Il 1º novembre 1964 Milano inaugurava la sua prima linea metropolitana: un’infrastruttura attesa da anni e destinata a segnare l’inizio di una nuova fase per la mobilità urbana. Al debutto c’erano molte caratteristiche che agli occhi di adesso la rendono curiosa, quasi bizzarra.
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La «metro mignon» di Milano
# La «metro mignon»: i primi treni avevano solo due carrozze

Quando la M1 aprì nel 1964, i milanesi si trovarono davanti a una metro… in miniatura. I treni? Solo due carrozze. Le prime serie furono costruite tra il 1962 e il 1963 dalla Breda Costruzioni Ferroviarie e dalla OM. Fino al 1968 circolavano composizioni ridotte, con soli due o quattro vagoni, composte solo da motrici. A partire da quell’anno, con l’introduzione delle rimorchiate, si formarono unità di trazione più complete da tre elementi (M+R+M) e infine grazie all’arrivo delle carrozze Msc e alla riorganizzazione delle composizioni, si arrivò ai treni da sei vagoni oggi familiari ai milanesi.

Le banchine, inizialmente lunghe 100 metri, vennero poi allungate per permettere la circolazione di convogli più lunghi, resi possibili anche dall’introduzione dell’arresto elettronico a “punto meta”. Il look era caratterizzato da livrea bianca con fasce rosse, sedili disposti in vis-à-vis separati da lastre di vetro, come nei salottini dei vecchi treni.
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# Un tracciato di 12 km e 21 stazioni, superando di un soffio la prima metropolitana italiana
La metropolitana di Milano non fu la prima in Italia. Quel primato toccò a Roma con la linea B, inaugurata nel 1955 tra Termini e Laurentina, lunga 11,3 chilometri e con 12 stazioni. Ma Milano non ci stava a restare indietro e quando nel 1964 aprì la sua M1, lo fece superando la Capitale per lunghezza e numero di fermate: 12 km e ben 21 stazioni, da Sesto Marelli a Lotto. L’inaugurazione fu in grande stile, con la prima corsa partita alle ore 10:41 del primo novembre. Alla cerimonia presenziarono quattro ministri e fu il sindaco Pietro Bucalossi a tagliare il nastro con un discorso alla stazione Lotto.
# Il biglietto costava 100 lire ma non valeva su tram, bus e filobus

Altro che biglietto integrato, altro che app e QR code. Nel 1964 si saliva in metro con un biglietto di cartoncino rigido di colore bianco, prezzo fisso: 100 lire. Non importava dove andavi, il prezzo era lo stesso per una singola corsa, ma non valeva su tram, autobus o filobus. Era dotato di una speciale stampa metallizzata su un’estremità e veniva obliterato da un’apparecchiatura magneto-sensibile. Niente timbratrici rumorose. Era un piccolo oggetto tecnico per un viaggio che allora sembrava quasi fantascientifico.
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FABIO MARCOMIN
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