A Milano NON SI FA: 7 cose da evitare in città

Queste sono le 7 cose che a Milano non si fanno. O, meglio, che non si dovrebbero fare

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credits: @savetheonlyplanet IG

Ci sono cose per le quali non serve tirare in ballo educazione, genitori, ambiente in cui si è cresciuti e via dicendo. Ci sono momenti in cui alcuni esseri umani danno il peggio di sé e, nostro malgrado, sembrano non rendersene neanche conto. Come reagire a queste situazioni non ci è dato dirlo, nel senso che c’è chi li manda a quel paese rischiando risse verbali e non solo, chi gira la testa dall’altra parte e chi cerca di lanciare comunque un segnale di disapprovazione.

Queste sono le 7 cose che a Milano non si fanno. O, meglio, che non si dovrebbero fare. 

A Milano NON SI FA: 7 cose da evitare in città

# Gettare i mozziconi a terra

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Magari di fronte agli altri o, peggio, a due passi da dove stiamo bevendo un drink o chiacchierando con un’amica. Che poi, tendenzialmente le persone non si accorgono neanche di averlo fatto ed è questa la cosa grave. Oltre che inquinare e sporcare per terra, è da geni della lampada non accorgersi che è pieno di spegni-sigaretta ovunque in giro per le città come Milano. Ma tant’è, di sigarette per terra non riusciamo a liberarci.

In Giappone rischi una denuncia penale, a Barcellona ti multano nell’immediato (soprattutto alla passeggiata della Barceloneta). Qui da noi a dire il vero la legge è entrata nel vigore nel 2016: chiunque abbandoni sul suolo i mozziconi dei prodotti da fumo va incontro ad una sanzione amministrativa pecuniaria, il cui importo può andare da 60 euro ad un massimo di 300 euro. Ma secondo voi, quante persone la rispettano?

# Lasciare immondizia in giro

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Piaga ancor più fastidiosa del punto precedente, sulla quale poi si sconfina anche in altri campi di discussione, come ad esempio il mix fra maleducazione unito a cassonetti stracolmi per cattiva amministrazione comunale. Passando ovviamente per il malaffare della criminalità organizzata, che col cattivo smaltimento dei rifiuti porta a casa milioni e milioni di euro sporchi come la pece, fregandosene bellamente dell’ambiente e della salute pubblica compromessa a causa dell’aria nociva. La fortuna è che al cimitero poi un domani saremo tutti uguali. Sia ricchi che poveri.

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# Tenere il broncio

credits: paginemediche.it

Tornando su piccoli gesti quotidiani, ecco un grande classico (naturalmente falso) sfoderato dagli antimilanesi che passano da queste parti. A Milano la gente ha mediamente smesso di tenerlo da tempo, la città è cambiata anni luce rispetto a molti anni fa, aprendosi e dialogando con la stragrande maggioranza delle culture. I milanesi quindi non sono più tanto abituati a tenere il broncio, come ad esempio succede a Genova (e questo non è un luogo comune, è detto proprio dai genovesi in persona!) ma qualcuno ne fa ancora uso.

# Mancare di rispetto

credits: cinquecosebelle.it

Qui si apre un ventaglio di aneddoti, libri, film, usanze, costumi e chi più ne ha più ne metta, dove piccole o grandi ingiustizie hanno sempre significato mancare di rispetto agli ALTRI (il maiuscolo NON è un errore). C’è ben poco da dire, se non la speranza che prima o poi riusciremo a estirpare questa piaga, che da quando esiste l’umanità è sempre stata alimentata come benzina sul fuoco da esseri umani scorretti e pericolosi. Pochi, ma significativi per rovinare tutta la reputazione del genere umano.

# Imbrattare muri e mezzi pubblici

antigraffiti milano citta statoAi tempi del liceo seguivo con passione la cultura hip hop ivi compreso il writing, meglio conosciuto come mondo dei graffiti. Per chi ci sapeva fare era anche un bel vedere, se non fosse che molti, troppi, imbrattavano senza troppa cura con tag (firme) oscene o, peggio, se la prendevano con muri di case borghesi o monumenti. Poi c’era tutta un’altra famiglia che deturpava treni e bus, cosa che col passare del tempo è lievemente scemata (pur ammettendo che i treni erano indubbiamente il palcoscenico migliore per giovani e capaci graffitari).

# Clacson e insulti contro chi si ferma per parcheggiare

credit: chiamamilano.it

Alias, la rabbia dell’impiegato medio (medio-basso) che frustrato per una vita passata fra raccordo (Roma) o Tangenziali (Milano) una volta sotto casa proprio non ce la fa a non ingiuriare il povero e malcapitato autista che ci precede e che, a quanto pare, a parcheggiare la sua utilitaria ci sta mettendo un tempo biblico. Il rumore della coda che si forma dietro è direttamente proporzionale alla centralità della via e al gradi di ansia e nervosismo di chi la compone. Ma state per certi che, in orario di punta e in zone centrali, il clacson a tutto spiano e gli insulti sono un classico all’italiana della maleducazione.

# Vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto

credits: angolodellapsicologia.it

Sarà che sono sempre stato ipercritico verso il mio paese quando sono in Italia e iperdifensivo quando sono all’estero, sarà che il piagnisteo sterile mi urta come poche cose ma personalmente credo che ciò che noi milanesi e noi italiani dobbiamo smettere di contestare tutto ciò che ci circonda e continuare a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Viviamo in un paese straordinario, che pur con tutte le sue contraddizioni si è risollevato e si risolleverà sempre. E l’usanza un po’ nostrana di lamentarsi sempre di ciò che è italiano o succede in Italia è un qualcosa che dobbiamo combattere a partire dalla nostra casa, dal nostro ufficio e dai nostri rapporti familiari o sentimentali. Un’usanza a dir poco becera, che deve finire, una volta per tutte.

Quale di queste sette cose vi urtano di più in assoluto? Diteci la vostra!

CARLO CHIODO

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Carlo Chiodo
Nasco a marzo del 1981. Milanese moderno, ostinato e sognatore, alla costante ricerca di una direzione eclettica di vita. Laurea in Lingue e Comunicazione, sono appassionato di storia contemporanea, amante del cinema e del surf da onda. Dopo il romanzo d'esordio (Testa Vado Croce Rimango, 2016) ho pubblicato con Giovane Holden edizioni una silloge di racconti (Diario di Bordo, 2020).