Gianni Rivera, il primo calciatore italiano a vincere il Pallone D’Oro

Il giovane talento dei "Grigi" mandrogni

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Rivera
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65 anni fa Gianni Rivera passava al Milan. Iniziava così una delle epopee, sportive, calcistiche e più in generale del costume italiano, che hanno caratterizzato almeno trent’anni della nostra vita.

# Il giovane talento dei “Grigi” mandrogni

Rivera nell'Alessandria
Rivera nell’Alessandria

È finita la stagione calcistica 1959/60: l’Alessandria retrocede in serie B. In serie A non ci metterà più piede. Gianni Rivera è il giovane talento dei “Grigi” mandrogni, non ha ancora 17 anni (visto che è nato ad agosto del 1943) è reduce da 26 presenze nella massima serie con la maglia della sua città e 6 reti. Milan e Alessandria definiscono un contratto (per un totale di 65 milioni di lire) che aveva avuto già il primo passaggio un anno prima, quando i rossoneri acquistarono il 50% del cartellino di Rivera (che rimane comunque all’Alessandria), per 5 milioni di lire, e nell’estate del 1960 lo comprano a titolo definitivo riscattandolo con ulteriori 60 milioni.

# La vita ad Alessandria e il debutto nella prima squadra di calcio della città

Rivera, è nato a cresciuto ad Alessandria, dove a 10 anni entra a far parte dei “fanciòt” di Santa Maria del Castello, oratorio, adiacente all’omonima chiesa, di estrazione salesiana, quindi Gianni diventa uno dei tanti “figli” di Don Bosco. A dire il vero era nato appena fuori la città, nella frazione di Valle San Bartolomeo, in piena campagna, perchè i suoi, papà Teresio e mamma Edera Arobba, portarono i due figli (Gianni ha un fratello minore) fuori dal centro alessandrino, per avere qualche possibilità in più di sfuggire ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Alla Don Bosco di Piazza Santa Maria del Castello, Rivera impara i rudimenti del calcio e già si vede che ha il talento di chi può ambire a far diventare il pallone il proprio mestiere. Cresce nelle giovanili dell’Alessandria e verso la fine del campionato di serie A 1958/59, debutta in prima squadra, per volontà di mister Franco Pedroni: è il 2 giugno del 1959 e al Moccagatta arriva l’Inter, il match finisce 1-1. Silvio Piola, che lo aveva già adocchiato, dichiarerà, “alla sua età io non sarei mai stato capace a fare le cose che fa lui”.

Gianni Rivera ha tecnica, è preciso nei passaggi, il suo è un calcio che è “tutto un ricamare”, come dirà qualche giornalista, ma soprattutto, a soli 15 anni (16 ancora da compiere), ha già tanta personalità. Ecco perchè, già nell’estate del 1959, il Milan, non solo gli mette gli occhi addosso, ma già firma un contratto con l’Alessandria per averlo l’anno dopo. La stagione 1959/60 è quella in cui Gianni Rivera gioca tutto l’anno in prima squadra e, con il gol segnato alla Sampdoria nell’ottobre del ’59, è il secondo giocatore più giovane in assoluto a segnare in serie A. Il primo rimane Amedeo Amadei. 

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# Il primo italiano a vincere il Pallone d’Oro

Rivera

Alla fine della stagione la sua Alessandria retrocede in B, lui realizzerà 6 reti e onorerà l’accordo firmato un anno prima col Milan, passando ai rossoneri e diventando il giocatore (forse) più iconico della storia della squadra rossonera. Ad Alessandria non la prendono bene, la retrocessione brucia parecchio e Rivera viene additato come un “traditore” della maglia grigia. Il simbolo della squadra alessandrina è l’Orso Grigio e, nei momenti onirici degli sportivi di questa città tra Tanaro e Bormida, si materializza la scena in cui l’Orso combatte con il diavolo rossonero, per non farsi sfuggire Rivera, ma il diavolo avrà la meglio. Rivera in rossonero milita dalla stagione 1960/61 alla 1978/79, con 501 presenze e 122 reti. Nel 1969 è il primo italiano a vincere il Pallone D’Oro. Con il Milan vincerà tre campionati, due Coppe Campioni e un’Intercontinentale. Fu tra i più attivi protagonisti della mitologica Italia-Germania 4-3 del 1970 e rimane tutt’oggi il centrocampista più prolifico, in quanto a gol segnati, in serie A.

# Soprannominato l'”Abatino” da Gianni Brera

Gianni Brera

Ma Rivera è anche “costume”: è l’Abatino di Gianni Brera, per quella sua fisionomia gracile, fine e perbene, da giovane dell’Azione Cattolica. Rivera è stato un simbolo del gossip (vedi la storia con Elisabetta Viviani), si parlò di lui per gli stretti scambi di opinione con Padre Ligio. Rivera è rappresentato con le citazioni in diversi film della commedia all’italiana, l’intevista sull’autobus effettuata con Beppe Viola, il carattere spigoloso e, malgrado una democristianità innata, quello spirito anarcoide che lo ha contraddistinto dentro e fuori dal campo.

# La parentesi politica

E poi ci fu anche la politica, da parlmentare della DC, poi dell’Ulivo di prodiana memoria, il Patto Segni, la Margherita, il ruolo da sottosegretario e la chiamata di Silvio Berlusconi per la Casa delle Libertà, a cui Rivera non disse di no. Rimane poi al Centro, ma oltreppassando il confine verso sinistra, per le europee del 2004. Insomma, Rivera è un po’ come quel mio lontano parente che diceva: “io non ho mai smesso di essere democristiono, al centro…non mi sposto mai; è il mondo che si sposta: se si sposta verso destra io vengo additato come comunista, se si sposta verso sinistra, ecco che mi accusano di essere fascista”.  

Però 65 anni fa Gianni Rivera era solo un ragazzino che aveva l’ambizione di non “bruciarsi” troppo presto in serie A. Poi si è dovuto accontentare di diventare un mito.    

FABIO BUFFA

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Fabio Buffa
Nato ad Alessandria, classe 1969, nel 1988 sono entrato per la prima volta in una redazione giornalistica, per collaborare e fare gavetta al Piccolo di Alessandria. Sono pubblicista dal 1996 e ho collaborato per varie testate, sia come giornalista che come vignettista satirico e scrittore di freddure. Dal 1992 lavoro nel sociale.

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