La LIBERTÀ sempre più in BASSO

La sentenza della Corte Suprema sul diritto all'aborto: a che livello può essere posto un limite alla libertà di scelta?

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Foto di Debi Brady da Pixabay

Sta facendo molto scalpore la decisione della Corte Suprema americana che ha annullato la sentenza Roe v. Wade sull’aborto.
 
La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto“: si legge nella sentenza della Corte Suprema che ribadisce che “l’autorità di regolare l’aborto torna al popolo e ai rappresentanti eletti”, vale a dire autorizza gli stati alla possibilità di vietarlo.
Tutto ha avuto inizio dal Mississippi che intende vietare quasi ogni forma di interruzione di gravidanza dopo 15 settimane di gestazione. La legge non era entrata in vigore, dopo che nei tribunali di grado inferiore era stato presentato appello, sostenendo che la legge violava quanto stabilito nella sentenza ‘Roe v. Wadè del 1973 che stabiliva che i singoli Stati non possono imporre restrizioni al diritto di una donna di interrompere la gravidanza prima della fase in cui il feto sarebbe in grado di sopravvivere al di fuori del grembo materno, solitamente dopo 24 settimane di gestazione.
 
Personalmente sono sempre dalla parte del diritto di scelta individuale: credo che sia diritto di ogni persona indossare o meno una mascherina, assumere o meno un farmaco, abortire o ricorrere all’eutanasia.
Però la sentenza si basa su un altro aspetto che sta venendo poco considerato nel dibattito pubblico. L’applicazione di un principio fondamentale in uno stato federale come quello americano: il diritto di ogni comunità (stato federale) di scegliere come amministrarsi e quali leggi adottare.
 
Il tema di fondo è dunque questo: è giusto che ogni comunità sia libera di gestirsi come meglio crede? E fino a che punto si può spingere a farlo? Il principio del federalismo e delle autonomia locali è di dare libertà di scelta alle singole comunità. E proprio la maggiore libertà di scelta e di regolarsi a livello delle singole comunità è una tutela per la libertà individuale. 
 
A quel punto chi la pensa come me, sarà sempre a favore delle comunità che lasciano più libertà di scelta alle persone. E chi si trova in una comunità che applica regole diverse dai propri valori, potrà sempre essere libero di battersi per cambiare le regole che non vanno oppure di andarsene.
Tanto più piccola sarà la comunità che potrà dotarsi di proprie regole, tanto meno strada ogni persona dovrà fare per trovare una comunità più in linea con la sua visione del mondo. 
 

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ANDREA ZOPPOLATO
 

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.