Fabbrica del Vapore, l’oggetto non identificato di Milano: cos’era e cosa potrebbe diventare

Da motore industriale a piazza del nuovo Rinascimento milanese?

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Chatgpt - Fabbrica del Vapore
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Un tempo fabbrica di tram, oggi officina di idee. Il suo futuro potrebbe fare di Milano la capitale dei giovani?

Fabbrica del Vapore, l’oggetto non identificato di Milano: cos’era e cosa potrebbe diventare

# Un passato di ferro e rotaie diventato vuoto urbano

fabbrica del vapore
Carminati Toselli ingresso

Nel 1899 la Carminati & Toselli stabilisce in via Procaccini la sua sede produttiva, destinata alla costruzione e manutenzione di tram e carrozze ferroviarie. Un’epoca in cui Milano correva veloce su rotaie elettrificate, con una rete urbana in espansione e richieste sempre maggiori. Dopo il boom degli anni Venti, le crisi economiche e i conflitti portano al lento declino dello stabilimento, che viene smantellato e riconvertito. Solo nel 1999, il Comune decide di far rinascere quei 30.000 metri quadrati abbandonati. Così nasce un centro culturale con l’ambizione di diventare polo creativo. Tra restauri e bandi, il progetto prende forma soprattutto dopo il 2010, quando si delineano ambienti per laboratori, esposizioni e performance. Ma per anni resta un progetto incompiuto, in bilico tra visione e disorganizzazione.

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# Un nuovo fermento sotto il segno degli under 35

Maps – Fabbrica del Vapore

Negli ultimi anni è emersa la spinta dei giovani: l’associazione “Nuovo Rinascimento”, formata da under 35 milanesi, ha riattivato una parte della Fabbrica del Vapore, ribattezzandola “Tempio del Futuro Perduto”. L’iniziativa nasce come occupazione nel gennaio 2018 e si regolarizza nel 2023, quando l’associazione vince il primo bando pubblico del Comune per quello stesso spazio, dopo l’assoluzione del portavoce Tommaso Dapri per assenza di fini di lucro. Da allora il gruppo paga regolarmente il canone di concessione. Qui si sperimenta cittadinanza attiva, arte, musica e solidarietà. Tra i progetti simbolici spicca il “muro della gentilezza”, da cui sono nati corsi, mostre e attività gratuite, anche durante la pandemia. Il fermento si è concretizzato nel progetto “Città dei Giovani”, con l’ambizione di fare della Fabbrica un polo del protagonismo culturale under 35.

# La piazza dei creativi: uno spazio in transizione

max.mil133 IG – Fabbrica del Vapore

Il 26 gennaio 2025 Palazzo Marino assegna in concessione dieci lotti (per un totale di 3.600 m²) a operatori culturali, fondazioni e associazioni, tra queste anche Nuovo Rinascimento, con contratti quinquennali non rinnovabili. La vittoria è particolarmente significativa per il gruppo del “Tempio del Futuro Perduto”, nato come occupazione, che ha convinto la giuria con un progetto non-profit: eventi a prezzi calmierati, attività gratuite ogni settimana e il 30% degli introiti reinvestiti in progetti sociali. La loro concessione copre un’area di oltre 700 mq, tra le più ampie dell’intero bando. Sul piano pratico, non esiste ancora una “piazza dei creativi” compiuta, ma l’area esterna è già vivibile: aperta al pubblico dalle 8 alle 19.30, ospita eventi come il Mercato della Terra, cinema all’aperto e iniziative di socialità diffusa. Durante la Design Week e altre manifestazioni, si trasforma in una vera piazza urbana, tra installazioni, musica e panchine.

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# Un laboratorio per il futuro della città

Chatgpt – Fabbrica del Vapore

Il futuro della Fabbrica del Vapore potrebbe giocarsi su un’idea semplice: farne la vera casa del fermento giovanile milanese. Uno spazio libero ma organizzato, dove giovani artisti, designer, maker, musicisti, attivisti possano trovare spazi, strumenti e visibilità. Un centro dove si incontrano cultura, tecnologia, sostenibilità e partecipazione. Potrebbe essere per Milano ciò che la Kulturbrauerei è per Berlino, un monumento industriale rigenerato che ospita cinema, teatri, studi, concerti e musei, ancora attivo e frequentato, e come La Friche la Belle de Mai è per Marsiglia, una ex-manifattura trasformata in un polo culturale cooperativo, sede di decine di organizzazioni, centinaia di artisti, eventi, coworking e spazi aperti al pubblico. Due esempi europei di città che hanno saputo trasformare spazi post-industriali in cuori pulsanti di energia urbana.

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FABIO MARCOMIN


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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

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