Quando a Milano si andava allo ZOO

I miei ricordi d'infanzia...

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Se è vero che Milano può essere sempre stata considerata all’avanguardia e antesignana di mode e tendenze nel nostro paese e, per certi versi, anche in Europa, questo trova conferma in un passato non più recentissimo, di cui molti milanesi under 40 non hanno alcuna memoria. Ebbene sì, amici lettori. Anche Milano, come importanti metropoli mondiali, aveva il proprio zoo urbano.

Quando a Milano si andava allo ZOO

# Le animali star

Il giardino zoologico di Milano, sistemato in un’area dei Giardini di Porta Venezia che ben si addiceva a passeggiate di famiglie con bambini, era stato progettato poco prima dell’avvento del fascismo e realizzato nel 1923 e, come per buona parte delle attrazioni italiane, crebbe come numero di visitatori solo negli anni del boom economico del secondo dopoguerra.

Fra gli animali più celebri di cui si può avere memoria c’erano ad esempio l’elefante a cui spietati inservienti facevano indossare un paio di grossi occhialoni, costringendolo a fare esercizi che attiravano gli sguardi e gli applausi dei presenti. Oppure la giraffa che si abbassava per prendere le noccioline che erano poste sul palmo della mano (e che lei volentieri prendeva, nonostante i cartelli con il divieto di nutrire gli animali) per non parlare dello schiamazzo e dei salti che facevano le scimmie.

Assistere alla velocità con cui si prendevano tutto quello che gli porgevi, portandoselo rapidamente sul tronco di un albero per consumarselo, era uno spettacolo unico. Fra molti animali, quello che ha sempre fatto più tristezza era il leone, chiuso solitario in una modesta gabbia di ferro.

Credits: Altra Milano pinterest.com

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# Ricordi d’infanzia

I ricordi che ho dello zoo di Milano (nei Giardini poi ribattezzati e intitolati Indro Montanelli) risalgono alla fine degli anni ’80: come ogni bimbo dell’epoca sono aneddoti che non posso dimenticare, dato che da bambino non potevo certo riconoscere l’ingiustizia e la crudeltà del vedere animali in gabbia, lontani migliaia di chilometri dalle loro terre d’origine. Molti, poi, hanno fatto una fine ancor meno nobile. Ad esempio oggi Bombay, l’elefante con gli occhiali, è esposta imbalsamata al Museo di Storia Naturale in un diorama che la ritrae in un suo fittizio habitat. Bombay è morta nel febbraio del 1987, poco prima del definitivo smantellamento dello Zoo di Milano che, appunto, venne disinstallato  per reparti.  Sino alla completa chiusura risalente al 1992.

Credits: pexels.com

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# “Stai guardando l’animale più pericoloso al mondo”

Pian pianino, nel mondo, gli zoo urbani sono stati chiusi e, esattamente come i circhi di animali, stanno subendo la giusta stretta delle autorità e delle associazioni in difesa degli animali (almeno nei paesi più sviluppati) per evitare che questi siano drogati, maltrattati e cresciuti in cattività. Curioso è il caso di New York, dove lo zoo fu costruito nel cuore di Central Park nel lontano 1851 ed, eccezion fatta per un quinquennio a inizio anni ’80, è rimasto sempre aperto e lo è tuttora.

Ma ancor più significativo, in uno sporco (è proprio il caso di dirlo) tentativo di lavarsi la coscienza, alla fine di uno dei numerosi percorsi per conoscere specie animali in un altro zoo di New York (quello del Bronx, installato nel 1899 e anch’esso ancora aperto) c’era negli anni ’60 ancora una celebre iscrizione su marmo, poi rimossa, che aveva tutta l’aria di essere un avvertimento finale ai visitatori e che recitava minacciosamente: “Stai guardando l’animale più pericoloso al mondo. Solo lui tra tutti gli animali mai vissuti può sterminare (e lo ha fatto) intere specie. Adesso ha acquisito il potere di spazzare via tutta la vita sulla terra”. Nulla di strano, penserete voi. Se non fosse che, sopra tale iscrizione, non c’era alcuna gabbia o animale esposto. Bensì uno specchio gigante.

Credits: booking.com

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CARLO CHIODO

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Carlo Chiodo
Nasco a marzo del 1981. Milanese moderno, ostinato e sognatore, alla costante ricerca di una direzione eclettica di vita. Laurea in Lingue e Comunicazione, sono appassionato di storia contemporanea, amante del cinema e del surf da onda. Dopo il romanzo d'esordio (Testa Vado Croce Rimango, 2016) ho pubblicato con Giovane Holden edizioni una silloge di racconti (Diario di Bordo, 2020).