Giacinto Mondaini, maestro milanese dell’arte satirica e surrealistica

Uno dei personaggi più eclettici e riservati, nella sfera dell'informazione, dell'arte e del cinema milanesi e nazionali

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Cosa c’entrano tra loro, Milano, il papà di Sandra Mondaini e il Manifesto di Ventotene, tanto citato recentemente per le accesissime polemiche tra destra e sinistra? Un bel niente, ma il nesso lo andiamo a trovare noi.

Giacinto Mondaini, maestro milanese dell’arte satirica e surrealistica

# Il “filmetto” che immaginò l’Europa unita prima dei politici

starpolitics.it – Partire è un po’ morire

Nel 1951 usciva il film (della durata di circa un quarto d’ora) “Partire è un po’ morire” che, visto il periodo e letto il titolo, sembrerebbe una pellicola sentimentale in bianco e nero, realizzata col chiaro intento di strappare qualche lacrima al pubblico femminile in sala. Invece no. Il regista lo definisce “filmetto”, un po’ per la breve durata e un po’ perchè viene considerato qualcosa di sperimentale, da non prendere troppo sul serio. Quel diminutivo, “filmetto”,  vuol dire mettere le mani avanti.

Ma torniamo al nesso prima citato: questo film, inserito nel genere della “farsa surrealista”, mette il dito nella macchinosa, lenta e insopportabile burocrazia italiana, nel richiedere un passaporto per recarsi all’estero, e la conseguente difficoltà nel superare la sbarra doganale tra uno stato e l’altro dell’Europa. I protagonisti, Peppino De Filippo e Margit Seeber, uniti nell’amore, rappresentano, lui il cliché del maschio mediterraneo, tipico dell’Europa del Sud, lei (austriaca) quello dell’algida ragazza del centro-nord continentale. In questa pellicola, si auspica un’Europa senza passaporti e senza dogane, in cui, surrealisticamente, sarà un albero, in cui i due protagonisti andranno a vivere con tanto di prole, la metafora di un’Europa unita, caratterizzata dalla libera circolazione. Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi ci perdoneranno se diciamo che il loro Manifesto di Ventotene, sette anni dopo la stesura, fu (involontariamente) spiegato in modo più comprensibile dell’originale, da Peppino e dalla sua bella “crucca”, in un “filmetto”, come lo citava nei titoli iniziali il regista.

# Mondaini e Milano

Credits: @instaicons.it
Sandra Mondaini, figlia di Giacinto

Fin qui abbiamo parlato di Ventotene e di Europa. Ma Mondaini e Milano? Cosa c’entrano? Il regista di quella pellicola era Giacinto Mondaini, padre di Sandra, nato a Milano il 22 gennaio 1902. Era un pittore, disegnatore, illustratore, umorista e si diede anche alla sceneggiatura e alla regia.

Molto giovane, sposa Giuseppina (Jodephine) Lombardini, di due anni più anziana, dalla quale, nel 1931, nascerà proprio la famosa attrice mancata 15 anni fa.  

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Col soprannome di “Giaci”, fu uno dei personaggi più eclettici e (paradossalmente, ma non troppo) riservati, nella sfera dell’informazione, dell’arte e del cinema milanesi e nazionali. Di lui si dice che fosse un tipo ironico, burbero e “selvatico”. Nasce artisticamente come pittore, poi offre le proprie abilità grafiche al mondo delle vignette satiriche: quelle realizzate da lui diventavano vere e proprie opere d’arte.

# L’approdo nella rivista satirica “Il Bertoldo”

Nel 1936 entra a far parte della rivista satirica milanese “Il Bertoldo”, affiancando Giovannino Guareschi. Le vignette di Mondaini, in linea con la stessa rivista, non erano di stampo antifascista, come quelle di altri giornali, fatti subito chiudere dal regime guidato da Mussolini. I suoi erano disegni che raccontavano il mondo in modo surrealistico, anche difficile da comprendere per le menti più semplici. Diciamo che diversi gerarchi milanesi non capirono articoli e vignette satiriche del Bertoldo, così, nel dubbio, iniziarono a metterlo sotto la lente d’ingrandimento, fino alla forzata chiusura della stessa testata per il bombardamento americano in piazza Carlo Erba, in cui vi era proprio la redazione del Bertolo, nel pomeriggio del 30 settembre 1944.

Dieci anni prima Giacinto Mondaini era stato sceneggiatore del secondo film di Vittorio De Sica in qualità di attore: il titolo (era il 1935) è “Darò un milione”. Ad essere precisi questa commedia si ispirava al racconto scritto da Mondaini “Buoni per un giorno”.

# L’eredità

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Morì nella sua Milano il 7 ottobre 1979. 

Lascia in eredità tantissime opere, tra cui disegni per francobolli, cartelloni pubblicitari, vignette per riviste e fumetti. Oltre a pitture su tela, in alcune delle quali chiese alla figlia Sandra di fargli da modella. Diversi suoi personaggi satirici, avevano una bonaria insolenza tipica dello stesso artista, icona di una Milano ironica e irriverente, burbera e riservata. Un po’ come dire, “facciamo un po’ di cagnara insieme, ma non allargarti troppo, sta su da doss”.  

FABIO BUFFA

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Fabio Buffa
Nato ad Alessandria, classe 1969, nel 1988 sono entrato per la prima volta in una redazione giornalistica, per collaborare e fare gavetta al Piccolo di Alessandria. Sono pubblicista dal 1996 e ho collaborato per varie testate, sia come giornalista che come vignettista satirico e scrittore di freddure. Dal 1992 lavoro nel sociale.

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