I SIMBOLI di MILANO, dal VI sec a.C. ad oggi

6 simboli di Milano: 3 ufficiali e 3 ufficiosi. Vediamo la loro origine e il loro significato

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Credits: milanobiz.it - Il Biscione

Lo statuto di Milano stabilisce che i simboli di Milano sono 3: la bandiera, lo stemma ed il gonfalone. Ma esistono altri tre simboli storici della città. Vediamoli tutti insieme riscoprendo la loro origine e il loro significato. 

I SIMBOLI di MILANO, dal VI sec a.C. ad oggi

# La bandiera “copiata” da Genova

Credits: bandiere.it

La prima testimonianza della bandiera di Milano risale al Medioevo ed era la bandiera del Ducato di Milano. Un vessillo bianco con una croce rossa, dove il bianco simboleggiava il popolo ed il rosso la nobiltà. La stessa dell’Inghilterra, entrambe copiate da quella di Genova.

Nella città si sono succeduti vari casati, esponendo di volta in volta diverse bandiere, anche detti “stendardi civici” (Vexillum civitas), ma la bandiera ufficiale è sempre stata l’originaria, bianca con croce rossa, vessillo ufficiale dello Stato (Vexillum publicum).

Leggi anche: La bandiera di Milano è stata copiata da quella di Genova

# Lo stemma con la corona simbolo di città

Credits: wikipedia.org

La bandiera bianca e rossa funse da ispirazione per lo stemma, che è in uso dal 19 Marzo 1934 così come lo conosciamo, ovvero uno scudo di color argento e con base bianca, su cui è sovrapposta una croce rossa. Alla base si trovano un ramo di quercia ed uno di alloro uniti da un nastro tricolore. Una corona turrita di colore oro e nero sovrasta lo scudo e questa simboleggia il titolo di città.

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# Il gonfalone di Sant’Ambrogio

Credits: artidecorative.milanocastello.it

Risale al 1566, venne commissionata dalla città di Milano e realizzata dai ricamatori Scipione Delfinone e Camillo Posterla, su disegno di Giuseppe Meda. Venne benedetto da Carlo Borromeo e reso pubblico alla comunità l’8 dicembre dello stesso anno, rimanendo in uso fino a fine Ottocento.

L’opera, alta 5 metri e larga 3,50, è custodita all’interno del Castello Sforzesco, nella sala del Gonfalone, ed una copia si trova a Palazzo Marino. Raffigura su entrambe le facce Sant’Ambrogio che tiene nella mano destra lo staffile, simbolo della cacciata degli Ariani, e nella sinistra un pastorale molto lavorato, simbolo del suo ruolo di Vescovo. L’abito che indossa, la mitria e lo sfondo sono ricolmi di simbologie cattoliche e non, agiografia in tela.

Altri simboli di Milano, non ufficiali, ma ufficiosamente molto sentiti sono: il biscione, la Madunina e la scrofa semilanuta.

# Il biscione mangiabambini 

Credits: milanobiz.it

Definito da Dante Alighieri come “la vipera che il milanese accampa” (La Divina Commedia, Purgatorio, Canto VIII) il biscione era il simbolo del casato Visconti. La leggenda narra che Azzone, nipote dell’arcivescovo Giovanni Visconti, guidava le truppe milanesi nella guerra contro Firenze, durante un momento di riposo dalle lunghe battaglie nei pressi di Pisa. Azzone si sdraiò in un prato, si tolse l’elmo e si addormentò. In quel momento, una vipera si infilò nel suo elmo, ma quando il guerriero si svegliò e lo indossò, la vipera non lo morse.

Azzone non si spaventò, anzi mostrò coraggio e freddezza, al contrario dei suoi uomini, e decise di raffigurare la vipera nello stemma della casata, correva l’anno 1323.

Altre leggende riguardano questo simbolo. Le potete trovare qui: il simbolo macabro di Milano

# La Madunina

Credits: milanopocket.itFu Cesare Cesariano, nel 1521, a proporre di mettere una statua della Vergine sulla guglia più alta del Duomo. Fu poi lo scultore Giuseppe Perego, nel 1769, a fare 3 proposte diverse. Le due scartate si trovano nella sala della Madonnina del Grande Museo del Duomo. La statua, posizionata sulla guglia nel 1774, è alta 4,16 metri, si compone di 33 lastre di rame che la rivestono  e di 6.750 fogli di oro zecchino utilizzati per la doratura, per un peso di 399,2kg. La tradizione prima, e legge poi, impose che nessun edificio Milanese potesse essere più alto dei 108,5 metri di altezza che domina la Vergine. A questo proposito, i vari palazzi, costruiti in seguito, onorano la statua con delle copie poste in cima ad essi.

La Madonnina non è soltanto un simbolo religioso, ma un importante segno civico per Milano. Durante le 5 giornate, nel 1848, venne issato il tricolore sulla statua e la vista rincuorò i milanesi, risvegliando il loro orgoglio portandoli alla vittoria. Ancora oggi, nelle giornate di eventi religiosi e civili, la bandiera sventola in cima al Duomo.

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# La scofa semilanuta

Credits: milanopocket.it

Tito Livio è lo storico che ci tramanda la storia della Fondazione di Milano da parte di una tribù celtica, nel VI secolo a.C. La tribù, guidata dal nipote del re celtico Ambigato, tale Belloveso, giunse nella pianura settentrionale italica con l’intento di conquistare il Nord.

La leggenda narra che Belloveso si trovò in un luogo inospitale, fatto di fango e paludi, quindi consultò l’oracolo per decidere dove stabilire l’insediamento. L’oracolo gli rispose che una scrofa (animale sacro per i celti) ricoperta di pelo gli avrebbe indicato il luogo ed il nome della città. Lungo il loro cammino scorsero una femmina di cinghiale con il pelo molto lungo, ma solo nella parte anteriore del corpo. Questo fu il segnale cercato e lì i celti fondarono Medhe-lan, che in gallico significa “terra di mezzo” e la scrofa ne diventò il simbolo. Medhe-lan diventò, in latino, Medio-lanum che può avere, accanto al significato di “terra in mezzo alla pianura”, anche quello di “semi-lanuta”. La scrofa semilanuta fu il simbolo di Milano fino a che fu sostituita dal biscione dei Visconti nel Medioevo. Tuttavia, oggi si trova ancora raffigurata in alcuni punti della città: su uno dei capitelli del Palazzo della Regione, in piazza della Scala, sul gonfalone ufficiale ai piedi di Sant’Ambrogio, in uno stemma nel cortile interno di Palazzo Marino e in Piazza dei Mercanti su un bassorilievo.

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MARTINA PICCIONI

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Martina Piccioni
Milanese di adozione, di sangue viterbese, anzi valleranese. Nella vita faccio ben altro, ma scrivere è la mia passione, scrivo per me e per chi mi legge, scrivo perché giocare con le parole mi suscita stupore, leggo perché mi fa sentire parte di storie. Cerco il buono in tutto e spesso chi cerca trova.