Quando il QUARTIERE REBECCHINO era il CENTRO di MILANO

Un mini quartiere dal nome incerto sparito per sempre

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Credits maria chiara giangregorio ig -Rebecchino.jpg

A Milano l’innovazione urbanistica marcia senza sosta e sposta il baricentro attrattivo turistico verso altri luoghi più lontani dal classico Castello Sforzesco e Piazza Duomo. Eppure, anche il Duomo, in passato, ha subito continui interventi fino a diventare la piazza che tutti conosciamo. Quindi sappiamo cosa c’è e cosa troviamo se ci rechiamo in centro, ma non tutti sanno che un tempo, proprio di fronte alla facciata, sorgeva il quartiere Rebecchino.

Quando il QUARTIERE REBECCHINO era il CENTRO di MILANO

# Un mini quartiere dal nome incerto

Credits maria chiara giangregorio ig -Rebecchino.jpg

Il quartiere Rebecchino sorgeva nell’attuale perimetro di piazza Duomo: rispetto agli altri quartieri era di dimensioni ridotte in quanto il tutto si concentrava in un solo isolato. Il suo nome ha una storia complessa e mai del tutto chiarita. Da una parte si pensa che il nome Rebecchino derivi da ribeca o rebecca che non è altro che uno strumento musicale a metà tra una chitarra e un liuto. Da alcuni studi, si è scoperto che nel sedicesimo secolo in questo quartiere esisteva un’osteria omonima e che aveva come insegna una donna con in mano una ribecca. Il caso vuole, tra l’altro, che il proprietario fosse di Robecco sul Naviglio. Lo scrittore milanese Francesco Cherubini (autore del primo dizionario milanese-italiano) in un suo scritto sostiene che il nome deriva dal tradizionale vino della zona (Il Robecco nda).

# Napoleone e l’osteria

Credits maria_chiara_giangregorio IG – Rebecchino verso Palazzo Reale

Al giorno d’oggi la teoria più accreditata sull’etimologia del quartiere è sicuramente quella dell’osteria di proprietà di Francesco Vigo. Un luogo che negli anni vide crescere il suo prestigio in città fino ad ampliarsi offrendo un servizio alberghiero.

Quando Napoleone Bonaparte arrivò a Milano, tra i vari interventi urbanistici che portano il suo nome, il rifacimento della facciata del Duomo era nelle fasi conclusive e si parlò per la prima volta di allargare l’intera piazza del sagrato, un’operazione che prevedeva la demolizione di tutti gli immobili del quartiere Rebecchino. A quei tempi il rione era costituito da stradine strettissime, appartamenti fatiscenti e la malavita, data l’alta presenza turistica del Duomo, era solita frequentare la zona per rubare. Nel 1810, la demolizione del quartiere viene inserito nel Piano Generale di Milano, ma la caduta di Napoleone cinque anni dopo fermò i lavori. Il quartiere e i suoi abitanti furono salvi.

# È solo questione di tempo

Credits maria_chiara_giangregorio IG – Demolizione Rebecchino

Sessant’anni dopo iniziano i lavori per la costruzione della galleria Vittorio Emanuele e per valorizzare meglio l’opera di Giuseppe Mengoni venne deciso di demolire l’intero quartiere. Nell’ottobre 1875 nel giro di due giorni il Rebecchino venne raso al suolo.

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# Cosa rimane e cosa no

Laddove sorgeva l’osteria venne inaugurata una lussuosa struttura (il Regina Hotel/Ristorante Rebecchino) che fu durante la “belle epoque” il centro della vita mondana milanese. Durante gli anni della Repubblica di Salò divenne il quartier generale delle SS naziste e le sue stanze vennero tristemente usate per torture e interrogatori.

Oggi di tutto quello raccontato in questo breve articolo non c’è nulla, solo uffici e negozi. Quasi a voler dire che quel quartiere, dopo la sua demolizione, non doveva più esistere, non si doveva trasformarlo, una volta distrutto, solo il ricordo e qualche vecchia fotografia dovevano rimanere.

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MICHELE LAROTONDA

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Michele Larotonda
Direttore de Il BARNABÓ, un blog d’informazione di attualità e cultura pop. Ha scritto e diretto cortometraggi che hanno avuto visibilità in manifestazioni specializzate a Milano,Roma e Varese. Autore del format I DUE DELLA STANGATA andato in onda su Radio 2.0. Ha scritto tre romanzi, Il Sognoscuro (Link Edizioni, 2018), Da un’altra parte (Pav Edizioni, 2020) e Tutto quello che non ti ho detto (Pav Edizioni. 2023). Sito web: www.ilbarnabo.it