Le CASE–BOTTEGA milanesi: lo SMART WORKING di una volta

Ne parliamo come se fosse una novità della tecnologia, ma lavorare da casa era del tutto normale al tempo dei nostri nonni e bisnonni, quando casa e bottega stavano insieme

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A Milano ci sono ancora tante case-botteghe, che resistono come negozi e
laboratori artigiani da generazioni, quando nacquero all’interno di palazzi storici
che è ancora bellissimo poter visitare con la scusa di andare a comprare un paio di
occhiali, una cintura, un bijoux, un cappello… andiamo alla scoperta delle più
belle, ancora attive.

Le CASE – BOTTEGA milanesi: lo SMART WORKING di una volta

#1 RE OTTAVIO, IL PARADISO DEI BOTTONI – via Bagutta, 1 (mappa)

smart workingSe Collodi avesse ambientato Pinocchio a Milano, probabilmente avrebbe scelto la
bottega Ottavio Re come Paese dei Balocchi: qui, nel cuore del Quadrilatero della
Moda, le signore di ogni età possono trovare tutto quello che desiderano per
essere più eleganti. Bottoni, cinture, bijoux d’epoca e moderni, tutto realizzato a
mano nel laboratorio che occupa quella che un tempo era l’abitazione, sul retro del
negozio, al primo piano di un palazzo antico. La casa-bottega di Sergio Coletto va
cercata, non ci si può capitare per caso, ma è un’eccellenza assoluta nel settore.

 

#2 ORNELLA BIJOUX, IL TEMPIO DEL GIOIELLO – via Monte
Cervino, 4 (mappa)

smart workingUn luogo speciale, con credenze e cassetti pieni di creazioni che raccontano
cent’anni di storia della Moda e del Costume. Maria Vittoria Albani è stata un’icona
della bigiotteria artigianale e della Haute Couture, famosa nel mondo e
instancabile fino all’ultimo respiro, che l’ha raggiunta ormai molto anziana il 25
aprile scorso. “Ha lavorato fino all’ultimo giorno, questo laboratorio era la sua
ragione di vita e l’ha tenuta in forze fino alla fine. Dormiva e lavorava senza sosta,
sognando sempre nuovi gioielli”. Questo il ricordo pieno di passione e gratitudine
di Simona Scala, sua figlia, che ha ereditato l’appartamento – laboratorio – museo
– tempio d’arte, aperto al pubblico e ai collezionisti.

 

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#3 PARIDE PARRUCCHE, IL REGNO DEL CAPELLO – Via San
Prospero, 4 (mappa)

smart workingMargherita Improta da dieci anni ha rilevato una casa bottega che affaccia su
Piazzale Cordusio da quasi un secolo. Paride Barbieri si è formato a Parigi nell’arte del postiche, prima di aprire nel 1937 a Milano, in casa propria, come all’epoca usava fare, il suo laboratorio di parrucche, al terzo piano di un lussuoso palazzo di via San Prospero. Negli anni l’attività continua senza sosta, e sua figlia Vittoria
forma una squadra di valide allieve. Oggi nel laboratorio ci sono cinque donne, che
si avvicendano nelle varie fasi di realizzazione dei capi. Racconta Margherita con
particolare soddisfazione che tutte le sue collaboratrici hanno deciso, in questo
difficile periodo, di portarsi ciascuna il lavoro a casa per non interrompere l’attività
del laboratorio, pur nel rispetto dell’ordinanza vigente.

 

#4 GIUSY BRESCIANI, L’ATELIER DEL CAPPELLO – Via
Bernardino Zenale, 15 (mappa)

smart workingIn un ambiente creativo racchiuso nelle quinte scenografiche decorate in legno e
vetro da Enrico Job, esiste uno scrigno di bellezza che conserva materiali dal
grande valore storico, memoria e testimonianza di una conoscenza che con il
tempo va scomparendo. Giusy inizia appena diciottenne il suo percorso artigianale,
ereditando l’atelier di mamma e papà. La mamma faceva “fiori e piume” in
un’epoca in cui la modisteria era divisa tra il cappello di feltro da indossare tutti i
giorni e il cappello da cerimonia per le occasioni speciali. “Mi piace che il cappello
oggi non sia più lo status symbol che era cinquant’anni fa, ma che le ragazze se lo
mettano per divertirsi, trasformarsi e giocare”. C’è un particolare reparto
dell’atelier che si chiama “stupendezze non in vendita”: “Mi sembrerebbe di buttar
via i miei ricordi” afferma Giusy con un sorriso pieno di speranza rivolto al futuro.

 

#5 FOTO VENETA OTTICA, IL MUSEO DELL’OCCHIALE – via
Torino, 57 (mappa)

smart workingNegozio e casa insieme fin da quando il nonno dell’attuale gestore, Gabriele
Bisello, ha aperto nel 1931 al primo piano di un palazzo storico di via Torino. Per
gli appassionati è “il piccolo museo dell’occhiale”: scaffali in legno, un pavimento
meraviglioso e dentro le vetrine una quantità incredibile di cimeli storici dal valore
inestimabile. L’occhiale più antico risale al Seicento, ma si trovano pezzi del
Settecento, dell’Ottocento – c’è addirittura la famosa montatura di Cavour! -, di
ogni singolo decennio del Novecento, fino ai magnifici anni Sessanta in cui il
design ha moltiplicato i modelli delle montature e si è sviluppata la ricerca sui
materiali. Qui vengono i giovani stilisti a cercare nel passato l’ispirazione per i
modelli del futuro e molti attori in cerca del dettaglio ideale per i loro personaggi
storici!

 

ALBERTO OLIVA

 

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Alberto Oliva
Dopo la laurea in Scienze dei Beni culturali, si diploma in regia alla Scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi nel 2009. Nel 2012 vince il Premio Internazionale Luigi Pirandello come migliore regista emergente. È giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Collabora con QN Quotidiano Nazionale dal giugno 2013, curando la rubrica Anime Nascoste che esce tutte le domeniche sulle pagine de Il Giorno ed è autore della pagina settimanale dedicata alle Botteghe Storiche di Milano. Ha realizzato due edizioni della guida Scoprire Milano uscita in allegato con Il Giorno nel giugno 2014 e nel giugno 2016. Ha realizzato con il contributo del Comune di Milano due edizioni della guida alle Botteghe Storiche di Milano uscita in allegato con Il Giorno nel giugno 2017 e nel giugno 2019. Ha pubblicato il libro L’odore del legno e la fatica dei passi / Resto in Italia e faccio teatro con Atì editore nel dicembre 2013 che racconta la sua testimonianza di trentenne che lavora nell’ambito culturale in Italia. Con l’attore Mino Manni fonda l’Associazione I Demoni, con cui realizza il Progetto Dostoevskij che comprende Notti bianche, La confessione, Ivan e il Diavolo, Il giocatore, cui si aggiunge Delitto e castigo (2017) prodotto dal Teatro Franco Parenti e la nuova produzione L’Idiota (2019/2020). Collabora con L’associazione Vivaio dal 2015 e con Milano Città Stato dalla nascita del progetto.