Il “TRENO della MORTE” che attraversa PANORAMI da SOGNO

Questi 415 km di strada ferrata, non nascondono solo panorami spettacolari, ma anche un passato terrificante…

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credits: IG@francybo

Questi 415 km di strada ferrata, non nascondono solo panorami spettacolari, ma anche un passato terrificante

Il “TRENO della MORTE” che attraversa PANORAMI da SOGNO

# Sembra una semplice ferrovia, ma i suoi binari nascondono una tragedia

credits: IG@gior.gina_

Ferrovia della Birmania, Burma Railway o Ferrovia Siam-Birmania. Sono molti i nomi associati a questa strada ferrata, ma uno più di tutti è impresso nella mente delle persone: il “treno della morte”.

Per ripercorrere i passi di questi vagoni, bisogna tornare indietro di quasi 80 anni. Erano i primi anni ’40 del secolo scorso quando l’impero giapponese iniziò l’ambizioso progetto. Oggi questa ferrovia non esiste più, o per lo meno è molto diversa da quella di una volta, ma fra i suoi binari si può ancora percepire la sua tragica storia.

# Più di 300mila uomini per costruirla

credits: www.warfare.it

La Ferrovia venne costruita con uno scopo principale: favorire il rifornimento di truppe e armi durante la Seconda Guerra Mondiale. Originariamente, il tragitto era lungo circa 420 km e collegava Ban Pong (Thailandia) con Thanbyuzayat (Birmania) e da entrambi i fronti incrociata altre preesistenti ferrovie che permettevano di raggiungere Bangkok da una parte e Rangoon dall’altra.

Un piano complesso che per essere portato a termine necessitava di una manodopera a dir poco cospicua. Nella costruzione, come previsto, vennero impiegati moltissimi uomini: secondo il governo australiano, furono circa 330mila persone a trovare lavoro in questo progetto, tra cui 61mila prigionieri di guerra alleati.

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Eppure, nonostante la grande forza lavoro, il progetto andava a rilento. Gli operai non erano sufficienti per portare a termine rapidamente l’opera e ben presto venne trovata una soluzione.

# Treno della morte ancor prima di iniziare la sua corsa: quasi 100mila persone persero la vita

credits: IG@sellygherardi

Il governo decise di affiancare ai militari oltre 250mila civili asiatici, costretti ai lavori forzati. I giapponesi a guardia del cantiere trattarono i lavoratori in maniera terribile, fornendo loro cibo e assistenza medica del tutto inadeguati e obbligandoli a turni estenuanti.

Le stime sui decessi sono terrificanti: circa 90mila civili e più di 16mila prigionieri di guerra persero la vita durante i lavori, molti dei quali morirono per colera, dissenteria, malaria o semplicemente per fame.

È così che la Ferrovia della Birmania si trasformò ben presto nel treno della morte. Seppur dopo la fine della guerra gran parte della linea cadde in disuso, alcuni dei suoi binari sono arrivati fino ai giorni nostri e per i più temerari un tratto è ancora visitabile.

# Protagonista anche di un film, il treno attraversa paesaggi surreali

credits: IG@pyto74

Per omaggiare tutti i lavoratori che vi persero la vita, venne restaurato un lungo tratto che oggi è diventato una meta per molti turisti curiosi, non solo per la storia tormentata, ma anche per poter vedere con i propri occhi i paesaggi spettacolari che corrono lungo i binari.  

Ora il capolinea a Nam Tok, ma ci sono anche altri tratti successivi a questa stazione che sono stati rimessi in sesto. Il percorso segue il fiume Kwai e una delle sue attrazioni più suggestive è proprio il ponte che attraversa il corso d’acqua. Reso celebre dall’omonimo film diretto da David Lean, che racconta la storia di questi territori, il Ponte sul fiume Kwai venne pesantemente danneggiato dai bombardamenti durante la guerra chiuse definitivamente nel 2014 sostituito da uno nuovo.

Salire sul treno è un’esperienza da provare. Oggi si viaggia unicamente in terza classe, passando in mezzo al verde di quella Thailandia lontana dalle solite rotte turistiche. Corsi d’acqua, cascate e dirupi ai lati, il percorso del treno della morte offre uno scenario quasi paranormale e della seria “un nome, una garanzia” non poteva mancare il Passo dell’Inferno.

# Un breve pit stop all’inferno

credits: IG@pyto74

D’altronde per un treno della morte non poteva saltare la tappa agli inferi. Questo tratto ferroviario si inerpica sui Monti del Tenasserim e venne chiamato così perché è uno dei punti in cui morirono più uomini durante la sua realizzazione.

Purtroppo, l’attuale ferrovia non arriva all’affascinante Passo dell’Inferno, tuttavia questo importante patrimonio storico ha ritrovato il suo valore grazie alla realizzazione dell’Hellfire Pass Memorial Museum. Oggi il tratto ferroviario è diventante di fatto un sito commemorativo, collegato mediante un percorso pedonale ad un museo che espone oggetti, foto e filmati dell’epoca, e che ripercorrono la tragica storia della Ferrovia della Morte.

Che dire, visti i paesaggi mozzafiato (letteralmente) fare un giro su questo treno vale sicuramente la pena, magari però aspettiamo che aggiungano la destinazione “paradiso”.

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SARA FERRI

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Sara Ferri
Laureanda in scienze psicosociali della comunicazione all’università Milano-Bicocca. Nutro da sempre un forte interesse per la psicologia, la filosofia e tutto ciò che riguarda la società. Sento il bisogno costante di comunicare, di scoprire nuove realtà e sono alla continua ricerca della bellezza collaterale. Per questo cerco di sperimentare ogni forma di espressione artistica, suono il basso in una band e amo viaggiare. Credo nella continua evoluzione e nel cambiamento e spero un giorno di poter contribuire a migliorare la vita delle persone anche attraverso la scrittura.