Inside Magritte: la mostra METAFORA della nostra epoca

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In questi giorni alla Fabbrica del Vapore (della quale abbiamo raccontato qui), via Procaccini 11, è in corso una mostra un po’ particolare. A differenza di come siamo stati abituati negli ultimi… circa 200 anni, non ci sono quadri. Nessuna opera fisica realizzata materialmente dall’artista. Nessuna! Solo una serie di immagini multimediali liberamente tratte dai quadri di Magritte.
Segno dei tempi che cambiano direbbero molti, una mostra basata sul nulla, direbbero altri. Per lo più opinioni spontanee, ma comunque legittime, orientate in maggior parte dal gusto personalissimo. E’ interessante piuttosto provare a comprendere le motivazioni di tale evoluzione della curatela contemporanea coinvolgendo l’economia, la cultura, la tecnologia e la filosofia.

L’arte: dalla tecnica alla tecnologia

Con lo sviluppo negli ultimi decenni, le tecnologie multimediali si sono ritagliate un ruolo importante, oltre che nella creazione ed esposizione artistica, anche nella sua riproduzione. In particolare la tecnologia ha influenzato l’arte sia sul piano concettuale ed espressivo, nei suoi mezzi tradizionali (quali pittura, scultura, musica), sia quando ha accolto in sé il processo produttivo/divulgativo (basti pensare a tutti quei campi di nuova costituzione artistica che potremmo raggruppare sotto il termine “arte digitale”). Principalmente ciò è avvenuto per due motivi. Il primo è che l’arte, transitando per i dispositivi tecnologici, subisce un processo di ri-significazione. L’arte cioè, passando per quei mezzi tecnologici moderni, ne assume le caratteristiche peculiari diventando auto-referenziale, disaggregata, superficie, euforica e specializzante. Generando di conseguenza un nuovo campo di ricerca anche per l’arte “tradizionale”.

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L’immagine piatta

Il secondo motivo, che è intimamente connesso al primo, ha a che fare con le modalità di trasmissione possibili all’interno di questo nuovo ambito di significato creato dai dispositivi tecnologici, e di come esso interagisce con l’arte e la nostra percezione di essa. Essendo l’immagine il medium prediletto di produzione per e di ri-produzione di questi dispositivi, essa influenzerà direttamente la sensibilità del pubblico. Grazie alla velocità che le è stata conferita dai dispositivi tecnici, l’immagine ha subito una crisi di referenze etiche ed estetiche, dandosi pertanto per quello che è, superficie e superficiale, senza poter rimandare a talun contesto, né spaziale né temporale. Piatta! Privata di una contestualizzazione che le conferiva anche significato, si esprime in termini di pura euforia, retoricizzata e mediatizzata. Questo porta a cercare di intercettare il senso dell’opera solo nell’attimo presente della fruizione mediante la trasmissione di piacere, spostando cioè il focus dal sentimento alla sensazione. Jeff Koons, uno degli artisti contemporanei più famosi, ha esplicitamente ammesso che cerca «di fare lavori che facciano sentire le persone bene con sé stesse».

L’evasione ludica dalla realtà

È in questo contesto che la curatela contemporanea ha assorbito la tecnologia – e la mostra Inside Magritte ne è un esempio perfetto. Prendendo un soggetto di grande rilevanza mediatica come Magritte, sottoponendo i suoi quadri più famosi ad un processo di digitalizzazione e di rielaborazione creativa, e quindi di transito attraverso il mezzo tecnologico, il risultato che si ottiene è perfettamente coerente con la società dei consumi. Andando a visitare la mostra non aspettatevi di uscirne arricchiti dal punto di vista intellettuale, essa si pone più o meno sullo stesso piano dell’ultimo film degli Avengers: puro intrattenimento, euforico ed effimero, una mezz’oretta di evasione ludica dalla realtà.

Arte a costo zero

C’è però un altro aspetto molto interessante da prendere in considerazione. Analizzando il fenomeno dal punto di vista economico, tale modo di intendere le mostre possiede al suo interno peculiarità molto differenti da quelle dell’economia classica. Per le caratteristiche digitali dell’opera creativa presentata in questa mostra (mi riferisco ai file che transitano sugli schemi LCD o proiettati sulle pareti), la sua riproposizione può avvenire praticamente a costo zero. Tale caratteristica, detta da vari economisti “costo marginale 0”, spiegata molto banalmente è la possibilità che tutti i giorni ognuno di noi sperimenta copiando e incollando un file sui nostri computer senza apparente fatica, quindi a costo zero.

Proprietà vs condivisione: la grande sfida tra gerarchia e rete

Questa caratteristica del mondo digitale sta già trasformando la società in cui viviamo: dall’industria editoriale a quella musicale, dai diritti d’autore (e quindi al concetto di proprietà privata) ai paradigmi del capitalismo stesso. La distruzione della proprietà privata operata dalla possibilità di produrre un file nuovo senza sforzo, e il conseguente sviluppo di un’economia di condivisione, la cosiddetta sharing economy, sta modificando profondamente le basi su cui si fondano i principi di potere della nostra società. Secondo Paul Mason, emerito economista e autore di “Post-capitalismo, una guida al nostro futuro”, la società capitalista è giunta ad un bivio, al momento di una scelta: è in atto una battaglia tra gerarchia e rete, chi vincerà definirà il mondo in cui vivremo per i prossimi decenni.

FEDERICO POZZOLI

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Federico Pozzoli
Ritto sulla cima del mondo, scaglio, una volta ancora, la mia sfida alle stelle.