La POMPEI del NORD: i voli per visitarla

L'eruzione del "Monte di Fuoco"

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Credits hb9ryv IG - Endfell

Un’eruzione improvvisa, da una spaccatura che si aprì nel terreno, rischiò di sterminare un’intera comunità. La sua storia e cosa si può visitare oggi.

La POMPEI del NORD: i voli per visitarla

# L’eruzione del “Monte di Fuoco”

Credits Museo Eldheimar – tennesseegel IG – Eruzione Eldfell

Lo scenario è quello dell’Oceano Atlantico, al largo della costa meridionale dell’Islanda. Qui un piccolo arcipelago nato circa 11.000 anni fa dal nome Vestmannaeyjar, che in italiano significa “isola degli uomini dell’ovest”, è conosciuto per una triste e famosa vicenda che ha coinvolto una delle circa 20 isole che lo compongono. Sull’Isola di Heimaey, l’unica abitata con circa 5.300 residenti, il 23 Gennaio del 1973 si aprì una spaccatura, senza significative avvisaglie, dalla quale fuoriscirono lava e ingenti quantià di cenere che costrinsero i residenti a scappare con barche, aerei ed elicotteri e che distrussero 400 delle 1.200 abitazioni presenti.

L’eruzione fu talmente importante e proseguì per diverse settimane che venne a formarsi uno cono di scoria vulcanica alto 200 metri e di 13,4 kmq di estensione, che prende il nome di Eldfell, Monte di Fuoco.

# La Pompei del Nord

Credits zycie_bez_granic IG – Pompei del Nord

Questo evento è valso all’Isola di Heimaey il soprannome di Pompei del Nord, a memoria di quanto accaduto con l’eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei ed Ercolano causando in quel caso anche migliaia di morti. Una tragedia che non si è verificata nell’isola islandese sia per la presenza di un piano predisposto per simili situazioni, essendo l’arcipelago zona sismica e vulcanica, sia per la flotta di barche da pesca rimasta ferma in porto per via del maltempo. Solo il bestiamo non si salvo e fu sottoposto a macellazione.

Si riuscì anche a salvare l’economia dell’isola deviando il corso della colata lavica, tramite un’inondazione di acqua marina, diretto al posto peschereccio, unica fonte di sostegno per gli abitanti. Con l’enorme quantitativo di materiale piroclastico prodotto fu allungata la pista dell’aeroporto locale e si utilizzò come materiale di riporto per costruire una spianata su cui poi vennero edificate 200 nuove case.

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# Cosa si può vedere oggi

Credits hb9ryv IG – Endfell

Dal luglio 1973 il vulcano è in fase di quiescenza e pertanto è diventato un’attrazione turistica visitabile da chiunque con un percorso abbastanza semplice e breve fino alla cima per godere della vista circostante tra rocce, colate laviche, isolotti e mare.

Credits beertravlr IG – Pompei del Nord

Si può visitare poi il vecchio abitato di Heimaey, dove passeggiare tra cartelli che indicano le vie e la case seppellite dalla cenere e alcune abitazioni parzialmente ricoperte delle quali si possono vedere parti di pareti e finestre emergere dalla coltre nera solidificata.

# Come arrivare sull’isola

Aeroporti Islanda

L’approdo via aereo in Islanda è all’aeroporto internazionale Keflavík a Reykjakik con biglietti andata e ritorno (Wizz o Sas) da Milano a partire da 150 euro. 

Poi ci sono due possibilità per arrivare sull’isola di Heimaey: tramite un volo interno o traghetto. Da qui, scegliendo la prima opzione si dovrà effettuare il trasferimento all’Aeroporto nazionale di Reykjavík, situato a circa 50 km di distanza. Il volo diretto allo scalo di Vestmannaeyjar ha una durata di circa 30 minuti e il costo del biglietto è di circa 100 euro.

Nel secondo caso il costo dei biglietti è sensibilmente inferiore, attorno ai 15 euro, ma  bisogna mettere in conto circa 4 ore di viaggio per arrivare dall’aeroporto alla località costiera di Landeyjahöfn. La traversata dura poco più di mezz’ora ed è consigliato noleggiare un auto da imbarcare nel traghetto perché, anche in base alle condizioni meteo, il porto di ritorno potrebbe cambiare e non avere interscambi con il servizio di trasporto locale su gomma.

 

Continua la lettura: Vengo anch’io? No, tu no! Quattro luoghi incredibili che NON si possono visitare nel mondo

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.