7 PAROLE VENEZIANE che sono diventate ITALIANE

Anche il saluto più usato viene dal Veneziano: ma qual è la sua origine? E il significato delle altre parole entrate nella lingua italiana

0
Credits: Unsplash

Anche se non sei mai stato a Venezia e non hai parenti veneti, scommetto che conosci almeno 7 parole veneziane. Non ci credi? Continua a leggere.

7 PAROLE VENEZIANE che sono diventate ITALIANE

Tra tutte le magnifiche città che l’Italia custodisce, Venezia è senza dubbio tra le più meravigliose. Da quando mi sono trasferita qui, non ho mai smesso di ammirarla, affascinata, per la sua bellezza, originalità, e magia. Il silenzio che si respira, palpabile, durante le sere d’estate nelle calli secondarie, o la nebbia che la avvolge con le prime giornate d’autunno, o l’acqua alta, famosa in tutto il mondo ma inimmaginabile se non la si sente sulle proprie gambe. Mi sono innamorata di questa città dal primo momento in cui l’ho vista, e parlerei per ore di quanta storia e splendore abbia dentro di sé.

Ma oggi non voglio portarvi a visitare qualche luogo turistico, nessun ponte e nemmeno un campo. Sebbene vi consigli caldamente di andare a vedere posti come Piazza San Marco, il ponte di Rialto o quello dell’Accademia prima o poi, oggi vi porto a scoprire Venezia attraverso il suo dialetto. Perché, che ci crediate o no, sono molte le parole veneziane che sono entrate di diritto non solo nella lingua italiana, ma, in alcuni casi, addirittura in lingue come l’inglese, il francese, o il tedesco. 

Alcune, prevedibili e ovvie, le usiamo forse senza rendercene conto: è il caso di laguna (che a sua volta deriva da lacuna, latino per “vuoto”), o darsena e arsenale (che sembrano invece provenire dall’arabo dār aṣ-ṣina’a, “fabbrica”). Poi c’è giocattolo, che si è attestato vincendo sul toscano balocco e sembra derivare proprio da come i veneziani chiamavano i giochi dei bambini, xugàtoli. Gondola non ha bisogno di spiegazioni: sembra sia la versione veneziana del greco medievale κονδοῦρα, che, appunto, significava “barca”. 

Ma andiamo oltre. Scopriamo insieme qualcuna delle parole più originali e insospettabili… Ecco a voi 7 parole veneziane che sono diventate italiane.  

I Libri di Milano Città Stato a casa tua: scopri come fare

# Ciao

Credits: Unsplash

La prima di questa lista deve senza dubbio essere la più famosa e internazionale. La parola che ci rappresenta all’estero. Ciao. Questa parola altro non è che l’italianizzazione di “s’ciavo”, che significa “schiavo”, e in origine indicava l’amicizia e la devozione provate da chi pronunciava il saluto. Anche se sembra essere l’emblema della lingua italiana, “ciao” è con noi soltanto dall’inizio del Novecento. Ma si è diffusa così tanto e così in fretta, da essere presente in ben 24 lingue straniere!

# Marionetta

Credits: Unsplash

Erroneamente confusa col burattino, la marionetta è sicuramente più conosciuta della sua origine. Risale a prima dell’anno Mille. Si racconta che dei pirati triestini rapirono alcune promesse spose insieme alle loro doti, ma i valorosi condottieri veneziani riuscirono a trarle in salvo senza che venisse loro recata offesa alcuna. Da quel momento, come ringraziamento alla Vergine per il salvataggio, si decise che le famiglie nobili avrebbero provveduto alla dote di 12 ragazze della città che non potevano permettersela, e che queste avrebbero sfilato in città in ricordo della valorosa spedizione. Ma quando tutte le ragazze della città vollero questo onore, Le Marie, questo il nome che presero le 12 fanciulle che di anno in anno facevano sfoggia di sé tra le calli, vennero sostituite da 12 grandi figure di legno, ribattezzate “Marione” per la loro dimensione. E quando commercianti iniziarono a riprodurle in forma ridotta… Ecco che nacquero le marionette.  

# Quarantena

Credits: Finestresull’Arte

Mai parola sembra essere più attuale ai giorni nostri. Ma in realtà la quarantena ha origini ben più antiche. Le isole della laguna veneziana sono state vittime di pestilenze ed epidemie ben prima di quelle moderne, e il governo veneziano fu il primo a introdurre provvedimenti restrittivi per cercare di arginare i contagi. Nel 1468 in laguna fu istituito il Lazzaretto Nuovo, dove chiunque fosse sospettato di essersi ammalato veniva isolato per quaranta giorni. Se effettivamente infetti, i malati venivano infine portati al Lazzaretto Vecchio, che aveva sede nella vecchia isola di Santa Maria di Nazareth, di cui la stessa parola lazzaretto deriva.

# Pantaloni 

Credits: VeneziaToday

Questa—ammettiamolo—è piuttosto logica. Se quando pensiamo ai calzoni lunghi che comunemente indossiamo li chiamiamo pantaloni è merito delle maschere della Commedia dell’Arte veneziana. Il termine deriva infatti dal tipico travestimento della maschera di Pantalone. Quel particolare tipo di indumento era infatti così diffuso tra il popolo veneziano che persino in Francia iniziarono a chiamarlo pantalons. 

# Gazzetta

Credits: Wikipedia

Avete presente quel quotidiano che acquistate in edicola ogni giorno? Sappiate che è vecchio più di 500 anni. Durante il 1500, infatti, la Repubblica Serenissima aggiornava la popolazione con un giornale, pubblicato in poche pagine, e venduto al prezzo di due soldi. E sapete come si chiamava quella moneta? Gaxeta. A questo punto, è facile indovinare che la moderna gazzetta ne sia l’italianizzazione, e che nel corso degli anni sia  diventata sinonimo di quel periodico pieno di notizie utili agli abitanti di una determinata zona.

# Ballottaggio

Credits: Corriere della Sera

Originariamente, il ballottaggio non era altro che la complicata procedura che veniva messa in atto per eleggere il Doge. Per assicurare una votazione imparziale e anonima, alcune palline d’oro e d’argento (le ballotte) venivano inserite all’interno di un’urna, per poi essere estratte a sorte dai senatori. Anche questa parola, da Venezia fluisce quindi nella lingua italiana e non solo: il termine viene ripreso anche dagli Stati Uniti (“ballot”) e dalla Francia (“ballottage”). Quando le nuovissime democrazie dovettero infatti scegliere un sistema elettorale, puntarono all’unico esempio di democrazia presente nel 1700: quella veneziana.

# Imbroglio

Credits: serenaitalian

Dove ci sono votazioni, c’è quasi sempre qualcuno che grida all’imbroglio. Ed eccoci qua. Per tramare ai danni delle elezioni e truccare il sicuro sistema delle ballotte, pare che i membri del Consiglio della Serenissima si incontrassero in un giardino alberato nei pressi del Palazzo Ducale. Il Brolio, di cui la parola imbroglio è l’italianizzazione. 

Fonte: Babbel, IlPost

Continua la lettura con: 10 PAROLE del DIALETTO MILANESE intraducibili in ITALIANO

GIADA GRASSO 

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 


Articolo precedenteA Modena il QUARTIERE DEL FUTURO
Articolo successivoL'”ARCO del TRIONFO” di via Arzaga: l’APOTEOSI del POSTMODERNO
Giada Grasso
Classe 1987, nasco a Catania, vivo a Venezia, e parlo toscano. Per riscattare una parlantina alquanto solida, mi laureo in Comunicazione e mi specializzo in Scienze del Linguaggio. Mi piace viaggiare, anche e soprattutto con la mente, e spaziare tra i più disparati interessi: canto, continuo a studiare lingue che mi stimolino, programmo, leggo libri di neuroscienze e sociologia, medito nel tempo libero, fotografo quando trovo la luce colpire gli oggetti nel modo giusto, pettino una gatta che non vuole saperne di essere acconciata.