🔴 Una ricerca DANESE: “La pandemia in Svezia potrebbe essere terminata”. Effetti simili anche per la Lombardia?

Una ricerca danese realizzata da una delle istituzioni più importanti del Paese cerca di spiegare il crollo di contagi in Svezia nelle ultime settimane. Per raggiungere l'immunità basterebbe una soglia minima di appena il 20% di persone infette. Una soglia che spiegherebbe anche il basso tasso di contagi e di positività registrato in Lombardia nelle ultime settimane

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Stoccolma (stockholm_insta)

Uno dei più importanti ricercatori di epidemiologia della Danimarca ha affermato che la pandemia di coronavirus in Svezia “potrebbe essere terminata” grazie al fatto che si è lasciato circolare il virus in modo da fare raggiungere una “forte immunità”, anche se il Paese rimane lontano dalla classica soglia del 60%. Vediamo i risultati della ricerca e quali conseguenze potrebbe avere per la nostra regione. 

🔴Una ricerca DANESE: “La pandemia in Svezia potrebbe essere terminata”. Effetti simili anche per la Lombardia?

Pubblichiamo traduzione articolo di “The Local” – Sweden’s coronavirus pandemic ‘may be finished’: Danish researcher

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# Sneppen, professore all’Niels Bohr Institute di Copenhagen “Ci sono indicazioni che gli svedesi abbiano acquisito un elemento di immunità alla malattia”

Ci sono indicazioni che gli svedesi abbiano acquisito un elemento di immunità alla malattia, che, insieme a tutto ciò che stanno facendo per prevenire la diffusione dell’infezione, è sufficiente per contenere la malattia“, lo ha riferito Kim Sneppen, professore di biocomplessità presso il Niels Bohr Institute di Copenhagen, al quotidiano Politiken.

Secondo i dati raccolti da OurWorldinData, la Svezia venerdì 18 settembre aveva registrato una media giornaliera di 23 casi per milione di persone nei sette giorni precedenti, rispetto ai 61 casi in Danimarca e 20 in Norvegia. Sneppen ha riconosciuto, tuttavia, che il Paese aveva registrato un tasso di mortalità molto più alto in aprile, maggio e giugno rispetto a quello registrato in Danimarca. Questo è quello che hanno pagato. Dal lato positivo, ora potrebbero aver finito con l’epidemia. Sneppen, insieme a Lone Simonsen dell’Università di Roskilde, ha sviluppato un modello per spiegare la traiettoria della pandemia in Svezia e Danimarca, sottolineando l’importanza dei “superdiffusori”, una minoranza nella popolazione che ha diffuso il virus in modo sproporzionato.

# “Anche solo il 20% di persone immuni può di fatto arrestare la circolazione al virus”

Uno studio pubblicato da Tom Britton presso l’Università di Stoccolma ad agosto ha stimato che se si presume che i membri più socievoli e attivi della società siano i primi a essere infettati, la soglia per la piena immunità di gregge potrebbe scendere fino al 43% della popolazione, sotto al 60-70% che è la soglia classica in epidemiologia.

Solo il 20 per cento dell’immunità fa una grande differenza, perché coloro che sono stati infettati all’inizio dell’epidemia erano i più suscettibili al coronavirus e i più socialmente attivi“, ha detto Britton a Politiken.

# I danesi: “Si può sostenere che gli svedesi abbiano scelto la soluzione giusta”

Martedì, in una conferenza stampa, l’epidemiologo di stato danese Kåre Mølbak ha avvertito che la Danimarca era ancora nella “prima ondata di infezione” perché l’onda in primavera non ha avuto il tempo di “svilupparsi completamente perché ci siamo chiusi in casa”. Søren Riis Paludan, professore di biomedicina presso l’Università di Aarhus, ha affermato che sempre più prove suggeriscono che l’Agenzia per la sanità pubblica svedese potrebbe aver avuto ragione nella scelta di perseguire una strategia che consentisse uno sviluppo controllato dell’immunità. “Si può sostenere che (gli svedesi) abbiano scelto la soluzione giusta, ma all’inizio erano scarsamente preparati per la strategia e non potevano proteggere i loro vulnerabili“, ha detto.

Ma altri hanno detto che c’era ancora il rischio di ulteriori focolai in Svezia. “Non credo che si possa già escludere che anche la Svezia avrà una fiammata come quella in Danimarca“, ha detto al quotidiano Allan Randrup Thomsen, professore di virologia all’Università di Aarhus.

Fonte articolo: The Local

# La Lombardia forse l’area con più diffusione del virus in Europa. Anche qui si potrebbe essere raggiunta la soglia minima del 20% di immunità tale da fare esaurire gli effetti alla pandemia 

Ci sono numerosi elementi che hanno certificato la presenza del virus a Milano già a Dicembre dello scorso anno e visti i collegamenti assidui tra l’area metropolitana e il resto della regione è quasi certo che il virus abbia girato indisturbato per mesi in tutta la Lombardia. Il numero dei contagi, con ultima rilevazione a circa 105.000 persone, senza contare tutti gli asintomatici che sfuggono ai tamponi e test sono un ulteriore dato a conferma che la regione possa essere l’area dove il Covid si sia diffuso di più che altrove in Europa. A questo va aggiunta l’indagine sierologica voluta dal governo italiano che ha dato come esito che i positivi sarebbero almeno 6 volte maggiori rispetto a quelli rilevati.

Se prendiamo quindi lo studio dell’Università di Stoccolma, pubblicato dal dottor Tom Britton, che stima una soglia per l’immunità di gregge più bassa di quella classica, fino al 43%, è ragionevole supporre che anche in Lombardia si possa essere non lontani da questa percentuale. Anche i milanesi e lombardi potrebbero avere raggiunto l’immunità e sarebbe una conferma anche dei dati sulla gravità dei nuovi positivi e dei ricoveri, che rispetto alle altre regioni d’Italia, sono limitati e non destano alcuna preoccupazione. Inoltre secondo l’ipotesi della ricerca danese, i “superdiffusori” iniziali avrebbe diffuso in maniera sproporzionata il virus che avrebbe causato l’impennata di decessi, così come lo Stato scandinavo il Covid potrebbe avere esaurito la sua forza anche in Lombardia, essendosi “sfogato” nella fase iniziale quando ancora non era sotto controllo.

Dati che potrebbero trovare una corrispondenza con ciò che sta avvenendo in Lombardia adesso. La regione che era stata la più colpita nelle fasi iniziali dell’emergenza, e che secondo le ricerche aveva già avuto una grande circolazione del virus prima di fine febbraio, da settimane risulta in Italia il tasso più basso di crescita dei contagi (ormai attorno allo 0,1%, mentre le regioni più colpite sono sopra il 2%) e di positività (sotto all’1%) e tra i più bassi d’Europa. 

Se i risultati delle ricerche danesi e svedesi fossero esatti la Lombardia sarebbe forse la prima area d’Europa insieme alla Svezia a essere uscita dalla pandemia per aver esaurito la massa critica necessaria per la circolazione del virus. 

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