“Squillino le trombe, entrino le squadre !!”, tra gli anni sessanta e settanta fu uno dei “motti” più popolari d’Italia. Una sorta di inno nazionale dell’era del boom economico, un simbolo di un’Italia che aveva superato gli anni della ricostruzione post-bellica, si trovava nel bel mezzo del boom economico, vedeva l’aumento esponenziale dei beni di consumo di massa e, attraverso la forte migrazione dal Sud al Nord della Nazione, sembrava potesse davvero sancire quell’unità nazionale che un secolo prima cambiò la nostra storia.
Febo Conti, pioniere della televisione educativa e Ridolini italiano
# 80 anni fa il suo debutto nella radio della Svizzera Italiana
“Squillino le trombe, entrino le squadre” in un certo senso voleva ribadire l’unità nazionale, attraverso i ragazzi delle scuole medie che, partecipando alla trasmissione televisiva che iniziava proprio con quel motto, si sfidavano in giochi e quiz di cultura generale, toccando a turno tutte le regioni d’Italia. Parliamo del programma “Chissà chi lo sa?”, ma soprattutto del proprio storico conduttore, Febo Conti, un milanese che seppe interpretare il mondo della televisione con un entusiastico garbo e con una buona dose di poliedricità. Proprio 80 anni fa debuttava davanti al grande pubblico in Radio, quella della Svizzera Italiana: era infatti il 1945, quando il diciannovenne Conti conduceva i programmi “La costa dei barbari” e “Il Dante avvelenato”.
# L’imitazione del clown Ridolini

Era nato il giorno di Natale, del 1926, a Bresso: dopo le scuole di avviamento, si iscrive all’istituto tecnico statale e, attorno ai 18 anni, lo troviamo sui palchi di piccoli teatri ad esibirsi nell’imitazione di “Ridolini”, il personaggio clownesco interpretato dal 1918 dall’attore statunitense Larry Semon. Ridolini, anche dopo la morte dello stesso Semon, avvenuta nel 1928, in Italia fu un personaggio popolarissimo e Febo Conti era un sosia straordinario, sia nella rigida estetica che nelle movenze.
L’artista di Bresso dopo la Liberazione si mette a lavorare per Radio Milano, al fianco di Liliana Feldman, Evelina Sironi, Gianni Bortolotto e Checco Rissone. Ma il teatro rimaneva comunque un’entità espressiva che attirava troppo la voglia di esibirsi di Febo, così si aggregò alla compagnia della quale faceva parte Giustino Durano, per lavorare nell’avanspettacolo.
# Le esperienze in radio e tv con il successo di “Chissà chi lo sa?”

Dopo varie esperienze tra Radio e Televisione (di quest’ultima fu uno dei principali pionieri) e dopo un periodo trascorso in Brasile, ecco che nel luglio 1961, debutta con “Chissà chi lo sa?”, programma televisivo ideato e diretto da Cino Tortorella (il Mago Zurlì), che al sabato pomeriggio andava in onda dagli studi Rai milanesi di Corso Sempione. Doveva essere una trasmissione sperimentale per i ragazzi, destinata a durare poco, magari per lasciare spazio ad altri progetti simili, invece durò dal 1961 al 1974, con sole due stagioni di sospensione.
# La vita privata

Nel frattempo Febo aveva sposato la cantante Jugoslava Italia Vaniglio, e aveva avuto il figlio Fabio, mancato alcuni anni fa. Aveva condotto il Gazzettino Padano, si era ancora esibito in teatro anche con opere in dialetto milanese e, con “Chissà chi lo sa”, divenne una sorta di secondo padre per molti ragazzi.
Febo Conti incise dischi, di canzoni e di giochi. Negli anni settanta condusse con Enza Sampò “Il circolo dei castori”, per passare poi a “Circodieci”. Poi ci fu un periodo di allontanamento dal mondo della televisione, per tornarci nelle trasmissioni revival.
Morì il 16 dicembre 2012 all’Ospedale Montecroce di Desenzano, località nella quale si era trasferito da diversi anni. Poco dopo mancò la moglie.
FABIO BUFFA