L’ecomostro incompiuto che da 10 anni spaventa Milano

Un edificio incompiuto sorto al posto di un’autorimessa oscura da anni le abitazioni vicine e preoccupa per la sua instabilità

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Maps - Ecomostro via Maiocchi 13
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Da oltre dieci anni una struttura incompiuta occupa un cortile nella zona di Porta Venezia. Lo stop del Tar ha bloccato la costruzione, ma ora i residenti temono per la sua stabilità.

# Un garage trasformato in palazzo

Maps – Via Maiocchi 13

Fino al 2006, al civico 13 di via Maiocchi esisteva un’autorimessa coperta, con struttura leggera in metallo, utilizzata come garage. L’edificio era basso, isolato, e confinava con i cortili interni di diversi palazzi residenziali. Il lotto era classificato come commerciale e aveva accesso da un passo carraio condiviso. Nel 2007 il Comune di Milano rilasciò un permesso di costruzione per un nuovo fabbricato residenziale. Il progetto prevedeva la demolizione del garage e la costruzione di un edificio di otto piani fuori terra, con box interrati e appartamenti in verticale. Il cambio di destinazione d’uso da autorimessa a residenziale fu consentito dal Piano Regolatore vigente. In opposizione al progetto e al suo impatto, si costituì il “Comitato anti ecomostro di via Maiocchi”, formato dai residenti dei palazzi circostanti. Le contestazioni riguardavano volumetria, altezze e distanze minime non rispettate. La demolizione avvenne nello stesso anno e il cantiere fu avviato nel 2008. Da quel momento l’area cambiò volto in modo irreversibile.

# L’ecomostro in un lotto di 580 mq

Maps – Ecomostro via Maiocchi 13

Al posto dell’autorimessa demolita, nel 2008 iniziarono i lavori per il nuovo edificio, concepito come palazzina di otto piani, poi annunciata come nove. Il lotto misura circa 600 metri quadrati e l’intervento si sviluppava in profondità, su una pianta stretta, incastonata tra edifici preesistenti. Le distanze dalle abitazioni confinanti erano in alcuni casi inferiori ai quattro metri, con finestre direttamente rivolte verso le facciate cieche della nuova costruzione. L’impatto visivo fu immediato: la luce naturale fu ridotta drasticamente per molti appartamenti. Alcuni residenti definiscono la struttura “un muro” tra i palazzi, altri hanno coniato il termine “ecomostro”. La struttura, pur non completata, ha alterato definitivamente il rapporto spaziale all’interno dell’isolato. Oggi resta uno scheletro in cemento armato e pannelli lignei, abbandonato e privo di qualsiasi funzione. 

# Proteste e iter giuridico

Il progetto fu avviato da Orceana Real Estate, che nel 2007 presentò una DIA per costruire un edificio residenziale in sostituzione di un garage. Nel 2011, il Comune di Milano ordinò la sospensione dei lavori, rilevando la mancanza del parere dei Vigili del Fuoco e la violazione delle distanze minime tra edifici, inferiori ai dieci metri previsti. L’altezza di otto piani, pur formalmente autorizzata, fu ritenuta dai residenti eccessiva rispetto al contesto urbano. Il Comitato anti ecomostro avviò una serie di ricorsi, accolti successivamente dal TAR, che confermò la non conformità dell’intervento, pur senza disporre la demolizione. Nel frattempo, nel 2012, la società fallì e il cantiere restò senza un soggetto operativo. Il curatore fallimentare tentò più volte la vendita senza esito. Anche i contatti con il Comune per un intervento diretto si interruppero senza risultati. Fino a tempi recenti, la situazione è rimasta immobile.

# Situazione attuale e nuovo allarme

A oltre dieci anni dallo stop, il cantiere è ancora fermo. Resta visibile lo scheletro, con materiali esposti agli agenti atmosferici e detriti all’interno. I residenti segnalano da anni rischi sanitari e strutturali, in assenza di controlli tecnici. Tra gli elementi visibili di deterioramento ci sono i ponteggi metallici arrugginiti e i pannelli in legno, inizialmente previsti come parte di un sistema costruttivo innovativo oggi compromesso. Il Comitato ha inviato nuovi solleciti al Comune per la messa in sicurezza dell’area e l’avvio della demolizione. Il fabbricato non è abusivo e per questo non rientra nelle demolizioni automatiche decise per immobili irregolari. Il rischio maggiore è legato alla stabilità degli elementi strutturali lasciati incompiuti. L’area non è recintata completamente e l’accesso non risulta sempre interdetto. L’unica novità concreta è l’inserimento dell’edificio in un’asta giudiziaria fissata per il 19 marzo 2025, con prezzo base di 2,8 milioni, per la quale però non ci sono aggiornamenti. La vendita comprende otto appartamenti e autorimesse, ma restano forti dubbi sull’effettivo interesse del mercato.

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FABIO MARCOMIN


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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

1 COMMENTO

  1. Ed ecco dimostrata ancora una volta l’insipienza dell’Amministrazione milanese. Primo per aver dato l’autorizzazione alla costruzione senza controllare l’area circostante. Secondo per non aver ancora intimata la demolizione del fabbricato omai fatiscente, fonte di pericolo. Quando l’Amministrazione vuole, si fa in prima persona; quando non gliene può fregar de meno, la colpa è di tutti gli enti più o meno interessati, tranne che dell’Amministrazione. Neanche la messa in sicurezza. Si demoliscono garage, e poi ci si lamenta delle macchine in strada.

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