L’unica cosa che i Savoia hanno lasciato alla Lombardia è una CAMPANA (che in realtà non era neppure loro)

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La campana sulla Torre di Bona
La campana sulla Torre di Bona

Milano è stata sotto numerose dominazioni: i romani, i longobardi, l’imperatore germanico, i francesi, gli spagnoli e gli austriaci. Tutti hanno lasciato una loro impronta sulla città con numerose opere che ne hanno forgiato l’identità, chi più (come Napoleone) e chi meno (come gli spagnoli). Chi si è rivelato ancora meno generoso sono stati i piemontesi.

Vero che Milano è stata per soli tre anni parte del Regno di Sardegna, dal 1733 al 1736, però forse avrebbero potuto lasciare qualcosa di meglio di una campana. Anche perchè in realtà non era neppure opera loro.

L’unico lascito ufficiale dei Savoia alla intera Lombardia si può ammirare al Castello Sforzesco. Si tratta di una campana restaurata che aveva origini precedenti ai Savoia. Non solo, fu distrutta proprio dai Savoia: era infatti collocata sulla Torre di Bona e serviva ai difensori del castello per dare l’allarme in caso di pericolo. In quel caso il pericolo erano le truppe piemontesi guidate da Carlo Emanuele III che presero d’assalto il Castello a colpi di bombarda di cui uno colpì in pieno la campana.

Una volta conquistata la città, il castellano ad interim, il Marchese Vittorio Amedeo di Seyssel, provvide a recuperare i resti della campana e a farla rifondere al milanese Bartolomeo Bozzo. 

La nuova campana non fu solo restaurata ma fu decorata con scene festose, figure sacre e stemmi del Marchese d’Aix e della famiglia della moglie, e le trascrizioni in latino narrano la storia della campana che “essendo stato il castello francese espugnato dalle armi sarde, ricostruita dalle rovine, questa campana lesa da un proiettile è dedicata a Carlo Emanuele”. 

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Bartolomeo Bozzo è stato uno dei più celebri e pregiati fonditori di Milano, attivo nel settecento. Quindi la campana dei Savoia in realtà era una campana antecedente ai Savoia che un fonditore milanese ha restaurato e decorato in onore allo stesso re che l’aveva distrutta. 

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