Abito in questo quartiere da oltre 10 anni e da sempre, quando devo dare il mio indirizzo, mi tocca rispondere a domande come “Dove?!”, “Ma è Milano?”. Segue la richiesta di pronunciare lentamente…
Questo è l’anno decisivo: troverò tutte le informazioni da sciorinare a te che non sai dov’è Villapizzone.
Alla scoperta di VILLAPIZZONE! “Dove?!”, “Ma è Milano?”
# Coordinate Geografiche: tra Bovisa e viale Certosa
#1 Da bosco-Piccione a VillaPizzone
La prima traccia storica che cita la località “Villabezone o Villa Bezonis” risale a un cartario del 1179 del Comune di Milano. Alla Pinacoteca Ambrosiana in una pergamena del 1259 compare il nome di “Villabenzono”, ma secondo l’abate Giacomo Stella (1530), la parrocchia risale al VI secolo quando nel bosco della Merlata, allora proprietà dei Benedettini, dimorava il santo monaco greco Attanasio Piccione. Per cui il bosco divenne bosco-Piccione, poi villaggio-Piccione e infine Villapizzone.
#2 L’osteria dei briganti
L’osteria Melgasciada de Villapizzon, ubicata nel bosco della Merlata (la “melgascia” in dialetto è il fusto della pianta di granoturco), era famosa per i suoi prelibati asparagi, colti nel terreno adiacente, le uova affogate nel burro, per i salamini al profumo d’aglio, i magioster (le fragole di campo), le bocce e l’altalena. Peccato che anche i briganti apprezzavano tanto la cucina e l’atmosfera conviviale.
Tratto da Vecchie Osterie Milanesi (Luigi Medici): “Essa sorge sulla strada che conduce a Villapizzone, in un’amena località. Nascosta in una folta macchia di alberi fronzuti, forse un lembo dell’antico e celebre bosco della Merlata, che si estendeva verso il nord, sede paurosa, nel cinquecento, di briganti e di ladroni…”
Il Trentuno, il Girometta, il Zopeghetto, il Feracino, il Rigoletto, il Battista da Mombello e molti altri, capitanati dal Battista Scorlino e dal Giacomo Legorino, dopo anni di scorribande e aggressioni, furono giustiziati nel 1566.
Vi evito la descrizione dell’accaduto, ma potete leggere tutto e nei minimi dettagli qui.
L’osteria venne demolita il 20 luglio 1959, su indicazione del nuovo piano edilizio milanese.
Nel corso dell’operazione, durante la notte, un gruppo di sconosciuti entrò di nascosto e demolì a picconate i muri alla ricerca del tesoro dei briganti…
#3 Toh, ne parla anche il Verga
La cattiva fama della zona arrivò fino alla penna di Giovanni Verga che, nella novella L’osteria dei buoni amici, la usò come sinonimo di luogo pericoloso: “Aveva ragione il Nano di dire che quel posto era peggio del bosco della Merlata“.
#4 L’eremita (non ci facciamo mancare niente, noi di Villapizzone)
Nel XIX secolo, nel borgo visse un eremita, tale Giovanni Moretti. El Giovannin de Villapizzon, oste alla Melgasciada, godeva fama di filantropo, soprattutto per i bevitori.
Il buon Giovanni, in seguito a una crisi mistica, decise di finire i suoi anni vivendo in eremitaggio, scalzo e indossando solo un saio. Giovanni fu seppellito a Musocco, ma le sue spoglie furono portate nella chiesa parrocchiale di San Martino all’inizio del secolo XXI. Ora scendo e verifico.
#5 La grande villa con parco
La villa venne costruita a metà del 1800 su volere di Antonio Radice Fossati. Oltre alla grande residenza padronale, alla casa del fattore e alle abitazioni per i contadini, c’erano le scuderie, le stalle e i locali per il ricovero dei carri e delle attrezzature per la lavorazione della terra. La parte nobile della villa era utilizzata come residenza di campagna.
La villa, intorno al 1930 fu sede di un Istituto di Rieducazione retto dalle Suore Stimmatine, che venne chiuso nel 1959 per l’inagibilità dei locali.
Nel 1978 la struttura, abbandonata e completamente fatiscente, venne concessa in comodato d’uso ad alcune famiglie e ai padri Gesuiti che diedero il via a un esperimento di vita comunitaria e di ospitalità. Grazie al lavoro e ai sacrifici delle famiglie residenti, la villa oggi è bellissima e crogiolo di culture, solidarietà, fermento sociale.
Per informazioni, www.comunitavillapizzone.org
Io ❤️ il mio quartiere.
Continua la lettura con: il quartiere Maggiolina
BARBARA VOLPINI
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Bellissimo il racconto di Villapizzone e della Melgasciata. Io sono nato a Villapizzone e vi ho abitato sino a vent’anni. Ricordo bene la Melgasciata e la sua demolizione. Io sono del 1951 e ho memoria di molte cose del quartiere. Una mia amica (Lauretta D’Angelo) ha scritto il libro: L’ultimo spenga la luce (lo trovate su Amazon) dove si parla della Melgasciata. Mio padre ha fotografato l’affresco dipinto sulla facciata e che ritrae i briganti.