I NICKNAME dei GRATTACIELI di Milano

Molti palazzi di Milano sono diventati famosi per il soprannome affibbiato dai cittadini. Non potevano sottrarsi a questa tradizione i colossi dello skyline milanese

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Credits: Corinna de Marchi

Molti palazzi di Milano sono diventati famosi per il soprannome affibbiato dai cittadini. Non potevano sottrarsi a questa tradizione i colossi dello skyline milanese. 

I NICKNAME dei GRATTACIELI di Milano

# La Torre delle Bretelle

credits: @fuorisalone su IG

Ergo, una delle costruzioni meno belle di Milano, almeno stando ai suoi detrattori. La Torre Velasca è alta 106 metri, fu costruita a due passi dal Duomo fra il 1955 e il 1957 e, nella sua presunta bruttezza, rappresenta uno dei pochi esempi italiani di architettura post-razionalista, meglio nota come (appunto) brutalista.

Il suo nome si deve alla piazza omonima in cui si trova, toponimo a sua volta derivante dal nome del politico spagnolo Juan Fernández de Velasco che nel XVII secolo governò il Ducato di Milano. A Milano è nota anche come “Torre delle Bretelle”, a causa della celebre intelaiatura su cui poggia il blocco finale a forma semicubica.

# Il Formigone

credits: @ivanflydrones
IG

La sede della Giunta Regionale inaugurata nel 2010 è composta da una torre di 161 metri in calcestruzzo armato, acciaio e vetro, circondata da un sistema complesso di edifici curvilinei (detti corpi bassi), alti dai sette agli otto piani, collegati da una piazza di forma ovoidale con una copertura in materiale plastico. La piazza, denominata “Piazza Città di Lombardia” è la piazza coperta più grande d’Europa. 

Il Palazzo è ironicamente conosciuto con il nickname di “Formigone”, dal nome del celebre presidente della Regione Lombardia (1995-2013) condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione.

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# Il Dritto, lo Storto e il Curvo: uno è il preferito dei milanesi

Sembra il titolo di un Western di Leone. Le tre torri che dominano l’avveniristico skyline milanese a CityLife (quartiere Portello) portano con sé tre buffi soprannomi dovuti alle forme molto stravaganti che li contraddistinguono.

Il “Dritto”, opera dell’architetto giapponese Arata Isozaki, svetta già da un po’ nel quartiere, circondato da residenze di lusso simili a meravigliose navi da crociera. Con i suoi 209 metri di altezza è il più alto edificio d’Italia. Lo “Storto”, firmato dall’archistar irachena Zaha Hadid, è forse quello che ai milanesi piace di più in assoluto e infine il “Curvo”, opera dell’architetto Daniel Libeskind che raggiunge i 175 metri di altezza.

# Il Pisellone che ha fatto la storia

Credits: lombardiaquotidiano.it

Sede del Consiglio regionale della Lombardia, il Grattacielo Pirelli è stato costruito tra il 1956 e il 1960 su progetto di Giò Ponti e altri celebri architetti dell’epoca, e la sua peculiarità fu la scelta progettuale dei materiali. L’intera struttura portante è infatti in calcestruzzo armato, materiale raramente preferito all’acciaio per edifici di considerevole altezza. Gli elementi verticali dell’ossatura sono quattro piloni, visibili anche dall’esterno poiché percorrono a coppie l’altezza delle facciate.

Anni fa, nacque un curioso soprannome. Una giornalista dell’emittente regionale “Più valli Tv”, durante una diretta televisiva, si sbagliò clamorosamente e lo chiamò “Pisellone” scatenando un’inevitabile sovraesposizione mediatica di stampo ben poco equivocabile. Una gaffe involontaria, destinata a fare storia.

# La scheggia di vetro

Credits: Corinna de Marchi

Altra creatura del progetto Porta Nuova. Un grattacielo di 121 metri su via Melchiorre Gioia, sede di Isybank e di alcune controllate di Intesa SanPaolo. Il nome vero è Torre Gioia 22, ma per i milanesi è la “scheggia di vetro”. 

# Il nido verticale

Credits Andrea Cherchi – Nido Verticale da Melchiorre Gioia

L’ultimo ingresso nello skyline dei soprannomi è il Nido Verticale in via Melchiorre Gioia. Al suo interno uffici per ospitare circa 2.000 persone, una sala congressi di oltre 220 posti, diversi giardini pensili interni e uno sky restaurant all’interno della serra-giardino panoramica aperto anche per eventi pubblici e culturali.  Il vero nome che, praticamente nessuno usa per definirlo, è Torre UnipolSai. 

# Manca solo la Torre Unicredit

E la Torre Unicredit su Piazza Gae Aulenti? Non me la sono dimenticato, ma non risulta ancora con alcun soprannome. Il che è strano, soprattutto per la sua forma sinuosa sul lato e per la sua guglia che la fanno sembrare a un oggetto gigante a metà fra una radiolina con antenna estraibile anni’80 e un walkie-talkie. Aspetta… E se la chiamassimo la “Radio di Vetro”?

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CARLO CHIODO

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Carlo Chiodo
Nasco a marzo del 1981. Milanese moderno, ostinato e sognatore, alla costante ricerca di una direzione eclettica di vita. Laurea in Lingue e Comunicazione, sono appassionato di storia contemporanea, amante del cinema e del surf da onda. Dopo il romanzo d'esordio (Testa Vado Croce Rimango, 2016) ho pubblicato con Giovane Holden edizioni una silloge di racconti (Diario di Bordo, 2020).