RIAPERTURA dell’Italia a confronto con altri Paesi: imprese e turismo saranno penalizzati?

Un'analisi del nostro piano di riapertura a confronto con altri Paesi: le regole per ripartire metteranno a rischio la riapertura di alcune attività e la competitività delle nostre aziende?

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Credits: blitzquotidiano.it - Cupola in bamboo in spiaggia

Verschlimmbessern: è una parola tedesca che non ha corrispondente in italiano. Significa “peggiorare una situazione nel tentativo di renderla migliore“, ossia quando la ricerca di una soluzione finisce con il peggiorare un problema. Forse servirebbe anche nel vocabolario italiano una parola del genere. Ma speriamo di non scoprire il suo significato con la fase due, quella della riapertura.

Il 27 aprile ripartiranno le prime attività con un calendario che prevede un passo in avanti ogni lunedì, per 4 settimane, sempre che non ci sia una risalita della curva dei contagi a rimettere tutto in discussione. Vediamo nel dettaglio il nostro piano di riapertura in un confronto con altri Paesi per capire se le regole per ripartire possano mettere a rischio la riapertura di alcune attività e la competitività delle nostre aziende. 

RIAPERTURA dell’Italia a confronto con altri Paesi: imprese e turismo saranno penalizzati?

#1 Le tappe della riapertura in Italia: dal 27 aprile al 18 maggio la graduale ripresa

Ancora qualche giorno e alcune attività potranno ritornare ad “aprire le saracinesche” mentre per le scuole se ne riparlerà a settembre: quali sono le date previste dal piano che verrà ufficializzato entro il weekend?

  • Il 27 aprile è il turno delle fabbriche di macchine industriali per l’agricoltura e la silvicoltura
  • Il 4 maggio ripartiranno tutti i cantieri e le industrie del tessile e della moda oltre al Lotto e Superenalotto. Ai cittadini sarà permesso l’uscita dal Comune di residenza, pur con l’autocertificazione, e di fare sport all’aperto lontano dalla propria abitazione allenandosi a due metri di distanza dagli altri
  • L’11 maggio la categoria dei negozi al dettaglio quali: abbigliamento, calzature e tutti i negozi che finora sono rimasti chiusi mentre resteranno chiusi i centri commerciali e i mercati rionali che non vendono alimenti.
  • L’18 maggio sarà l’ora dei bar e ristoranti ma rispettando queste regole: un metro dal bancone, due metri tra un tavolo e l’altro, mascherine e guanti per i camerieri. Da questo giorno potrebbe essere possibile spostarsi tra Regioni se i dati del contagio lo consentiranno.

#2 Tutte le regole da rispettare per ripartire senza brutte sorprese

Le regole previste per consentire la riapertura sono severe e il mancato rispetto comporterà la chiusura o la sospensione della licenza. Già molti negozi rischiano di rimanere chiuse a causa dell’assenza di liquidità di questi mesi, come negozi di abbigliamento, scarpe, biancheria per la casa: dei 115 mila punti vendita al dettaglio e 313 mila posti di lavoro, un decimo sono a rischio di non riaprire. Anche altre attività come bar o estetisti rischieranno di fallire se queste restrizioni operative dovessero durare a lungo. Ecco le regole:

  • La misura di riferimento per la metratura sono negozi di 40 mq nei quali sarà permesso l’accesso di una persona alla volta, oltre a un massimo di due operatori, se il locale sarà più piccolo ci dovrà essere un solo lavoratore per cliente con la distanza di almeno un metro. Per quelli oltre 40 metri quadri l’accesso sarà in funzione agli spazi disponibili, differenziando se possibile i percorsi di entrata e di uscita.
  • Obbligo di mascherine e guanti per i dipendenti, anche per i clienti obbligo guanti per toccare gli alimenti e per chi sarà in fila mascherina o distanza di un metro
  • Disinfettante erogato da dispenser all’ingresso e vicino a casse, tastiere, schermi touch e sistemi di pagamento.
  • La sanificazione dei locali prima della ripartenza con ipoclorito di sodio ed etanolo per camerini, maniglie, cassa, bagni, vetrine e dovrà comprendere anche i filtri dell’aria condizionata. A regime, la pulizia dovrà esserci due volte al giorno, all’apertura e in pausa.
  • La sanificazione dovrebbe essere prevista anche per vestiti e scarpe dopo la prova dei clienti, anche se i rappresentanti imprenditoriali di categoria propongono la normale disinfezione dei locali per via dell’alto costo dei macchinari per la pulizia dei capi e per il rischio di rovinarli
  • Per i parrucchieri, dove i clienti potranno essere ricevuti solo previo appuntamento, la pulizia obbligatoria anche più di due volte al giorno, dispenser all’ingresso e vicino alle casse, strumenti di lavoro disinfettati e obbligo per tutti di mascherine e guanti
  • Nei centri estetici, oltre a quanto previsto per i parrucchieri, dovranno essere sterilizzati tutti i ferri e gli altri strumenti di lavoro.

Alcuni imprenditori hanno già ipotizzato ricavi inesistenti a causa di queste regole, i negozi di estetisti prevedono di non riuscire a ottenere un ricavo netto superiore ai 15 euro all’ora, i proprietari di bar e ristoranti potrebbe non riuscire a coprire nemmeno le spese di gestione. Una riapertura in questa modalità potrebbe far fallire molte più attività di quelle chiuse per il lockdown, secondo le associazioni di categoria. Ai costi supplementari che devono sostenere le nostre imprese, insieme alla difficile ripresa della domanda, si aggiunge per molti settori un ulteriore rischio: la concorrenza “sleale” dei loro competitor di altri paesi che devono rispettare misure meno stringenti. Per capire se esista questa possibilità, facciamo una rapida verifica su cosa cosa prevedono i piani negli altri paesi.

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#3 I piani dei principali dei Paesi europei per la ripartenza della vita quotidiana

In GERMANIA dove l’industria non ha avuto divieti chiusura, a condizione del rispetto delle norme sanitarie, la regola base prevede la presenza di una persona ogni 20 mq e il piano è il seguente:

  • dal 27 aprile potranno riaprire tutti gli esercizi commerciali con superficie inferiore a 800 mq, concessionari d’auto, i negozi di biciclette e le librerie, biblioteche
  • Fino al 3 maggio sono possibili riunioni all’aria aperta fino a 20 partecipanti previa autorizzazione da parte delle autorità. Dal 4 maggio sono consentiti incontri fino a 50 partecipanti
  • dal 4 maggio potranno riaprire anche i parrucchieri, graduale riapertura delle scuole, iniziando dalle ultime classi e da quelle che prevedono esami

Per bar, hotel e ristoranti e strutture al momento non ci sono date di riapertura. A Berlino esiste un piano di ripartenza ancora più permissivo per i cittadini.

In FRANCIA si ripartirà dall’11 maggio con asili e scuole, che avevano chiuso per prime, poi seguiranno negozi e altre attività. L’utilizzo delle mascherine sarà consigliato ma non obbligatorio.

La DANIMARCA è il primo Paese europeo che ha riaperto le scuole elementari e gli asili nido. È stata stabilita anche la riapertura di parrucchieri e ristoranti mentre biblioteche, cinema, chiese, grandi magazzini rimarranno chiusi almeno fino al 10 maggio: fino a quella data resterà in vigore il divieto di assembramenti con più di 10 persone.

In NORVEGIA gli asili nido aprono il 20 aprile mentre le scuole il 27, così come parrucchieri e estetisti. Il 15 giugno il via libera anche a tutti i grandi eventi sportivi e culturali.

In SVEZIA asili nido e scuole di grado inferiore non hanno mai chiuso, anche ristoranti e bar sono sempre rimasti aperti, con il limite ai raduni di oltre 50 persone. L’attività negli uffici pubblici e lo sport all’aperto non sono mai stato impediti. Oltre alle normale misure di distanziamento l’uso di mascherine non è obbligatorio.

L’AUSTRIA ha già iniziato la fase 2 dove i cittadini possono uscire per lavorare, fare shopping, prendersi cura di altre persone, fare sport o passeggiate, con questo programma:

  • Dal 20 aprile le fabbriche e imprese di costruzione sono ripartite
  • Il 22 aprile hanno riaperto i negozi sotto i 400 metri quadrati di superficie, con le dovute misure di sicurezza di mascherine e distanziamento, ovvero l’80% degli esercizi commerciali tra cui: librerie, profumerie, negozi di abbigliamento, bricolage e giardinaggio, autolavaggi delle stazioni di servizio, officine di riparazione di auto e biciclette, banchi dei pegni, gioiellerie
  • Il 1 maggio è previsto allentamento delle misure per gli sport all’aria aperta e saranno possibili gli allenamenti di calcio in piccoli gruppi
  • Dal 2 riapriranno altri negozi come i parrucchieri
  • Il 4 maggio sarà il turno delle scuole per gli alunni che dovranno sostenere la maturità e quelli delle ultime classi di laurea
  • Dal 15 maggio dovrebbero  toccare a bar e ristoranti

Sempre nel mese di maggio riapriranno anche asili e scuole di grado inferiore.

La SVIZZERA prevede la riapertura il 27 aprile di una serie di attività commerciali come centri di giardinaggio, parrucchieri e alcuni studi medici e fisioterapici. L’11 maggio sarà la volta delle scuole dell’obbligo e l’8 giugno toccherà a bar, ristoranti e altre attività da definire.

La SPAGNA che ha iniziato l’epidemia dopo l’Italia, ha un maggior numero di contagi e un numero di decessi di poco inferiore. Forse la situazione epidemica più simile a quella italiana. Il 22 aprile ha riaperto fabbriche, cantieri, aziende, con l’obbligo di garantire le misure di sicurezza ai dipendenti se non si potessero rispettare le regole di distanziamento. Il piano completo di riapertura delle scuole sarà distribuito tra giugno e luglio, con variazioni tra le diverse comunità autonome.

Nel REGNO UNITO, complice anche l’assenza operativa del premier Boris Johnson, non è previsto ancora un piano preciso di rientro anche se le scuole in realtà non hanno mai chiuso del tutto dove le lezioni sono sospese, ma gli istituti, sono rimasti aperti proprio per accogliere i figli dei lavoratori essenziali.

La REPUBBLICA CECA ha studiato in piano i cinque fasi che vede:

  • Il 20 aprile partire gli artigiani, i mercati degli agricoltori, i bazar automobilistici e i concessionari di automobili, i professionisti potranno riprendere le attività di allenamento all’aperto ma senza il pubblico, così come i matrimoni con massimo dieci persone. Anche negozi entro i 200 metri quadrati tranne quelli nei centri commerciali) e le università con al massimo 5 persone alla volta
  • Dall’11 maggio: i negozi entro i 1.000 metri quadrati esclusi sempre quelli nei centri commerciali, le palestre, le autoscuole. Inoltre i maturandi
  • Il 25 maggio invece ristoranti, buffet, pub, enoteche, musei e gallerie, giardini zoologici  parrucchieri, manicure, massaggi o solarium e rientreranno a scuola gli studenti delle classi elementari
  • L’8 giugno è la data per la riapertura dei centri commerciali più grandi e i locali privi di una zona all’aperto.

Fonte: corriere.it

#4 Riapertura ritardata, regole stringenti a danno di imprese e turismo, e istruzione messa da parte

Rispetto alle altre nazioni l’Italia sta per adottare un piano di riapertura che sembra più penalizzante per le imprese e le attività commerciali rispetto alle altre nazioni europee. Vediamo quali sono nello specifico le tre principali forme di penalizzazioni che rischiano di compromettere il nostro tessuto economico.

#1 APERTURA IN RITARDO E CON TROPPE RESTRIZIONI

Se negli altri Paesi le imprese principali non hanno quasi mai chiuso, anche alla riapertura non saranno obbligate sia ad avere strumenti di protezione sia a rispettare regole di distanziamento se impossibili da attuare. In Italia invece tutte le attività dalla piccola alla grande devono garantire un distanziamento minimo di 40 mq tra le persone, come da nessun’altra parte. Questo determinerà la conseguente necessità di investimenti per riprogettare strutture e negozi, riducendo il numero di lavoratori e soprattutto limitando l’accesso dei clienti. Se ad esempio venisse confermato il limite di un cliente per 40 mq nei negozi, confrontandolo con il limite di 20 mq in Germania significa che a parità di condizioni un negozio in Italia possa avere ogni giorno la metà di clienti del suo omologo in Germania. 
A questo si aggiunge il costo della burocrazia già elevato sulle imprese e le attività commerciali in Italia: 57,2 miliardi di euro all’anno secondo il Centro Studi della CGIA di Mestre, con 160.00 norme contro le 7.000 della Francia, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000. Un’altra zavorra per la ripartenza delle nostre imprese, che vedrà aumentare il suo peso con le nuove normative per adeguarsi alla Fase 2.

#2 RIDUZIONE DELLA VIVIBILITA’ NEL NOSTRO PAESE PER I CITTADINI E I TURISTI 

Sia che si tratti di fare shopping, di mangiare al ristorante o di andare in spiaggia le norme da seguire se così stringenti rischiano di allontanare clienti e turisti. Chiunque vorrà provarsi dei vestiti dovrà aspettare che vengano disinfettati se indossati da altri e avrà l’obbligo di indossare la mascherine, se vorrà andare al bar o al ristorante si troverà dei divisori in plexiglass ai tavoli, mentre chi vorrà andare al mare potrebbe trovarsi rinchiuso tra box di plexiglass o igloo di bamboo. In generale, se si verificassero queste situazioni, a quanti cittadini verrebbe il desiderio di frequentare negozi o ristoranti? E quanti turisti saranno felici di visitare un’Italia dove le persone vengono trattate come dei potenziali agenti infettanti?

#3 PERDITA DI UN ANNO SCOLASTICO IN UNO DEI PAESI CON IL LIVELLO D’ISTRUZIONE PIU’ BASSO D’EUROPA

Quasi tutti i Paesi europei hanno lasciato a scuola alcune fasce di studenti e a breve riapriranno gli istituti rimasti operativi solo tramite la formazione a distanza, metodologia dove l’Italia non è affatto all’avanguardia. Solo in Italia prima di settembre non ripartirà l’attività scolastica e anche quando avverrà potrebbe non riguardare tutti. Insomma ancora una volta l’istruzione sembra essere all’ultimo posto tra i settori nei quali il governo ha deciso di consentire la ripresa in sicurezza.

Dopo che già l’Italia ha scelto di adottare le regole più restrittive nei confronti dei cittadini e delle imprese durante il lockdown, il grande rischio è che queste restrizioni più stringenti rispetto all’estero proseguano anche nei mesi successivi alla riapertura. Un rischio che se dovesse trasformarsi in realtà potrebbe determinare una zavorra che si potrebbe rivelare fatale nell’impedire un’uscita dalla crisi economica.

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.