Cosa ho imparato girando in scooter a Milano

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girare in scooter
Girare in scooter

La prima volta è stata all’inizio dell’Università. Mi sono impossessato del di mia sorella, quello che si metteva in moto pedalando, e ho scoperto la bellezza del girare su due ruote, con un motore.
Ai tempi sui cinquantini si poteva ancora girare senza casco ed era un vero sballo sentirsi l’aria tra i capelli.
Da allora non ho più smesso, anche se c’è un casco in più e dei capelli di meno.

Ecco cosa ho imparato girando in scooter a Milano

 

#1 Giocare d’anticipo

La prima cosa che impari quando si viaggia sulle due ruote è che bisogna stare attenti agli errori degli altri come fossero nostri. In auto se l’altro sbaglia ci ripaga i danni all’auto. Ma quando si è in scooter lo sbaglio di un altro potrebbe segnare la nostra fine.
Quindi girare in scooter è un po’ come sentirsi alla guida di ogni auto, moto, bicicletta o pedone che capita sulla nostra strada, e occorre giocare di anticipo su ogni possibile errore o comportamento imprevedibile, tipo sterzata improvvisa e senza senso.

 

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#2 Le portiere

Ho imparato che quando un’auto è ferma può essere un pericolo: personalmente temo di più le auto ferme di quelle in movimento. Perché sono meno prevedibili. In particolare la cosa più pericolosa che può accadere è se una portiera si apre nel momento in cui stai passando vicino a un’automobile parcheggiata. Da quando mi sono quasi rotto un dito per colpa di una portiera aperta all’improvviso, ogni volta che passo vicino a una colonna di auto parcheggiate cerco sempre di tenermi a distanza di portiera.

 

#3 Il pavè

Ho un amico che darebbe la vita per difendere il pavè. E’ carino ma quando sei in scooter sembra di trovarsi su un martello pneumatico. Per le vibrazioni del pavé mi è capitato di perdere un bauletto. E sul pavé è stata anche la mia prima caduta, anche perché le sconnessioni rendono più complicate le manovre, specie quelle dopo una sterzata improvvisa di un’automobile che stavo per superare.

 

#4 La pioggia

Ho imparato che con la pioggia tutto cambia. Le strisce bianche dell’asfalto diventano scivolose, le frenate si allungano, l’asfalto diventa fitto di insidie, con le pozzanghere che nascondono buche o accavallamenti. Poi c’è il casco. Se è di quelli aperti le gocce d’acqua ti bucano gli occhi come nevischio quando scii. Se è di quelli chiusi si appanna in un attimo e non vedi nulla.

 

#5 Gli specchietti delle donne

Dopo 20 anni di esperienza posso affermare che la gran parte delle donne alla guida di un’auto tende a guardare negli specchietti solo per controllarsi il viso. Mentre quelli laterali è come se non esistessero. Lo si vede accelerano, girano o frenano, sempre come se da dietro non potesse arrivare nessuno.

 

#6 I binari

Ho imparato che più delle portiere, del pavé e degli specchietti delle donne, due sono i maggiori pericoli del girare su due ruote a Milano. Il primo sono i binari. Specie quando piove, i binari rappresentano delle autentiche trappole, se li prendi nello stesso senso di marcia e ti infili nel solco, finisci per terra. Bisogna invece passarci sopra sempre in diagonale.

 

#7 Le buche

Il secondo grande pericolo sono le buche. Specie di notte ci sono strade poco illuminate che quando le percorri preghi di non finire in un cedimento dell’asfalto. A volte è praticamente impossibile vederle in anticipo.

 

#8 Andare in due

Ho imparato che quando porti un passeggero diventa tutto più difficile. E’ come se d’un tratto ti trovassi ingrassato del doppio del tuo peso. Perdi molta agilità, si estendono gli spazi di frenata e soprattutto rischi di sbilanciarti quando ti vacilla dietro, specie se vai piano o cerchi di infilarti nel traffico.

 

#9 I due tipi di tassisti cittadini

Girando in scooter e facendo attenzione alle traiettorie delle auto, ho imparato che a Milano esistono due tipologie di tassisti. Quelli che a bordo hanno il cliente e quelli che non ce l’hanno.
Questi ultimi si muovono agili per arrivare a prendere il cliente entro l’orario promesso.
Mentre i tassisti con il cliente a bordo sono lentissimi, si fermano con il semaforo ancora sul giallo. Fanno passare i pedoni. Se c’è traffico riescono a trovare la coda più lenta. Frenano ogni volta, spesso senza motivo. Si rischia di tamponarli o di venire tamponati per evitare di tamponarli.

 

#10 Le auto del car sharing

Insieme ai tassisti altre variabili impazzite del traffico milanesi sono le auto del car sharing. Spesso sono guidate da persone che faticano ad avere dimestichezza e così si muovono a scatti o compiono traiettorie irreali. I più abili li vedi sfrecciare come su una formula 1 per risparmiare secondi sulla tariffa finale.

 

#11 Il razzismo dei centauri

Chi va in moto disprezza chi va in scooter. Lo si vede da come ti sgommano davanti sulle corsie riservate della circonvallazione.

 

#12 Il parcheggio

Quando ci si muove sulle due ruote si sa esattamente quando ci vuole per arrivare a destinazione. Soprattutto non c’è il motivo di maggior incertezza per chi si muove in macchina: il problema del parcheggio.

 

#13 La wild card

Quando prendo l’auto quasi sempre mi becco una multa. Divieti di sosta, telecamere, cartelli mimetizzati, mi sembra quasi impossibile riuscire a guidare per Milano senza infrangere qualche norma del codice della strada. E i vigili con gli automobilisti sono spietati. Ma con lo scooter ho la sensazione della totale immunità. Carabinieri e finanza non ci fermano mai. Perfino i mendicanti al semaforo ci trattano da invisibili.

 

#14 Il traffico

Superare le auto imbottigliate ripaga dal freddo, dalla pioggia, dalle sgasate. E’ gioia vera.

 

#15 Milano è stupenda

E’ inquinata, sì, un po’ grigia, vero, con alcuni palazzoni osceni, già. Però nasconde sempre delle meraviglie. Come il cielo quando è blu, quando cambia il profumo dell’aria in primavera o senti il frizzantino a settembre. Quando cambiano i colori, dal grigio dell’inverno al verde della primavera. E ogni strada ha sempre un tesoro da svelare. Milano è stupenda, soprattutto su due ruote.


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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.