Nelle campagne toscane, a circa 30 km da Siena, sorge una vera e propria cattedrale nel deserto. Un luogo unico e raro, magico e spettacolare. Si tratta dell’Abbazia di San Galgano, una cattedrale a cielo aperto protagonista di molte leggende. Che trame nasconde questo luogo incantato?
La CATTEDRALE delle LEGGENDE: a cielo aperto e con la spada nella roccia
# Natura e architettura si incontrano nella splendida abbazia a cielo aperto
L’Abbazia di San Galgano è una vera perla nascosta in mezzo al verde della campagna toscana. L’aspetto diroccato e l’architettura gotica si fondono insieme, regalando a ciò che resta dell’edificio un aspetto suggestivo e magico.
Questo luogo incantato attira curiosi visitatori da tutto il mondo, anche se oggi dell’imponente complesso monastico restano solo le maestose mura, le lunghe navate e alcune stanze, come il refettorio.
Priva del tetto e delle finestre, l’Abbazia è un meraviglioso esempio di cattedrale a cielo aperto, dove natura e architettura si abbracciano in un’armonia da sogno. La connessione con la natura e con il cosmo si amplifica ulteriormente nelle visite notturne, specialmente d’estate, quando il cielo limpido e pieno di stelle fa da tetto alla cattedrale.
# Peste e carestie provocano l’abbandono dell’Abbazia
La costruzione dell’Abbazia di San Galgano risale al Duecento per mano dei monaci cistercensi. Questi, dopo averla abitata per circa un secolo, si videro progressivamente costretti ad abbandonarla, a causa delle epidemie di peste e delle carestie che afflissero la zona per diverso tempo.
La cattedrale cadde così in uno stato totale di abbandono, sembra addirittura che il tetto venne venduto per ricavarne del piombo. Ma oggi, è proprio l’assenza del tetto il valore aggiunto dell’abbazia, una caratteristica unica che l’ha resa particolarmente celebre, rendendola spesso location di concerti, spettacoli e produzioni cinematografiche.
# Tra re Artù e San Galgano: il ritrovamento di una spada nella roccia alimenta le leggende popolari
Nel corso del tempo la cattedrale si è arricchita di storie e leggende, alimentate per lo più dal ritrovamento di una spada incastonata in una roccia. L’immagine richiama immediatamente la storia di re Artù e dei suoi cavalieri, protagonisti di storie e romanzi medievali, ma la realtà è un po’ diversa.
Le leggende narrano che la spada sia stata conficcata nella pietra da San Galgano in segno di rinuncia alle armi e dell’inizio di una nuova vita spirituale e religiosa. Alcuni studi sembrano confermare questo racconto: analizzando infatti il materiale della spada sembra proprio che questa sia fatta di un metallo usato nel dodicesimo secolo per la costruzione delle armi.
Oggi è possibile ammirarla nell’Eremo di Montesiepi e richiama diversi turisti che spesso confondono la storia di re Artù con quella di San Galgano, tanto che qualche anno fa qualcuno provò addirittura ad estrarla. Come potete immaginare la spada non è magicamente uscita proclamando re lo sprovveduto visitatore, ma anzi si è rotta. Per questo, come si può leggere sul sito dell’eremo, “da allora una teca cerca di proteggere la spada dall’infinita umana stupidità”.
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CHIARA BARONE
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