Il VICOLO più “MALFAMATO” di Milano

Un vicolo frequentato da persone che si scambiavano merce misteriosa e facevano affari loschi

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Vicolo Calusca

Una piccola strada vicina a Sant’Eustorgio: dove un tempo c’era una casa d’appuntamenti che tutti conoscevano come Cà Losca. Da qui il nome del vicolo con cui lo conosciamo oggi. All’apparenza un vicolo senza arte né parte, però è passato alla storia meneghina per essere conosciuto come la via più malfamata della città.

Il VICOLO più “MALFAMATO” di Milano

# Un vicolo frequentato da persone che si scambiavano merce misteriosa e facevano affari loschi

Credits: scoprirelabellezza.com
Vicolo Calusca

Tanto tempo fa, dalle parti di Porta Ticinese, gli uomini uscivano da un palazzo e mentre, infreddoliti, si recavano al lavoro, venivano salutati dalle donne che, affacciate alle finestre del palazzo, strappavano loro promessa di tornare presto a trovarle. Non erano le mogli e neanche le fidanzate, erano prostitute. 

Uomini disperati che trovavano nell’alcol, nel gioco d’azzardo e nel sesso mercenario la loro valvola di sfogo nei confronti di una vita che non gli aveva mai sorriso. In Cà Losca avevano trovato il loro rifugio ideale, un piccolo vicolo frequentato da persone che si scambiavano merce misteriosa, facevano affari loschi, cercavano dei Barabba per i loro traffici e proseguivano loro esistenza orgogliosamente priva di padroni e di obblighi. Di questo era fatto Vicolo Calusca.

# La fama dilaga

Credits: @ scaldasole_books
Tra Via Scaldasole e Vicolo Calusca

In breve tempo la fama del vicolo inizia a circolare e dilagare in tutta la città. Il vicolo è noto a tutti come il luogo preferito dei locch, dei balordi e delle prostitute, un territorio, dove né guardie né dottori entrano, quasi come se ci fosse il desiderio di voler abbandonare la zona al suo destino. Diversi sono gli appellativi che gli vengono attribuiti: Regno della Violenza, Luogo della Malavita, Porto del Malaffare.

Infatti, è proprio in quel luogo, che oggi conosciamo come Darsena, che si svolgevano compravendite di ogni genere, spesso al limite della legalità. La zona era anche conosciuta come Porta Cicca o Porta Cinese e diverse sono le spiegazioni a metà tra leggenda e storia. Si dice che la cina fosse il nome della mala milanese (Porta Cinese) e che aveva l’abitudine di masticare tabacco (Porta Cicca), ma si dice anche che il suo nome derivasse dalla parola spagnola chica (piccola o ragazza) perché ai tempi Porta Ticinese era la porta più piccola della città, ma anche perché luogo affollato di case chiuse.

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# Un presente che non ha nulla a che fare con il passato

Credits: scoprirelabellezza.com
Vicolo Calusca

Vicolo Calusca esiste ancora oggi, ma del suo passato è rimasto ben poco, inghiottito dalle costruzioni moderne, dai colori accesi e squillanti, dai giardini fioriti, che si fa molta fatica a immaginare quello che c’era stato in passato.

Per chi volesse approfondire l’argomento, consiglio “L’uomo del Vicolo Calusca” di Giampaolo Rossetti edito da Fiera del Libro, un romanzo avvincente a metà tra storia e leggenda che ha la forza di portarci indietro col tempo e farci vivere una via ormai dimenticata, ma che, nonostante la sua fama, ha lasciato un segno indelebile nella storia meneghina.

 

Continua la lettura con: Via MONTENAPOLEONE: la storia della via della moda milanese

MICHELE LAROTONDA (autore di “Da un’altra parte”, Pav edizioni)

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Michele Larotonda
Direttore de Il BARNABÓ, un blog d’informazione di attualità e cultura pop. Ha scritto e diretto cortometraggi che hanno avuto visibilità in manifestazioni specializzate a Milano,Roma e Varese. Autore del format I DUE DELLA STANGATA andato in onda su Radio 2.0. Ha scritto tre romanzi, Il Sognoscuro (Link Edizioni, 2018), Da un’altra parte (Pav Edizioni, 2020) e Tutto quello che non ti ho detto (Pav Edizioni. 2023). Sito web: www.ilbarnabo.it