L’IA non è artificiale: è intelligenza umana

Di artificiale non c'è nulla. Se non il modo in cui viene rappresentata. Se si capisce questo, si capisce la grande occasione storica per la dimensione più elevata di essere umani

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Con l’avvento di ChatGPT, DeepSeeck e altri programmi dell’Intelligenza Artificiale, si è risvegliata l’atavica paura del progresso e delle macchine, pensando che un eccessivo sviluppo di quest’ultime possano sostituire l’uomo sia intellettualmente che fisicamente. Tutta la questione nasce in realtà da una grande bugia: l’Intelligenza Artificiale è intelligenza umana. Elevata all’ennesima potenza.

# La paura del progresso

Una costante di fronte al progresso tecnologico e sociale durante tutta la storia dell’umanità è la paura. Questa reazione ha a che fare con il timore del cambiamento. Abituati a tenere il controllo su questioni della vita di tutti i giorni, di fronte all’innovazione l’essere umano vede qualcosa di sconosciuto, l’ignoto che sfugge al proprio controllo. In sintesi: si teme di mettere il naso al di fuori della zona di comfort. Questo vale anche per l’Intelligenza Artificiale, che incute timore a molti. Anche perché sta venendo rappresentata in modo molto artificiale. Ai limite del fake. Perché la vera domanda è: essa rappresenta davvero qualcosa di ignoto e sconosciuto all’uomo?

# In realtà l’IA è intelligenza umana alla massima potenza

Nell’IA intravediamo un’intelligenza superiore, e quindi potenzialmente pericolosa. Si parla di intelligenza artificiale per sottolinearne sia l’eccezionalità da parte dei creatori, sia come alternativa a quella umana. Ma in realtà cerchiamo di capire di che cosa sia fatta? Altro non è che intelligenza umana dotata di una rapidissima capacità di calcolo e di un archivio di memorie praticamente illimitato. Ciò che è straordinario nella IA è proprio la sua capacità di disporre di tutto lo scibile del sapere e della conoscenza umana che è stato reso pubblico. Non crea nulla di nuovo, ma trova e assembla materiale 100% umano.  Leggendola in questo senso, la si potrebbe addirittura confrontare ad altre cose di uso quotidiano e a cui l’uomo si è già abituato da tempo. Si pensi, ad esempio, alla calcolatrice: essa non è forse capace di una velocità di calcolo infinitamente superiore a quella umana, seppur progettata da uomini? L’idea che l’IA possa essere capace di un pensiero creatore è pura illusione. Anche perché non solo usa e assembla prodotti dell’intelligenza umana: è essa stessa frutto della programmazione umana. Di artificiale, in sintesi, non c’è nulla. Se non il modo in cui viene rappresentata. Detto questo, proprio perché rappresenta l’intelligenza umana spinta alla massima potenza, qualcosa di minaccioso lo presenta. Ed è su questo che conviene soffermarsi.

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# L’unico campo in cui si può perdere con l’IA: la razionalità

Dato che si origina dall’intelligenza umana e si “nutre” di intelligenza umana, di conseguenza l’IA può sostituire l’essere umano solo nella sua dimensione più razionale. Le caratteristiche della razionalità sono quelle del calcolo, della misura, dell’assemblaggio, della replicazione di ciò che c’è. Su questa dimensione, con l’IA non c’è partita. Perchè rappresenta una razionalità spinta all’infinito. Per questo rappresenta una seria minaccia per i “replicanti”, per dirla alla Blade Runner, per gli esseri umani che hanno ridotto l’esistenza a una replica di programmi, di valori e di forze del sistema. Per chi, in sintesi, si sta illudendo di poter vivere di sola ragione. Ma proprio in questo campo, la sola ragione, l’uomo è destinato a perdere il confronto con l’IA, non perché questa sia capace di una forza creatrice che vada oltre quella umana, ma perché tutto quello che solo razionalmente può essere creato, l’uomo l’ha già affidato all’IA. Ma allora dove il regno dell’umano non può essere messo in discussione?

# L’occasione dell’IA per l’umano: riscoprire il divino che c’è in noi

Proprio nell’aspetto più originale e ontologico della sua intelligenza. Quello dell’identità naturale che si esprime con la creatività attraverso l’intuizione. Quell’aspetto della dimensione umana che le grandi filosofie e i saggi di ogni tempo definiscono l’elemento divino che c’è nell’intelligenza dell’uomo. La sfera in cui l’uomo è insuperabile riguarda l’altra faccia della natura umana: quella irrazionale. Fatta di sentimenti, emozioni, intuizioni: tutto ciò che produce qualcosa di unico e originale. Perché la macchina a quel punto sarà capace di replicare il prodotto dell’intelligenza ma nn la sua capacità creativa. Una capacità che trascende l’ambizione infantile di controllare tutto con la sola ragione, ma che investe l’intero della dimensione umana, quella organica e quella spirituale. In una parola, il divino che c’è in noi. 

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RAFFAELE PERGOLIZZI


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Raffaele Pergolizzi
Romano, nato il 4 maggio 2003, studio Storia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo più grande d’Europa, La Sapienza. Appassionato di cultura, innamorato della mia città e del mio Paese. Credo fermamente nell’importanza della partecipazione attiva alla vita pubblica e nell’impegno di ogni individuo per il bene e lo sviluppo della collettività.

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