The end

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Il lupo di Wall Street

The Wolf of Wall Street è un celebre film che si basa su una storia vera, sull’ascesa del broker finanziario Jordan Belfort che attraverso tecniche di PNL trasformava titoli spazzatura in oggetti del desiderio.

Con questa tecnica di manipolazione di realtà riuscì a creare una ricchezza smisurata ma totalmente artificiale che, come un castello di carte, alla fine gli è crollata addosso in un processo di autodistruzione.

Il senso del film è che per quanto una persona possa inventare una realtà artificiale, anche la finzione meglio costruita è destinata a crollare. “Quelli che mentono devono avere buona memoria”, diceva Quintiliano ai tempi dell’antica Roma: la creazione di una realtà parallela richiede un altissimo sforzo mentale che alla lunga diviene insostenibile.

Negli ultimi anni assistiamo alla trasformazione del mondo dell’informazione da rappresentazione della realtà a costruzione di una realtà parallela, come un romanzo.
Come diceva Umberto Eco il romanzo è un tipo di realtà che non ammette possibilità di discussione. La realtà del romanzo, una volta che è stata creata, non può essere smentita, come invece può accadere nella rappresentazione dei fatti che è suscettibile di verifica. 

Il giornalismo contemporaneo crea delle realtà che non ammettono possibilità di falsificazione ma pretendono un atto di fede. Se tu credi alla realtà che viene creata, di conseguenza quella realtà non è più oggetto di smentita.

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La realtà è la narrazione e noi viviamo un romanzo creato dai media.
In questa corsa pazza della realtà parallela prima o poi andrà a impattare lo specchio della realtà fisica.

Come per un film, infatti, la narrazione non può durare oltre un certo limite: perché la finzione narrativa, a differenza della realtà, ha sempre bisogno di un finale.

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