Quei primi 100 METRI di via IMBONATI

Una situazione di degrado che dovrebbe essere affrontata

0
Foto 2 Redazione - Via Imbonati

‘I primi 100 metri di Imbonati’ sembra il titolo di un romanzo di quelli che vanno di moda ora, pronti a trafiggere il cuore di chi li legge. Purtroppo, come spesso capita, la realtà è molto diversa.

Facciamo una premessa: la fermata Maciachini per troppi anni è stata il capolinea della M3 (gialla), facilitando così il formarsi di una situazione peculiare che si verifica spesso alle periferie estreme delle città, anche se qui siamo a pochi chilometri dal Duomo: l’afflusso spesso incontrollato di immigrazione, a volte anche clandestina. Sarebbe ingeneroso però, oltre che stupido, dare loro la colpa per la situazione che si è creata. Vediamo in dettaglio la situazione di questi primi fatidici 100 metri.

Quei primi 100 METRI di via IMBONATI

# I brutti condomini degli anni ’60-70

Foto 1

La piazza (foto 1) allinea sul lato di Imbonati un’infilata dei peggiori condominii rappresentativi delle decadi ’60-’70. L’alberatura recente delle decrepite aiuole di fronte (a pini, sigh), non consente purtroppo alla vegetazione di nascondere l’obbrobrio umano, come capita in tanti altri posti, anche in altre zone di Milano.

# Le palazzine in mano agli occupanti abusivi

Foto 2

L’inizio della via (foto 2) denota subito un certo numero di palazzine totalmente in mano agli occupanti abusivi. E pensare che gli edifici sono storici! Anni fa, quando il comune finalmente rimosse le vecchie rotaie del tram, si perse un’occasione unica. Noi al tempo l’avevamo detto, che l’unica soluzione sarebbe stata pedonalizzare questi fatidici 100 metri e spostare il traffico del bus sulla parallela Crespi, che ai tempi, prima della ciclabile, era sufficientemente larga per ospitare il passaggio dei dinosauri verdi dell’ATM. Le ciclabili si fanno sul marciapiede, persino a Berlino, quindi perché voler dar ragione ai loro detrattori, sottraendo quei millimetri di sicurezza a chi non guida mai un SUV?

Alberata e pedonalizzata, o perlomeno solo alberata, la via Imbonati avrebbe guadagnato quella dignità immediata che poi porta nel giro di poco al ‘reshuffle’ di buona parte delle sue attività commerciali. Quelle di adesso non vanno bene? Lungi da noi pensarlo, sappiamo bene la storia dei negozi con i cartelli inneggianti a non acquistare nelle proprietà ebree nella Germania nazista! Ma forse tra tutti negozietti/bar della via un paio potrebbero essere unicamente ricettacolo di micro criminalità. Il multiculturalismo in zona non è mai decollato, nonostante le buone intenzioni, e ogni comunità tende a vivere chiusa nel proprio guscio, italiani compresi. Che la colpa sia di quegli orribili dissuasori quadrati per impedire il parcheggio delle auto e che di fatto incentivano a scaricarvi sopra ogni tipo di spazzatura?

I Libri di Milano Città Stato a casa tua: scopri come fare

# Via Bernardino De Conti, un’oasi di tranquillità monumentale

Foto 3

La foto 3 racconta una storia già diversa: la prima parallela che si incontra a destra di via Imbonati, via Bernardino De Conti, è stata recentemente rivalutata dagli immobiliaristi e ora è un’oasi di tranquillità monumentale quasi da Milano centrale, mentre prima era il regno dello spaccio e delle spade selvagge.

# Il cuore della via migliorato grazie alle vicine sedi di alcune multinazionali

Foto 4

In realtà la situazione è molto migliorata anche nel cuore della via (foto 4): non facciamoci infinocchiare dal sentito dire e andiamo a verificarlo di persona. Le notti in cui le sirene spiegate interrompevano risse tra diversi clan sono ormai un ricordo, e persino l’ordinanza da polizia del sindaco del coprifuoco era servita a qualcosa, in questo senso. La frequentazione giornaliera della via ora è molto variegata, essendovi numerose sedi di multinazionali vicine.

Foto 5

Già dalla foto 5 vediamo che nella via Bracco il sentore di ghetto è già scomparso, grazie alle splendide architetture del Maciachini Center.

# Il vicolo da recuperare

Foto 6

C’è sicuramente molto da lavorare nel vicolo dall’altra parte della strada (foto 6), dove il potenziale degli edifici è ancora una volta sottodimensionato. Eppure poco dietro si è aperto un parco, gli alberi stanno crescendo: per ogni strada c’è un futuro, anche per quelle che sembrano senza uscita.  

Ma poi dalla copertura del MAC 567 intravediamo già il potenziale della parte opposta della strada (foto 7) e di quel monumento che fino a poco tempo fa ogni fotografo veniva a immortalare con i suoi scatti (foto 8). Poco oltre, c’è già la movida controllata dell’area alberata, delle pizzerie, dei bar ad aperitivo, dei ristoranti. La zona perde un po’ di sapore, divenendo italiana senza avere nulla di milanese, ma guadagna sicuramente in apparenza, lasciandosi alle spalle il disagio programmatico di quei 100 metri. Dite che per sarà solo questione di tempo e che un giorno forse li rimpiangeremo?

Vedi qualcosa che non va a Milano? Segnalacelo scrivendo (mettendo foto se possibile) qui: info@milanocittastato.it (oggetto: milano non fa schifo ma…)

Continua la lettura con: Milano non fa schifo ma… 

LORENZO ZUCCHI

copyright milanocittastato.it

Clicca qui per il libro di Milano Città Stato

Clicca qui per la guida: 50 LUOGHI ALTERNATIVI da vedere in ITALIA almeno una volta nella vita

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/


Articolo precedenteFermata del giorno: 7 cose da fare e vedere intorno alla stazione di CERTOSA
Articolo successivoI MOSTRI di HONG KONG: i palazzi colossali della città cinese
Lorenzo Zucchi
Laureato in statistica, milanese d’adozione da 16 anni. Grande appassionato di viaggi, fotografia minimalista, architettura e urbanistica. Sognatore estremo, coltiva l’idea di una federazione mondiale di Città Stato. Obiettivo nascosto: svecchiare la società dai suoi tanti risvolti retrogradi. Citazione preferita: la vita reale è per chi non sa fare di meglio.