La triste storia del SOLDATO EROE che si è rifiutato di sparare sulla folla

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1898. Per chi ha studiato storia al liceo è l’anno che rievoca la strage di Bava Beccaris. Era maggio a Milano e come accadde nelle cinque giornate contro gli austriaci, molti lavoratori e studenti milanesi sciamarono nelle strade per rivoltarsi alle decisioni del governo in materia di lavoro e contro l’aumento del prezzo del pane.

La rivolta si fece sempre più imponente tanto che il governo proclamò lo stato d’assedio con il via libera al generale Bava Beccaris a sparare contro la folla. Il generale passato alla storia come grande carnefice, all’altezza dell’odierno Largo La Foppa, respinse gli insorti aprendo il fuoco. 

Alla fine 80 milanesi tra i manifestanti furono uccisi. Oltre a loro ci furono altri due morti tra i soldati. Il primo fu tal Violi, agente di pubblica sicurezza che fu ucciso per errore dai suoi stessi compagni nel pomeriggio di venerdì 6 in via Napo Torriani perché era stato troppo precipitoso nell’andare all’assalto dei rivoltosi.

Sulla sorte del secondo fu tenuto il silenzio per alcuni anni. Si chiamava Graziantonio Tomasetti era un giovane fante. All’ordine del generale di sparare sulla folla che premeva contro le barricate di via Moscova, Tomasetti si rifiutò di sparare. Il suo gesto venne punito nel modo più brutale: Bava Beccaris diede l’ordine di fucilare il soldato disobbediente seduta stante.

Al momento la notizia fu censurata anche se alcuni giornali dell’epoca, tra cui Il Corriere della Sera, menzionarono l’episodio senza fare nomi. Solo alcuni anni dopo l’eroico fante è stato premiato con una medaglia d’onore. 

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Vogliamo rilanciare: caro sindaco, vogliamo intitolare una strada a questo eroe?

Leggi anche: Milano, 1898 (Corriere della Sera)

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