Milano, la maxi vendita di «Villa Ci», gioiello di Gio Ponti e Magistretti: l’affare da 50 milioni

La dimora progettata da Ponti e Magistretti ha cambiato proprietà: inizia la nuova vita di un’icona nascosta di Milano

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dethorealestate IG - Villa Ci
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Un capolavoro poco conosciuto dell’architettura milanese cambia padrone. L’ultima eredità del riservatissimo Corrado Minucci si trasforma in una delle operazioni immobiliari più affascinanti di Milano.

Milano, la maxi vendita di «Villa Ci», gioiello di Gio Ponti e Magistretti: l’affare da 50 milioni

# Uno dei capolavori meno noti dell’architettura milanese

Maps – Villa Ci

In pieno centro a Milano, nascosta tra cortili, silenzi e giardini, si erge Villa Ci, uno dei capolavori meno noti dell’architettura milanese. Costruita nel 1939 dal commendator Francesco Plodari, imprenditore e storico presidente del Novara calcio, fu affidata agli amici architetti Gio Ponti e Pier Giulio Magistretti. Non solo le forme: ogni dettaglio, dalle scale ai lampadari, dalle maniglie alle porte, porta la loro firma. L’indirizzo è via Marco De Marchi, una traversa discreta alle spalle della Questura, a pochi passi da Brera. A lungo l’edificio è rimasto fuori mercato, quasi invisibile, custodito gelosamente da Corrado Minucci, ingegnere, giornalista ed erede per via matrimoniale della famiglia Plodari. Per oltre dieci anni Minucci visse praticamente solo nel palazzo, circondato dalle sue piante rare e da qualche anatra esotica. Accoglieva personalmente i curiosi acquirenti, tra cui sceicchi, imprenditori, nomi della moda, ma respingeva ogni offerta con la stessa battuta: «Non fa per lei». E così è stato, fino alla sua morte nel 2023.

# Una vendita da 50 milioni: previsto restauro conservativo per rimetterla sul mercato

dethorealestate IG – Villa Ci

Dopo la scomparsa di Minucci si è aperta una complessa operazione immobiliare, tra contenziosi ereditari, vincoli emotivi e trattative con acquirenti selezionatissimi. A spuntarla è stata la famiglia Nassimiha, attiva nel commercio dei diamanti e storica rappresentante della comunità ebraica persiana di Milano. I primi contatti con Minucci risalivano già al 2016, ma solo ad aprile 2025 l’affare è stato siglato: cifra stimata, 50 milioni di euro. Un investimento che non riguarda solo il valore immobiliare ma anche il valore culturale. Villa Ci, infatti, è priva di vincoli della Soprintendenza, nonostante sia una delle poche opere ancora intatte firmate a quattro mani da Ponti e Magistretti. L’avvocata Barbara de Muro, dello studio Lca, ha parlato di un «gioiello nascosto e inespresso». La nuova proprietà assicura: l’obiettivo è un restauro conservativo, senza stravolgimenti, per valorizzare l’identità formale originaria. Il palazzo è destinato a tornare vivo, ma non a perdere la sua anima.

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# Un ecosistema naturale in pieno centro

Villa Ci non è solo un palazzo: è un ecosistema in pieno centro. Nei suoi cortili interni, Corrado Minucci aveva creato un giardino che sembrava un orto botanico. Cedri, limoni, pompelmi, magnolie, arance amare: tra questi alberi nidificavano specie rare di uccelli, incluse anatre corritrici indiane e caroline. Tanto che alcuni turisti la inserivano nei tour non ufficiali della città. Dietro al cancello, c’era sempre qualcuno a scattare foto. A prendersene cura era Marissa, la storica tuttofare del palazzo e oggi unica superstite del vecchio mondo di Minucci. «Le piante vanno curate», continua a ripetere, restando sul posto anche ora, in transizione. Il palazzo, che per decenni ha avuto una vita segreta, sta per aprirsi. Ma dietro la sua facciata in mattoni, tra gli archi e i terrazzi discreti, resta la sensazione di un luogo fuori dal tempo, dove l’architettura è solo una parte di una storia più grande. E che ora ha passato il testimone.

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Fonti: Corriere Milano, Milano Finanza

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FABIO MARCOMIN


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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

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