Meneghino, il «servitore della domenica»: tre secoli fa il debutto a teatro

Dal 1695 simbolo della città, nato dalle opere di Carlo Maria Maggi: servo arguto e irriverente, icona del dialetto milanese

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Meneghino
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Era l’estate del 1695 quando, sul palco di un teatro milanese, apparve per la prima volta Meneghino, creato da Carlo Maria Maggi. Con il suo debutto nella commedia Il manco male, prendeva vita un personaggio destinato a diventare la maschera per eccellenza della città: un servo arguto, pronto a sbeffeggiare i potenti e a incarnare lo spirito popolare meneghino.

# Il debutto di Meneghino, il “servitore della domenica”

credits: pinterest

330 anni fa “Meneghino” debuttava sul palco di un teatro, nell’opera in dialetto milaese intitolata “Il manco male”. Era l’estate del 1695, e lo scrittore e commediografo Carlo Maria Maggi (Milano 1630-1699) aveva creato il personaggio che rappresenta la maschera di Milano, inserendola in alcune sue opere teatrali. Il Maggi, nel suo lavoro di creatore di storie da esprimere sulle assi di un palco, ideò, tra gli altri, un personaggio dal nome anagrafico di Domenico Pecenna, che veniva chiamato Meneghino in quanto, non solo diminutivo di Domenico, ma servitore della Domenica: nell’antichità le famiglie nobili e ricche avevano la servitù tutti i giorni, H24.

Chi aveva meno disponibilità economica, assumeva governanti solo per alcuni giorni della settimana, chi non aveva disponibilità tale da potersi permettere una servitù stabile, chiamava nella propria pomposa dimora un servitore solo la domenica, per farlo lavorare ai buffet festivi invitando amici e parenti. Dalla parola “domenica”, nasceva il termine “Domenichino”, quindi “Meneghino”.

# Servitore allegro e spiritoso

Credits Andrea Cherchi – Aleardo Caliari, ultimo Meneghino di Milano, durante il Carnevale Ambrosiano. Scomparso nel 2022 all’età di 77 anni

Maggi lo rappresentava come personaggio allegro, spiritoso, dal buon carattere ma, al tempo stesso, dalla propensione all’irriverenza e alla presa in giro verso il potente e il pre-potente. Moglie di Meneghino è Cecca, a cui viene accostato il termine “birlinghitt”, che in milanese significa, fronzoli, nastri, oggi diremo accessori per abiti femminili per donne che “se la tirano un po’ ” .

Durante le Cinque giornate di Milano del 1848, la maschera di Meneghino venne esposta nella resistenza sulle barricate. Se nella citata “Il manco male” Meneghino era personaggio secondario, nell’altra opera di Maggi “Il Barone di Birbanza”, rivestì un ruolo decisamente più centrale, per essere la figura principale in “I consigli di Meneghino”, sempre di Maggi, realizzata nel 1697.

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Meneghino fa sempre la parte del servo, saggio e brillante, ora al servizio di Polidoro (giovane rampollo, di ricca famiglia, alla ricerca di una sposa), ora di Fabio, (ragazzo di nobile famiglia che vuole sfuggire al matrimonio combinatogli dal padre), ora invece servo di un anziano e malato signore che corre il rischio di essere raggirato.

# Valorizzato come icona per promuovere il dialetto milanese

Meneghino

Dopo la morte di Carlo Maria Maggi, la figura di Meneghino rischiava di essere rimossa, soprattutto dai dibattiti del mondo intellettuale sul trovare la lingua che potesse rappresentare l’unità culturale d’Italia, a cent’anni circa dall’avvento della stessa Unità d’Italia. E in questo dibattito pareva che fosse il fiorentino a vincere questa campanilistica disputa. Fu Domenico Balestrieri (poeta milanese) a difendere e a valorizzare la figura di Meneghino, come icona per promuovere il dialetto milanese.   

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FABIO BUFFA


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Fabio Buffa
Nato ad Alessandria, classe 1969, nel 1988 sono entrato per la prima volta in una redazione giornalistica, per collaborare e fare gavetta al Piccolo di Alessandria. Sono pubblicista dal 1996 e ho collaborato per varie testate, sia come giornalista che come vignettista satirico e scrittore di freddure. Dal 1992 lavoro nel sociale.

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