Le 7 MERAVIGLIE che rendono Milano UNICA al mondo

I 7 capolavori che danno gloria a Milano, attraverso le imperdibili descrizioni dei grandi di tutto il mondo

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foto di Andrea Cherchi (c)
foto di Andrea Cherchi (c)

Per capire Milano bisogna tuffarvisi dentro. Tuffarvisi, non guardarla come un’opera d’arte”. Così ha detto Guido Piovene, invitando tutti a immergersi nella bellezza del capoluogo lombardo, che nei secoli ha stregato i più grandi artisti, filosofi e viaggiatori da tutto il mondo. E tornerà presto a farlo attraverso le sue 7 meraviglie, uniche, magiche e irripetibili.


Le 7 MERAVIGLIE che rendono Milano UNICA al mondo


#1 Il Duomo

Ph. credits Andrea Cherchi

La cattedrale gotica più spettacolare del mondo, monumentale nella sua immensa bellezza. Sembra una favola, al punto tale che il Maestro della fiaba Hans Christian Andersen ne ha parlato così: “Ovunque guardassi, da ogni angolo, accanto ad ogni guglia di cui l’edificio è disseminato, apparivano figure marmoree… Il meraviglioso mondo mistico qui si manifestava! Sì, questa è una chiesa di Dio!.
E Stendhal, famoso per la sindrome che fa svenire chi resta travolto dalla bellezza dell’arte:Questa chiesa, rischiarata da una bella luna, offre uno spettacolo di bellezza straordinaria ed unica al mondo. L’architettura non mi ha mai offerto simili sensazioni”.

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#2 Il Cenacolo di Leonardo

cenacolo

Da Bunuel nel suo film “Viridiana” a un episodio dei Simpson del 2005, da Peter Greenaway che ha firmato una performance live nel 2008, a Dario Fo che gli ha dedicato uno spettacolo, questo affresco di Leonardo da Vinci è una delle opere d’arte più citate e imitate al mondo. Strepitoso per il dinamismo dei suoi personaggi e suggestivo per i misteri che ci sono nascosti, è al centro di un thriller di Dan Brown e ha perfino suggerito al musicologo Pala la ricerca di una partitura nascosta al suo interno, di cui ha scritto nel libro “La musica celata”. E come dimenticare poi gli altri omaggi cinematografici? Pier Paolo Pasolini in Mamma Roma del 1962, Robert Altman in M.A.S.H. del 1970, Norman Jewison in Jesus Christ Superstar del 1973, e Ciprì e Maresco in Totò che visse due volte del 1998 solo per citare i più famosi.
A quando il prossimo?

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#3 La Pinacoteca di Brera

pinacoteca

È perenne ragione di compiacimento pei milanesi non solo pei tesori d’arte che racchiude, ma per gli esempi di disinteresse e d’intelligente attività cha alla storia della sua formazione son legati: il suo nome suona oggi quale uno dei maggiori santuari dell’arte nel mondo”. Così si esprime il più grande storico dell’arte dell’Ottocento, Francesco Malaguzzi Valeri, su uno fra i pochi musei italiani a ospitare grandi capolavori di diverse scuole.
Fu Napoleone a volere Brera come luogo rappresentativo di tutta l’arte italiana di ogni epoca e di ogni regione, accogliendo opere prelevate da chiese e conventi nell’ottica illuministica e “rivoluzionaria”, condivisa con il Louvre di Parigi, di mettere a disposizione del pubblico quadri fino allora difficilmente accessibili.

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#4 La Pietà Rondanini al Castello Sforzesco

La magia del “non finito” che lascia all’immaginazione di vedere oltre, di sentire la vibrazione piena dell’anima che si identifica nell’immagine che lotta con la materia per definirsi. “Dobbiamo chiedere a Michelangelo di coinvolgerci nel movimento inarrestabile del corpo del Cristo morto dentro il corpo della Madre, così come egli li ha genialmente fusi nel sublime non finito della Pietà Rondanini” afferma il grande teologo Luigi Serenthà, stregato dalla bellezza del capolavoro acquistato dal Comune di Milano dopo la seconda guerra mondiale. L’allora sindaco Antonio Greppi ha creduto moltissimo nella potenza dell’arte per rendere Milano attrattiva nel mondo e ha fortemente voluto quest’opera di Michelangelo come simbolo delle collezioni pubbliche del rinnovato Castello Sforzesco, oggi uno dei luoghi imperdibili del turismo a Milano.


#5 Il Cimitero Monumentale

cimitero monumentale

Quindi lascia perdere i salotti coi talenti e le baldracche, vieni all’ombra dei cipressi dona amore, al pomeriggio a chi sospende la sua vita tra le urne amiche del monumentale, di realtà e d’irreale, vieni a fartene un’idea” cantano i Baustelle nella loro canzone “Monumentale”. La realizzazione del Cimitero più famoso di Milano iniziò nel 1866 per opera dell’architetto Carlo Maciachini. Oltre al sepolcro di Alessandro Manzoni e al monumento dedicato a Giuseppe Verdi, nel celebre Famedio si trovano lapidi che commemorano Arrigo Boito, Giuseppe Mazzini, Ugo Foscolo, Carlo Cattaneo, Francesco Hayez, Salvatore Quasimodo, fino a Dario Fo e Franca Rame.

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#6 I Navigli

navigli milano

La passeggiata dell’amore, fra vicoli stretti, case colorate, ponticelli e romanticismo. La loro riapertura è il sogno della Milano città d’acqua, fatto di miraggi e di progetti più concreti. “Ancora, e da anni, cara, ci ferma il mutarsi degli alberi stretti dentro la cerchia dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno e sempre quel sole che se ne va con il filo del suo raggio affettuoso” scrive Salvatore Quasimodo nella sua poesia “Quasi un madrigale”. E conclude: “Qui sull’argine del canale, i piedi in altalena, come di fanciulli, guardiamo l’acqua, i primi rami dentro il suo colore verde che s’oscura. E l’uomo che in silenzio s’avvicina non nasconde un coltello fra le mani, ma un fiore di geranio”.

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#7 Il Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala è il salotto della città…. ‘ci vedremo alla Scala’ si dicono l’un l’altro per ogni sorta di affari…” scriveva Stendhal nel 1817, ammirato dalla sontuosa bellezza dei palchetti, del foyer, delle colonne neoclassiche dell’androne d’ingresso dell’opera architettonica del Piermarini, ultimata nel 1778 e da allora Tempio della Lirica nel mondo. Qui hanno debuttato alcune delle opere più importanti della storia del melodramma, qui si sono uditi gli acuti più strepitosi di Maria Callas e Luciano Pavarotti, qui Arturo Toscanini ha diretto il concerto memorabile del 26 aprile 1946 con cui Milano ha salutato la rinascita dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, che avevano distrutto in gran parte anche il teatro, ricostruito a tempo di record per celebrare la cultura come anima pulsante di Milano.


#7+1 Sant’Ambrogio

architetture
Basilica di Sant’Ambrogio, 379 – 1099

Vescovo di Milano in Italia e mentore di S. Agostino, Dottore della Chiesa e vescovo di Ippona, Ambrogio è il santo Patrono di Milano, vissuto tra il 340 e il 397, e il suo nome significa “immortale”, il migliore augurio possibile per la città. Ha perfino composto canzoni e le ha insegnate alla gente, che le cantavano insieme con lui.
La chiesa che porta il suo nome è stata voluta da lui e costruita mentre ancora era.
Uno degli edifici più antichi e affascinanti di Milano, in cui si vede la stratificazione degli stili, dal paleocristiano fino al neoclassico. La
 sua fama internazionale viene dal fatto che qui è ambientato il primo atto de I Lombardi alla prima crociata di Giuseppe Verdi, andata in scena al Teatro alla Scala l’11 febbraio 1843 e poi in tutto il mondo. Infatti, nel 1929, la basilica fu fonte di ispirazione per la costruzione della Royce Hall dell’Università della California di Los Angeles, la cui facciata richiama quella della basilica di Sant’Ambrogio.

ALBERTO OLIVA

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Alberto Oliva
Dopo la laurea in Scienze dei Beni culturali, si diploma in regia alla Scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi nel 2009. Nel 2012 vince il Premio Internazionale Luigi Pirandello come migliore regista emergente. È giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Collabora con QN Quotidiano Nazionale dal giugno 2013, curando la rubrica Anime Nascoste che esce tutte le domeniche sulle pagine de Il Giorno ed è autore della pagina settimanale dedicata alle Botteghe Storiche di Milano. Ha realizzato due edizioni della guida Scoprire Milano uscita in allegato con Il Giorno nel giugno 2014 e nel giugno 2016. Ha realizzato con il contributo del Comune di Milano due edizioni della guida alle Botteghe Storiche di Milano uscita in allegato con Il Giorno nel giugno 2017 e nel giugno 2019. Ha pubblicato il libro L’odore del legno e la fatica dei passi / Resto in Italia e faccio teatro con Atì editore nel dicembre 2013 che racconta la sua testimonianza di trentenne che lavora nell’ambito culturale in Italia. Con l’attore Mino Manni fonda l’Associazione I Demoni, con cui realizza il Progetto Dostoevskij che comprende Notti bianche, La confessione, Ivan e il Diavolo, Il giocatore, cui si aggiunge Delitto e castigo (2017) prodotto dal Teatro Franco Parenti e la nuova produzione L’Idiota (2019/2020). Collabora con L’associazione Vivaio dal 2015 e con Milano Città Stato dalla nascita del progetto.