Carlo Manzoni, autore del mitico signor Veneranda

Uno dei grandi maestri di satira, umorismo e ironia milanesi. Per una vignetta ricevette una condanna a otto mesi di carcere

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Carletto Manzoni
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Un vero numero uno in fatto di satira, umorismo e ironia milanese. Fu anche autore per programmi televisivi e radiofonici, scrittore di romanzi e narrativa. Una vignetta gli costò una condanna per vilipendio. 

Carlo Manzoni, autore del mitico signor Veneranda

# Uno dei maestri di satira e umorismo milanesi

Carletto Manzoni

Quando si parla di satira, umorismo e ironia milanesi, nelle nostre meningi si aggrovigliano decine di nomi, tra attori, scrittori, cantanti e vignettisti. Permetteteci di dire che uno dei grandi maestri di questi generi di comunicazione è stato Carlo Manzoni, detto Carletto, autore del mitico signor Veneranda, con quelle storie strampalate che vennero riprese da un altro grande artista meneghino, Tino Scotti, con le sue indimenticabili gags. Non solo: le storielle di Veneranda vennero adottate anche nelle pubblicità degli anni sessanta da Erminio Macario e le troviamo ancora oggi nelle recite di diverse scuole. 

# La collaborazione con la rivista “Bertolo”

Manzoni nacque a Milano il 16 aprile 1909, dopo gli studi entrò a lavorare in un laboratorio di architettura, luogo che mal sopportava, ma qui acquisì preziosi rudimenti del disegno che, un po’ dopo, gli furono utili per proporre lavori di satira attraverso le vignette. Vignette che gli attirarono tanti consensi e alcuni grattacapi giudiziari.

Iniziò a scrivere romanzi, il suo era uno stile spigliato, all’insegna dell’ironia e dell’umorismo, che per lo più rappresentava personalità di fantasia (ma non troppo) del tessuto sociale milanese. Nel luglio del 1936 nella città meneghina nasce il “Bertolo”, rivista di satira edita dalla Rizzoli, che voleva diventare la versione nordista del “Marc’Aurelio” di Roma, nato cinque anni prima. Ovviamente il prodotto umoristico sorto all’ombra della Madonnina non poteva trascurare la possibilità di accogliere nella propria redazione Carletto Manzoni, che collaborò per diversi anni.

# Il lavoro da “Candido”, che voleva essere l’organo ufficiale della satira di destra, dove una vignetta gli costò una condanna

Dalle ceneri del “Bertolo”, nel 1945 nacque “Candido”, altra rivista satirica, fondata dal milanesissimo Giovanni Mosca e da Giovannino Guareschi, che ne divenne il direttore: voleva essere l’organo ufficiale della satira di destra, visto che già allora era la sinistra a detenere lo scettro dell’umorismo contro il potere. Manzoni entrò a far parte di questo giornale, andando incontro a beghe politico-giudiziarie, per via di una vignetta da lui stesso realizzata in cui l’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi (era il 1950) passava in rassegna, anziché i corazzieri, due file di bottiglie di vino Nebbiolo.

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Cosa c’entrassero l’allora prima carica dello Stato con il pregiato rosso piemontese è presto detto: Einaudi era di Carrù, località delle Langhe che ospitava una grossa tenuta agricola del Presidente della Repubblica, dove quest’ultimo produceva vino, appunto il Nebbiolo. La vignetta incriminata di Carletto Manzoni porterà lui stesso e Guareschi (in qualità di direttore responsabile di “Candido”) a subire una prima denuncia di carattere parlamentare con una interrogazione. Da lì il giudizio passò alla magistratura che condannò il Manzoni otto mesi di reclusione per vilipendio al Capo dello Stato.

# Dalla scrittura di romanzi, gialli e comici, al ruolo di autore per programmi radio e tv

L’umorista milanese è famoso anche per la serie di romanzi, gialli e comici, intitolata “La suspense del riso”, che racchiude dieci storie. A livello di narrativa scrisse otto libri, tra cui “L’Itaglia, porca miseria!”, “Brava gente” e “E’ in casa il signor Brambilla?”.

Scrisse poi la sceneggiatura di due film, “Ho fatto 13”, del 1951 e “Per una valigia piena di donne”, fu poi l’autore della trasmissione televisiva degli anni cinquanta “Guarda chi si vede!” e delle due trasmissioni radiofoniche “Pronto chi spara?” e “Il Lobbia”.

Carletto Manzoni morì nella sua Milano il 16 maggio 1975 all’età di 66 anni.

# I racconti de “Il signor Veneranda”

amazon.it – Il Signor Veneranda

Su alcuni libri di scuola (elementari e medie) degli anni settanta, apparvero alcuni dei brevi racconti de “Il signor Veneranda”, personaggio nato dalla penna dell’umorista meneghino, che trova sempre qualcosa di ridire sui propri interlocutori, aggrovigliandosi in disquisizioni inutili e disarmanti che, però, un proprio senso lo hanno.

Per darvi un’idea vi proponiamo una delle storie del Veneranda, intitolata “La chiave”:

Il signor Veneranda si fermò davanti al portone di una casa, guardò le finestre buie e spente e fischiò più volte come volesse chiamare qualcuno.
A una finestra del terzo piano si affacciò un signore.
– È senza chiave? – chiese il signore gridando per farsi sentire.
– Si, sono senza chiave – gridò il signor Veneranda.
– E il portone è chiuso? – gridò di nuovo il signore affacciato.
– Si è chiuso – rispose il signor Veneranda.
– Allora le butto la chiave.
– Per fare cosa? – chiese il signor Veneranda.
– Per aprire il portone – rispose il signore affacciato.
– Va bene, – gridò il signor Veneranda – se vuole che apra il portone, butti pure la chiave.
– Ma lei deve entrare?
– Io no. Cosa dovrei entrare per fare?
– Ma non abita qui lei? – chiese il signore affacciato, che cominciava a non capire.
– Io no – gridò il signor Veneranda.
– E allora perché vuole la chiave?
– Se lei vuole che apra il portone non posso mica aprirlo con la pipa, le pare?
– Io non voglio aprire il portone, – gridò il signore affacciato – io credevo che lei abitasse qui: ho sentito che fischiava.
– Perché, tutti quelli che abitano in questa casa fischiano? – chiese il signor Veneranda, sempre gridando.
– Se sono senza chiave si! – rispose il signore affacciato.
– Io sono senza chiave – gridò il signor Veneranda.
– Insomma si può sapere cosa avete da gridare? Qui non si può dormire – urlò un signore affacciandosi a una finestra del primo piano.
– Gridiamo perché quello sta al terzo piano e io sto in strada – disse il signor Veneranda – se parliamo piano non ci si capisce.
– Ma lei cosa vuole? – chiese il signore affacciato al primo piano.
– Lo domandi a quello del terzo piano cosa vuole, – disse il signor Veneranda – io non ho ancora capito: prima vuol buttarmi la chiave per aprire il portone, poi non vuole che io apra il portone, poi dice che se fischio debbo abitare in questa casa. Insomma io non ho ancora capito. Lei fischia?
– Io? Io no… perché dovrei fischiare? – chiese il signore affacciato al primo piano.
– Perché abita in questa casa – disse il signor Veneranda -; l’ha detto quello del terzo piano che quelli che abitano in questa casa fischiano! Be’, ad ogni modo non mi interessa, se vuole può anche fischiare.
Il signor Veneranda salutò con un cenno del capo e si avviò per la strada, brontolando che quello doveva essere una specie di manicomio.

FABIO BUFFA

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Fabio Buffa
Nato ad Alessandria, classe 1969, nel 1988 sono entrato per la prima volta in una redazione giornalistica, per collaborare e fare gavetta al Piccolo di Alessandria. Sono pubblicista dal 1996 e ho collaborato per varie testate, sia come giornalista che come vignettista satirico e scrittore di freddure. Dal 1992 lavoro nel sociale.

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