Il VANTAGGIO delle Smart City rispetto a Milano? “Sono autonome e possono legiferare” (Assessore Cocco)

In un confronto con Barcellona e Toronto Milano lamenta un limite strutturale che sta diventando decisivo

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Confronto Toronto-Barcellona

Il limite di Milano? A differenza delle migliori smart city non ha autonomia: “il loro vantaggio è che sono a statuto indipendente e possono legiferare”. Queste le parole dell’assessore Roberta Cocco in un articolo pubblicato dal Corriere sul presente e sul futuro delle città. Si parla di innovazione con la tecnologia al servizio dei cittadini e quindi città intelligenti che sfruttino tutte le innovazioni disponibili quali 5G, videocamere con riconoscimento facciale, utilizzo di BIG Data nel rispetto della privacy di tutti coloro che sono interessati. Ma purtroppo Milano pare avere un limite strutturale rispetto alle altre città del mondo.

Leggi l’articolo. Smart City: Barcellona e Milano a confronto

Gli esempi di Barcellona e Toronto

Barcellona e Toronto possono essere considerate le due smart city che più di tutte stanno imprimendo un’accelerazione maggiore nello sviluppo di progetti di innovazione urbana con il supporto delle tecnologie del momento.

Toronto, con il supporto del colosso americano Alphabet-Google, in alcuni quartieri situati a ridosso del lungomare immagina un costante monitoraggio delle abitudini e dei movimenti dei cittadini, facendo seguire un’elaborazione in real time dei dati per semplificare e ottimizzare la vita  e i servizi. Inoltre reti 5G, bike sharing, alloggi economici, riduzione inquinamento etc… con la previsione di 44.000 posti di lavoro, investimenti milionari e ricadute enormi sul PIL nell’ordine di 14 miliardi.

Barcellona invece, per voce di Francesca Bria, chief tecnology e digital innovation officer, ribalta l’approccio: non parte dalla tecnologia, ma dalle persone. Per questo ha realizzato una piattaforma open source (Decidim) che consente un percorso ibrido di partecipazione digitale e sui territori: il risultato è stato che il 70% delle proposte del piano di governo cittadino è arrivato dai cittadini, sui temi della mobilità sostenibile, diritto alla casa e politiche culturali che sono stati approcciati con le tecnologie esistenti.

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E Milano cosa sta facendo?

Milano si muove, ma a rilento. La città è inserita nella coalizione delle città per i diritti digitali insieme a Barcellona, ma a differenza di tutte le altre smart city che competono a livello globale ha un grosso limite, ed è Roberta Cocco, assessore alla Trasformazione Digitale e Servizi Civici di Milano, che lo evidenzia: “il loro vantaggio è che sono a statuto indipendente e possono legiferare”.

Milano ha un grosso limite ed è Roberta Cocco, assessore alla Trasformazione Digitale e Servizi Civici di Milano, che lo evidenzia: “il loro vantaggio è che sono a statuto indipendente e possono legiferare”

Pertanto quello su cui l’amministrazione milanese ha potuto lavorare è stato solo quello di fornire servizi digitali sempre più ampi ai cittadini nel pieno rispetto della privacy, come l’accesso al fascicolo digitale oppure la possibilità di ricevere tramite email, previo consenso, la tassa sui rifiuti e le informazioni su come pagarla.

La mancanza di un’autonomia per sperimentare nuove normative e leggi da applicare ad un contesto urbano, quello delle città, che è differente da quello di una regione o addirittura di una nazione si trasforma in un ostacolo allo sviluppo di nuove politiche capaci di rispondere efficacemente e rapidamente ai bisogni dei cittadini e di un’intera comunità e in questo caso a far fronte alle sfide digitali e dell’innovazione tecnologica che si svolgono in un contesto globale e a ritmi vertiginosi.

La soluzione c’è e si chiama Milano Città Stato

Ormai l’esigenza di poter gestire autonomamente una città, così come già succede nelle altre metropoli mondiali, poter legiferare, gestire e investire le risorse prodotte sul territorio cittadino è impellente a tal punto che anche gli stessi amministratori, inizialmente più timidi al riguardo, come appunto l’assessore Cocco e prima ancora il Sindaco Sala stanno sempre più sottolineando la difficoltà a governare in queste condizioni.

Un’esigenza che si fa sempre più pressante anche alla luce di quanto abbiamo visto in questi giorni, nei quali anche il governo nascente prosegue nella spinta centralista e nell’assistenzialismo verso gli enti in difficoltà, Roma su tutti, e non prevede di lasciare spazi di autonomia e libertà maggiori a chi lo meriterebbe, come Milano.

La soluzione è solo una: Milano Città Stato, possibile attraverso l’indizione di un referendum per trasformare Milano in Città Regione ovvero quanto più di simile esista rispetto alla forma di governo delle altre città stato del mondo e soprattutto perché questa è la strada prevista dalla Costituzione Italiana per enti che superino il milione di abitanti.

Perchè Milano non può permettersi handicap nella sfida globale. 

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.