Si continua a provarci con la stessa strategia: pompare risorse a babbo morto. Ma pure i molti soldi del PNRR non sono serviti. Si fugge dal Sud. Si fugge dall’assistenzialismo malato. Per scappare… soprattutto in Lombardia: 1 su 3.
# La Lombardia come principale polo di attrazione: è scelta dal 30% di chi lascia il Mezzogiorno

Nel biennio 2023-2024, secondo il rapporto pubblicato dall’Istat il 20 giugno 2025, i trasferimenti di residenza dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord sono stati 241.000. Come fossero scomparse città come Bari o Catania. Quelli che invece ritornano si sono fermati a 125.000, portando a un saldo negativo di 116.000 residenti. La Lombardia è la regione che riceve la quota maggiore dei trasferimenti: il 30%, circa 3 pugliesi e 3 lucani su 10 la scelgono. A seguire ci sono Lazio ed Emilia-Romagna. Il fenomeno coinvolge anche interi nuclei familiari e rispecchia una dinamica di lungo periodo che consolida la concentrazione territoriale della popolazione.
# La Calabria è la regione da cui si scappa di più: ogni anno quasi uno su cento se ne va

Il Nord-Ovest ha registrato un tasso migratorio interno positivo pari a +1,8‰, superiore alla media nazionale. Le principali regioni di partenza in valore assoluto risultano essere Campania, Sicilia e Puglia, responsabili insieme di oltre il 70% del flusso in uscita. La Calabria mostra il più alto tasso negativo, nove individui per mille residenti se ne vanno, con la provincia di Vibo Valentia che registra un saldo di –12,7‰.
# E l’Italia ha perso 270mila persone andate all’estero

Nello stesso periodo, l’Istat rileva un aumento degli espatri di cittadini italiani, pari a 270.000 unità, con un incremento del 39,3% rispetto al biennio precedente. Le immigrazioni di cittadini stranieri sono state 760.000, in crescita del 31,1%, raggiungendo il livello più alto degli ultimi dieci anni. Il numero totale dei cambi di residenza tra comuni italiani ha toccato quota 2,847 milioni nel biennio, in leggera flessione rispetto al biennio 2021-2022, con una variazione pari a –1,6%. Il Mezzogiorno è l’unica macroarea con saldo migratorio interno negativo, con un tasso medio annuo pari a –3,2‰. Al contrario, il Nord-Est registra un saldo positivo di +2,0‰, seguito dal Nord-Ovest con +1,8‰ e dal Centro con +0,5‰.
# Il PNNR non ha avuto effetti
L’analisi evidenzia come il riequilibrio territoriale previsto dal PNRR non abbia avuto effetti misurabili sulla dinamica migratoria interna. Il Mezzogiorno continua a perdere risorse umane, in particolare giovani con titolo di studio medio-alto, aggravando la carenza di competenze e capitale umano qualificato. Le aree del Centro-Nord, già economicamente forti, attraggono nuova forza lavoro e rafforzano la propria capacità di crescita. L’immigrazione straniera si concentra prevalentemente al Nord, contribuendo a colmare parzialmente il fabbisogno di manodopera in settori ad alta intensità lavorativa. Il Sud, invece, resta escluso anche da questi flussi, aumentando il divario con il resto del Paese. La progressiva desertificazione demografica in alcune province meridionali ha implicazioni dirette su servizi, scuole e infrastrutture locali.
Fonte: Istat
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FABIO MARCOMIN