Quello che resta dei CELTI a MILANO

L'oppido celtico di Medhelan, il "bosco sacro"

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Sei secoli prima di Cristo, una tribù celtica alla ricerca di un territorio dove stanziarsi, guidata da Belloveso, conquista la terra tanto ambita. Tra leggende e segni che si possono vedere ancora oggi, ecco come Milano nasce celtica.

Quello che resta dei CELTI a MILANO

# Cose “dell’altro Mondo”

Credits: rperucho by pixabay

La leggenda vuole che il popolo celtico, guidato da Re Belloveso, sia arrivato nel luogo che sarebbe poi divenuto Milano, alla ricerca di una terra da vivere e coltivare. La ricerca ha seguito delle tappe ben precise.
I Celti arrivano da Nord attraversando le Alpi, un primo portale “magico” che, nelle credenze celtiche, hanno un significato mistico ben definito, perché da lì inizia “l’altro mondo”.

La gente di Belloveso è alla ricerca di esatte coordinate astrali e, inoltre, la Dea Belisama, ha predetto loro di stanziarsi laddove avrebbero trovato una scrofa semi lanuta. La scrofa, in quanto femminile, è portatrice di fertilità, considerata un segnale di buon auspicio.
Tutta questa magia è riunita in un unico luogo. Forse è già abitato dagli Etruschi, ma i Celti vogliono così tanto questo posto per sé, che li sconfiggono, li mandano via e fondano Milano.

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# L’oppido celtico di Medhelan, il “bosco sacro”

Credits: milanoguida.com

Tanta magia e tanta ritualità, porta i Celti alla fondazione di Milano, nel 600 a.C. circa.
Il villaggio viene edificato alla maniera celtica: di forma ellittica, con al centro il luogo in cui i Druidi, gli antichi sacerdoti, possono vivere in stretto contatto con la natura e dove la popolazione celebra i sui riti. Questo luogo è il Medhelan, il bosco sacro.
Due secoli dopo la fondazione sorgerà il Santuario dedicato alla Dea Belisama, proprio centro dell’oppido celtico, ovvero la caratteristica forma che i Celti imprimono ad ogni loro insediamento urbano.

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Tutto intorno al Santuario i Celti costruivano dei camminamenti, oppure dei terrapieni rinforzati, per fare del medhelan un luogo sicuro dove celebrare riti e feste, o per dare riparo alla popolazione. Il bosco ha infatti una funzione mistica: gli stessi alberi sono sacri, perché forniscono riparo a tutte le creature che lo abitano, quelle di origine animale, alla specie umana e, non ultime, le entità magiche.

# Da Medhelan a Mediolanum e a Milano

Credits: milanoguida.com

L’Oppido celtico conosce un grande sviluppo con l’insediamento dei Romani, verso il II secolo a.C.
La città romana si sovrappone a quella celtica, crescendo con una prospettiva diversa.
Mentre i Celti hanno scelto i luoghi in base alle loro credenze, il pragmatismo dei Romani fa espandere la città lungo i corsi d’acqua e tutto ciò che il territorio può fornire come produttività, ad esempio per i mestieri, ovvero più a Sud del villaggio celtico.
Può darsi che Medhelan non fosse il nome di Milano a quel tempo. Fatto sta che i Romani la ribattezzano Mediolanum.

Il nome Mediolanum può avere attinenza con la scrofa semi lanuta (medio lanae) oppure col medhelan, oppure ancora con la precisazione latina che pone Mediolanum in mezzo alla fertile Pianura Padana, il luogo di mezzo.
Resta il mistero del nome della città, ma i ritrovamenti archeologici che la storia ha restituito, ci fanno capire come Milano è nata.

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# Dove sono oggi i luoghi celtici?

Elaborazione da GoogleMaps

Milano non è stata scelta da Belloveso per farne un luogo sacro, come Stonehenge, ma i tratti dell’oppido celtico sono ben riconoscibili tutt’ora.
Piazza della Scala è ancora oggi, il centro di un percorso smussato che in pochi conoscono, ma che alcuni servizi turistici milanesi esaltano con visite guidate.
È legittimo pensare che Piazza della Scala sia il luogo ove un tempo i Celti hanno edificato il loro Santuario alla Dea Belisama.

Il perimetro dell’oppido celtico è ancora visibile, percorrendo il “circuito” formato da Via Morone, Via Andegari, Via Arrigo Boito, Via Clerici, Via San Protaso. Si perde un po’ per le sovrapposizioni che la storia hanno impresso all’urbanistica milanese, ma continua in Via Tommaso Grossi, Via Agnello e Via Hoepli.

# Il ritrovamento della scrofa semi lanuta

Credits: Twitter

Leggenda vuole che i Celti di Belloveso, abbiano incontrato la scrofa semi lanuta da qualche parte nella pianura intorno a Milano. Vero o no, l’hanno seguita fino a che questa non si è fermata per abbeverarsi ad un fontanile e che, guarda caso, questo fontanile corrispondesse esattamente alle coordinate astrali di cui i Celti sono all’inseguimento.

Il momento in sé e la misteriosa storia che si portano dietro, non è ovviamente stato immortalato in alcun modo, ma la scrofa semi lanuta è ancora presente in città.
La si può trovare scolpita su un capitello che sostiene uno degli archi del Palazzo della Ragione, al Broletto Nuovo oggi Piazza dei Mercanti. È probabilmente stata ritrovata durante gli scavi del XIII secolo ed apposta lì, come decorazione.
C’è poi un secondo stemma, all’interno di un cortile di Palazzo Marino, che ritrae l’animale mitico.

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# Ciapa sü

Credits: rperucho by pixabay

La forma dell’antico villaggio celtico è ancora con noi, insieme a due particolarità della lingua celtica, che i nostri antenati hanno tramandato per 2.500 anni.

Ciapa sü, che significa “accontentati” o “beccati questa” è una formidabile combinazione di due espressioni celtiche.
La ü non è infatti francese, ma celtica, così come ciapar deriva dal celtico hapà, che significa appunto “prendere”.
Una sessantina di parole della lingua italiana, derivano dal celtico e sono legate al mondo della natura, tanto venerato dai Celti. Sono i nomi dell’allodola, del Salmone, le espressioni come becco o garrese, la brughiera, l’ardesia, la roccia.

# Altri reperti del V secolo a.C.

Il centro dell’oopido celtico Credits: dimitrisvetsikas1969 by pixabay

In un susseguirsi quasi frenetico di distruzioni e ricostruzioni, la storia di Milano ha restituito vari reperti che, oltre alla forma dell’oppido, testimoniano l’oggettiva origine celtica della città meneghina.
Le costruzioni più antiche repertate nella zona di Piazza Duomo, risalgono ai secoli V° e IV° a.C..
In Via Rastelli sono stati ritrovati i resti di alcuni edifici, databili tra la fine del V secolo a.C. e l’inizio del successivo IV secolo.

Il tempio di Belisama è stato poi soppiantato da quello di Minerva, voluto dagli Insubri arrivati dopo i Celti. Solo l’arrivo dell’Imperatore Augusto, con il divieto ai culti non romani, porrà fine all’uso del medhelan, cambiando per sempre l’uso dei luoghi.

Per approfondire: “Milano nasce Celtica”, di Tito Livraghi

Continua la lettura con: Riti celtici e prosperità: la SCROFA SEMILANUTA

LAURA LIONTI

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Laura Lionti
Tecnico del suono milanese, nata da milanesi importati dalla Sicilia. Il mio quartier generale è sempre stato il Gallaratese con i suoi giardini e il verde, difeso a volte a spada tratta. Sogno che Milano si candidi a luogo ideale per creare un laboratorio a cielo aperto che ricerchi e trovi la soluzione per le Smart Cities, Città e comunità sostenibili: obiettivo 11 degli SDGs