetro__ IG

Ogni città vive dei momenti magici di cui gli stessi cittadini a volte neppure si rendono conto, presi come sono da lavoro, famiglia, impegni vari. Siamo proprio noi residenti che spesso ignoriamo alcuni periodi mitici vissuti dal posto in cui abitiamo, un po’ per mancanza di onestà e un po’ per il non riuscire a staccarsi da quei malsani binari di conversazione all’italiana, quelli che portano le persone a doversi sempre lamentare di qualcosa (città comprese).

Ma molti centri urbani hanno dato davvero una splendida immagine di sé in svariate occasioni, e la stessa Milano di momenti belli, unici, irripetibili ne ha avuti ben più di uno, tutti per ragioni diverse.
Scelta ardua, ma ci abbiamo provato.

I 7 ANNI più BELLI nella storia recente di MILANO

# 1945: La fine della Guerra 

Credits: archivio
Publifoto intesa Sanpaolo – Milano nel dopoguerra

Arrendersi o perire!” fu lo storico incipit con cui l’allora partigiano Sandro Pertini annunciava il suo proclama di sconfitta imminente dei fascisti dai rudimentali microfoni di Radio Milano Liberata. Piazzale Loreto e la marcia trionfale dell’Italia unita, che solo un anno dopo avrebbe scelto la Repubblica, furono il simbolo della ripartenza di un Paese che uscì dalle ceneri dei bombardamenti ed ebbe la città ai piedi del Duomo come locomotiva principale del boom economico.
Un anno epico per Milano che avrebbe trainato verso un futuro di speranza e di fiducia gli italiani e l’Italia intera.

# 1963: La prima Coppa dei Campioni 

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Il primo grande evento sportivo che ha visto come protagonista Milano è naturalmente legato al calcio, ovvero lo sport più amato dagli italiani assieme al ciclismo negli anni di Bartali e Coppi (e non solo).
Nel 1963 il Milan di capitan Cesare Maldini alzò al cielo di Wembley la Coppa dei Campioni dopo aver vinto la finale in terra inglese contro i portoghesi del Benfica. Fu il primo trofeo internazionale di un certo prestigio vinto da una squadra italiana di club e, per fortuna, solo il numero uno di una lunga serie di successi, principalmente conseguiti dai rossoneri ma anche, pochi anni a seguire, ottenuti dalla Grande Inter di Helenio Herrera.

# 1985: La grande nevicata nella Milano da bere

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L’inverno tra il dicembre 1984 e il gennaio 1985 fu particolarmente rigido, caratterizzato da temperature sempre più basse a causa di un’anomalia termica della stratosfera che provocò il congiungimento dell’anticiclone delle Azzorre con quello polare, permettendo la discesa di aria artica marittima sull’Europa. La notte del 15 gennaio, preannunciata da estese nevicate su Toscana, Umbria, Marche, Lazio (Roma compresa) con temperature che raggiunsero anche i 20° sotto zero, a Milano arrivò la neve. Il capoluogo lombardo restò bloccato per tre giorni, con le strade invase da bambini in slittini e buontemponi che addirittura fecero sci di fondo in tangenziale.

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Per il carico eccessivo della neve, crollò il tetto del velodromo Vigorelli, mentre il nuovo palazzo dello sport (costruito nove anni prima, vicino allo stadio di San Siro), venne completamente distrutto sotto il peso della neve e mai più ricostruito. I tetti di molti altri edifici pubblici e privati crollarono a causa del peso della neve accumulata, tra cui uno dei due padiglioni palestra della scuola del Sole, nel parco Trotter, e lungo le strade abbondavano i rami degli alberi che avevano ceduto per l’accumulo nevoso.

L’amministrazione comunale milanese venne accusata di non aver provveduto a compilare in autunno la lista degli spalatori di neve occasionali da mobilitare per le emergenze neve; ma l’evento è tuttora ricordato con gioia dai bimbi o ragazzi di allora (me compreso). Soprattutto perché non eravamo ancora grandi per doverci spalare la macchina, perché potevamo fare a palle di neve tutto il giorno e, ovviamente, perché per tre giorni non si andò a scuola. Tutto questo nel pieno di un decennio di crescita, passato alla storia come quello della “Milano da bere”. 

 # 1992: il fermento di “Mani Pulite” 

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Fermi tutti: lo so bene che molti insorgeranno chiedendosi cosa ci sia di bello nella vicenda di Mani Pulite. Una stagione e una generazione che cambiò per sempre la storia dell’Italia, che si portò dietro pesanti condanne e anche un numero importante di suicidi. Ma l’aspetto positivo di quegli anni, senza entrare nel giudizio sociale e politico di ciò che determinò negli anni a seguire, era il fermento con cui si tentò di mettere in dubbio e contestare in maniera forse meno rumorosa del ’68 e degli anni di piombo, ma egualmente efficace, quello che era considerato essere un sistema inattaccabile e che invece, con il tempo, si dimostrò essere più fragile di un castello di carte.

Un fermento che si diffuse nelle università e tra i cittadini animati dal desiderio di pulizia nella vita pubblica e nei rapporti tra affari e potere. Un fermento alimentato soprattutto dalla stampa, con i giovani cronisti dell’epoca da cui, trent’anni dopo, il giornalismo attuale avrebbe imparato tantissimo, lasciando però ancora aperta una domanda che forse non troverà mai risposta.
Mani pulite fu rivoluzione vera o semplice scoperta dell’acqua calda della corruzione che si è poi riproposta anche se in altre forme?

# 2010: Il Triplete  

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La squadra nerazzurra, rappresentanza eccellente del tifo nobile della città (da cui il soprannome Bauscia) nel 2010 coronò un ciclo di cinque anni di importanti vittorie italiane con la vittoria della Champion’s League, quarantacinque anni dopo la sovracitata Inter di Angelo Moratti, papà del più recente ex presidente nerazzurro Massimo. L’Inter, oltre a essere l’unica squadra italiana ad avere sempre militato in massima serie, nel secondo anno allenata da Jose Mourinho è stata anche la prima e la sola ad assicurarsi le tre competizioni in palio in una stagione calcistica: campionato italiano, coppa Italia e, appunto, Champion’s League, sollevata da capitan Zanetti nel cielo di Madrid dopo la vittoria per 2-0 sul Bayern Monaco. L’anno si concluse poi con la vittoria della supercoppa italiana e del Mondiale per club (ex coppa intercontinentale), portando i titoli complessivi a ben cinque. Un anno di trionfi in Europa mai più ripetuto. Speriamo non irripetibile. 

# 2014: la città che sale

andrea cherchi (c)
andrea cherchi (c)

La Torre Unicredit è uno dei simboli della Milano proiettata verso il futuro.

Progettata dall’architetto argentino César Pelli (scomparso nel 2019) dello studio architettonico, l’edificio è stato inaugurato nel 2014 nell’ambito del progetto Porta Nuova, un importante intervento di rigenerazione urbana che ha rivoluzionato il volto della zona compresa tra la porta dello Zanoja, Porta Garibaldi, Isola e Piazza Della Repubblica. La Torre si trova nella moderna e bellissima piazza Gae Aulenti e ospita l’headquarters del gruppo bancario Unicredit, con circa 4mila dipendenti.

Di fatto, con questa torre è stata costruita la downtown finanziaria di Milano e d’Italia. Gae Aulenti e la Torre Unicredit stanno all’ex World Trade Center (oggi Ground Zero per i motivi che tutti sanno) come Piazza Affari sta a Wall Street.

# 2015: l’anno magico di Expo 

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L’esposizione universale che ha visto come protagonista la città, il futuro sindaco Beppe Sala e soprattutto i 22 milioni di visitatori transitati sul Cardo e sul Decumano, è stata certamente l’evento più lieto che è coinciso con una delle innumerevoli rinascite di Milano. Naturalmente, come ogni grande evento si è portato dietro una serie di polemiche legate ai costi e alla totale legalità dei cantieri, l’inizio è stato difficile e sembrava destinato al fallimento, ma in estate è avvenuta l’inversione di tendenza con le celebri code e gli eventi diffusi in tutta la città. Così che nessuno può togliere dall’Expo l’etichetta di evento di grande, grandissimo successo. Per Milano, per l’Italia intera, nonché per tutti i 137 paesi partecipanti.

La parola a voi, amici lettori. Qual è il vostro anno più bello a Milano, da che avete memoria? Ne avreste selezionato qualcun altro?

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CARLO CHIODO

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Carlo Chiodo
Nasco a marzo del 1981. Milanese moderno, ostinato e sognatore, alla costante ricerca di una direzione eclettica di vita. Laurea in Lingue e Comunicazione, sono appassionato di storia contemporanea, amante del cinema e del surf da onda. Dopo il romanzo d'esordio (Testa Vado Croce Rimango, 2016) ho pubblicato con Giovane Holden edizioni una silloge di racconti (Diario di Bordo, 2020).