Se Radetzky avesse marciato su Torino: come sarebbe Milano rimasta «viennese»?

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1849. Dopo il trionfo a Novara contro l’armata dei piemontesi, Radetzky ferma. Che cosa sarebbe successo se fosse andato fino in fondo, radendo al suolo Torino ed eliminando il Piemonte dallo scacchiere internazionale? A quel punto, come sarebbe Milano se fosse rimasta nell’orbita di Vienna fino ai giorni nostri?

Se Radetzky avesse marciato su Torino: come sarebbe Milano rimasta «viennese»?

# Milano sarebbe ai vertici delle classifica sulla qualità della vita

Possiamo dirlo senza presunzione: Milano ne avrebbe guadagnato. Con Torino rasa al suolo degli austriaci e il Piemonte ridimensionato a periferia dell’Impero, per Milano le cose sarebbero andate molto diversamente. Sarebbe stata risparmiata da devastazioni, sventramenti, bombardamenti e avrebbe conservato un aspetto più raffinato e ordinato. Anche perché restare nell’orbita di Vienna avrebbe dato molti vantaggi rispetto a gravitare attorno a Torino. Invece della cupa città sabauda,  Vienna avrebbe impresso ben altra spinta a Milano, rendendola più verde, moderna, efficiente. Milano sarebbe come la capitale austriaca, una metropoli mitteleuropea ai vertici di tutte le classifiche sulla qualità della vita. Mentre Torino è ben altra cosa. 

# Milano avrebbe preservato la sua identità e la sua mentalità 

Come non sottolineare poi che con l’ annessione al Piemonte iniziò un sistema clientelare di stampo mafioso che ancor oggi ammorba l’intera società milanese, specie quella che più vive parassitando il settore pubblico. Anche se l’Impero austro-ungarico si sarebbe comunque dissolto, farne parte fino alla fine avrebbe permesso a Milano di mantenere viva la sua identità, le sue peculiarità. In un impero dove convivevano cechi, ungheresi, tedeschi, croati, il dialetto milanese avrebbe potuto sopravvivere, senza essere soffocato dal centralismo toscano. Un vero peccato: stiamo perdendo la lingua del Maggi e del Porta.

# Si sarebbero tenuti aperti i Navigli ed evitato le brutture architettoniche del Dopoguerra

Sotto l’Austria, Milano ha conosciuto uno dei suoi periodi di massimo sviluppo e prosperità. Il retaggio di quell’epoca ha lasciato tracce profonde nell’architettura, nell’urbanistica, nella cultura civile. Con l’Austria ci saremmo evitati le devastazioni sabaude e fasciste, gli sventramenti urbanistici e l’impronta ideologica. Avremmo conservato i Navigli, evitato il razionalismo, i bombardamenti angloamericani e, forse, anche le migrazioni di massa che hanno cambiato volto e struttura sociale della città.

# Carlo Cattaneo aveva capito tutto… 

In una Milano asburgica, il pazzo pelato probabilmente sarebbe rimasto disoccupato. Benito Mussolini difficilmente avrebbe trovato terreno fertile in un ambiente così austero e cosmopolita. Magari non sarebbe mai nemmeno venuto a Milano, preferendo Roma o Napoli, realtà decisamente più caotiche. Non ci sarebbe stato probabilmente spazio per il giornale dei Savoia e degli Agnelli. Al posto del Corriere della Sera, avremmo letto qualcosa più simile alla Neue Freie Presse viennese, sobria, colta indipendente.

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Certo, ci furono le Cinque Giornate, ma quanti milanesi poi si pentirono di avervi partecipato? Carlo Cattaneo, tra i principali ideatori e organizzatori dei moti, preferì l’esilio a Lugano piuttosto che giurare fedeltà ai “Savoiardi”.

# La politica milanese prigioniera di ideologie autosabotanti e del centralismo romano

Infine, un ultimo pensiero va alla politica. A Vienna, la sinistra governa da oltre un secolo con pragmatismo, efficienza. Una sinistra concreta, che porta avanti politiche abitative e ambientali avanzate. Niente fiumi di parole, ma risultati: trasporti perfetti, servizi pubblici accessibili, città a misura d’uomo, pulizia impeccabile, strade sicure. A Milano, purtroppo, la sinistra si è rivelata prigioniera di ideologie autosabotanti e del centralismo romano.

Continua la lettura con: Il Governo è Romanocentrico? Non è una sorpresa: il localismo sarà il tratto distintivo della politica italiana?

ANDREA URBANO


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Andrea Urbano
Nato a milano, ma milanese per scelta (per metà salentino). Sono appassionato a tutto quello che riguarda Milano: storia, cultura, dialetto e patrimonio artistico, progetti urbanistici, futuri socio econonomici, oltre a cinema, sport e viaggi. Lavoro nell'ufficio export di una multinazionale. Sono un grande tifoso del Milan. Alla ricerca di una modella. Quartiere: BOVISA

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