Una trasformazione lunga quasi un secolo: da semplice slargo a piazza pedonale. I primi interventi risalgono agli inizi degli anni ’30, gli ultimi sono stati completati alcuni mesi fa. Vediamo come era un tempo e come è cambiata oggi.
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La trasformazione di piazza San Babila: meglio ora o quella del Novecento?
# I primi lavori negli anni ’30: da slargo stradale a piazza urbana

Un tempo era uno slargo, un incrocio di strade che portavano al cuore del centro. Ma nel 1931 San Babila inizia a cambiare pelle: non più semplice passaggio, bensì una vera piazza, progettata per dare respiro e prestigio al nuovo volto moderno di Milano. Negli anni Trenta arrivano i simboli del progresso: nel 1937 si innalza la Torre Snia Viscosa, primo grattacielo della città, su progetto di Alessandro Rimini, seguita nel 1939 dall’imponente Palazzo del Toro di Emilio Lancia e Raffaele Merendi, con le sue forme monumentali che anticipano il razionalismo milanese.
# Anni Sessanta: i cantieri per la linea 1

Negli anni Cinquanta, con la Galleria Passarella, lo spazio si completa e si struttura come nodo di scambio tra flussi pedonali e automobilistici. Poi arrivano i cantieri della metropolitana: la colonna al centro dell’imbocco di corso Venezia viene spostata, la piazza si svuota per lasciare spazio al sottosuolo, e nel 1964 si apre la stazione San Babila della linea M1.
# 1997: la nuova identità con la fontana di Dominioni, aiuole e collinette

Ma è solo nel 1997 che San Babila trova la sua nuova identità urbana: la piazza viene in parte pedonalizzata, riqualificata con una pavimentazione in porfido e pietra serena, arricchita da aiuole, leggere collinette verdi e da una fontana monumentale progettata da Luigi Caccia Dominioni. Donata a Milano dall’Ente Fiera, la fontana, intitolata “I monti, i laghi, i fiumi di Lombardia”, occupa 185 metri quadrati con una vasca di pietra che raccoglie l’acqua sgorgante da un pinnacolo in granito alto sette metri, metafora dell’acqua che scende dalle Alpi per irrigare la pianura lombarda.

Anche i materiali scelti sono racconto paesaggistico: serizzo della Val Masino, granito di Montorfano, rosa di Baveno, sasso rosso della Val Gerola.
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# 2023: l’ultima trasformazione in chiaroscuro con l’apertura della fermata M4

Dopo sette anni di lavori, San Babila è tornata alla città nel luglio 2023, ma non più com’era: ora è quasi tutta pedonale, svuotata del traffico che prima la attraversava da Corso Europa a Corso Matteotti, dove c’erano taxi in sosta e l’asfalto. Oggi quella fetta di piazza è stata livellata con la zona delle fontane e completamente ripavimentata in porfido e cubetti di granito nazionale posati in file parallele, con alti cordoli in cemento a separarla da Largo Toscanini. Un intervento che, preso singolarmente, risulta elegante e sobrio: visivamente ordinato, materico, ben proporzionato.

Ma appena si alza lo sguardo si nota il contrasto con il resto della piazza, rimasta in pietra scura: una dicotomia cromatica e stilistica che stona.
Anche il poco verde presente si è distribuito in modo diseguale: solo nel nuovo tratto tra corso Europa e largo Toscanini si trovano una decina di minuscole aiuole, ciascuna con un albero, e panchine in pietra, mentre altrove regna la nuda pavimentazione.

Le due uscite della metro, quella vecchia di M1 e quella nuova di M4, sono vicinissime, ma diverse per forma, dimensione e stile architettonico.

E poi ci sono gli arredi urbani: lampioni standardizzati, poco curati, che poco hanno a che vedere con la vocazione storica e simbolica della piazza. San Babila oggi è più accessibile e vivibile, ma anche più disomogenea. È come se Milano avesse messo mano a uno dei suoi luoghi più centrali in modo raffazzonato, senza osare un progetto unitario e armonico.
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FABIO MARCOMIN
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Abbiamo una piazza che è la copia evidente dell’attuale Amministrazone: una mano non sa cosa fa l’altra, e tutte e due fanno solo casino. E’ la Milano attuale, che si serve di architetti che non conoscono il territorio, e soprattutto Milano, così come sembra gli stessi amministratori. Prova ne sia l’ultima metropolitana, la 4, fatta in modo da non coincidere con le altre metropolitane almeno in un paio di punti e di essere avulsa dal contesto. L’unico pro, che porta al Forlanini.