Per diversi anni Milano è stata la dimora a cielo aperto di una delle personalità più originali e, al tempo stesso, struggenti, incontrate da tanti meneghini, più interessati a non farsi sconfiggere dal demone del tardi che ad osservare la fauna umana dei senzatetto, presente sulle panchine o negli anfratti dei portici.
# Il manager di successo diventato clochard

E’ la storia di Angelo Starinieri, manager si successo, poi diventato clochard per le avverse dinamiche di un’esistenza comunque sempre vissuta con passione e umanità. Poi la svolta, che gli ha consentito di rimettersi in piedi, malgrado un’età non più giovane e il fisico affaticato dalla strada. Ma la mente è sempre rimasta lucida e piena di rabbia. Una rabbia positiva, che gli ha consentito di tornare a lavorare, come consulente.
Angelo Starinieri era nato a Pescara nel 1938: il suo accento tradiva la provenienza abruzzese, in un linguaggio sempre chiaro e forbito. Si era laureato in architettura, poi aveva iniziato l’attività di dirigente come pubblicitario, collaborando con aziende dai marchi esclusivi, come Longines, Breil, Porche, Vecchia Romagna e Capucci Moda.
Una vita di successo, con la scelta di andare a vivere a Como, per godersi un po’ di tranquillità nel tempo libero, dopo giorni frenetici di lavoro, caratterizzati dall’edonismo e dalla competizione nella Milano da bere.
# Le avversità della vita e la decisione di vivere su una panchina in Cadorna

Nel 1999 però crolla tutto: “mio figlio muore, l’azienda dove lavoravo inizia ad avere grane di ordine giudiziario, io sono stato assolto, ma intanto ho dovuto pagare di tasca mia”. Perde gli affetti, il denaro, la casa e il proprio equilibrio psichico.
E’ il 2000 e si trova in piazzale Cardona per prendere il treno per Como: “perdo la coincidenza, mi sentivo già affranto per aver perso tutto…pure il treno. E decido di rimanerci, a Cadorna”, raccontò una decina di anni fa in un’intervista televisiva. La stazione di Milano Nord diventa la sua nuova casa: “per un po’ mi ha ospitato un amico, poi mi sentivo di troppo e ho scelto di andarmene, per fare il “barbone”.
E qui, non solo ha conosciuto la dignità e la forza di un mondo, quello dei senzatetto, che vuol dire sofferenza e solitudine, ma ha deciso di aiutare quella gente, di fare da “motivatore” alla randagia umanità dei senzatetto. Angelo volle dare una scossa a persone che, come lui, si erano ormai lasciate andare: “il clochard è un malato di pigrizia, perchè più vivi per strada e meno hai voglia di reagire, non pensi più, il tuo cervello si atrofizza”, racconterà in un intervista del 2014.
La sua panchina era la terza, entrando in Piazza Cadorna, davanti ai negozi. “Me l’aveva donata un barbone che, quando mi ha visto dormire in strada, si è commosso e mi ha ceduto quella sua umile dimora”.
Dicono che essere un clochard sia una scelta o, addirittura, sia una forma di libertà…”sciocchezze, voglio vedere chi è colui che si sente libero, dormendo in una Milano gelida in piena notte, con la scomodità del pavimento ghiacciato o di una panchina”. Un giorno, davanti al proprio giaciglio, passa una signora con un bambino che, rivolgendosi al piccolo, dice: “se non studierai diventerai come quello lì….”. E con “quello lì” si riferisce proprio ad Angelo.
# Le prime iniziative per risollevarsi
Lui, colpito nell’orgoglio ha un sussulto e decide che sia giunto il momento di rimettersi a vivere una vita attiva, una vita utile…agli altri ma soprattutto a se stesso. Così, prima organizza iniziative per i senzatetto, mostre di opere artistiche, iniziative letterarie, una torta da Guinness dei primati, kermesse che permetteranno di raccogliere denaro per l’acquisto di tende per ripararsi dal freddo, sacchi a pelo e generi alimentari di lunga scadenza. Il Comune di Milano nel frattempo compra, per i clochard, una roulotte, dentro al quale viene raccolto il materiale per riparare quegli sfortunati dalle avversità, del tempo e della vita. “Dentro quella roulotte cucinavamo anche 7-8 chili di pasta al giorno, per chi non aveva da mangiare”.
# La terza vita di Angelo
La seconda, anzi la terza vita di Angelo Starinieri è quella in cui esce dalla precarietà della strada, torna a lavorare come consulente e trova il denaro per affittarsi un appartamento nel centro di Milano. Anche con un tetto sopra la testa non si è mai dimenticato dai sui compagni di sventura e di umanità, delle panchine di Cadorna, che andava sempre a trovare, dando loro un aiuto.
Il 21 novembre 2023 però il suo fisico, certamente affaticato da una vita randagia, non riesce a reagire ad una malattia: Angelo morirà agli Spedali Civili di Brescia, dove era ricoverato da una decina di giorni.
FABIO BUFFA