Se non vola alto, la politica diventa un tasto al servizio del potere economico

Al di là della colpevolezza o meno degli indagati, che analisi possiamo fare su quello che sta accadendo?

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A Milano è in corso un terremoto giudiziario che non si vedeva dai tempi di Mani Pulite. Nell’ondata di fango sollevata dalla Magistratura è finito anche il sindaco. Beppe Sala è indagato per due ipotesi di reato nel quadro dell’inchiesta sull’urbanistica. Cosa sta succedendo a Milano? Ma soprattutto, al di là della colpevolezza o meno degli indagati, che analisi possiamo fare su quello che sta accadendo?

# Cosa sta succedendo a Milano

La bufera giudiziaria che si è abbattuta su Milano e che ha alimentata una fortissima eco mediatica, affonda le sue radici in un’ampia indagine della Procura che mira a fare luce su presunte irregolarità e un “sistema” illecito nella gestione dell’urbanistica meneghina. L’oggetto in questione è l’espansione urbanistica incontrollata, dietro la quale vige una logica speculativa che ha reso lo sviluppo urbano una leva di potere e arricchimento. Moralmente discutibile, ma non per definizione un reato. L’obiettivo degli inquirenti sembra proprio questo: scardinare una logica che infesta gli apparati amministrativi della città. Le indagini hanno progressivamente stretto il cerchio attorno ad alcuni nomi chiave, tra cui rientrano Manfredi Catella, il re del mattone milanese per i quali sono state richieste misure cautelari, Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione Urbana e Giuseppe Marinoni, quest’ultimo descritto dagli inquirenti come un “faccendiere” al servizio di interessi privati. Ma il nome più sconvolgente, almeno per la gran parte dell’opinione pubblica, è quello di Giuseppe Sala

# Beppe Sala coinvolto: per cosa è indagato?

Ph: benito_luca_ritrovato – Instagram

Le accuse rivolte al primo cittadino milanese gettano nuove ombre sull’intera giunta e riaccendono il dibattito sulla trasparenza e la legalità dell’amministrazione pubblica. Nello specifico, le accuse a carico di Sala sono due: la prima è di false dichiarazioni su qualità personali, mentre la seconda, più grave, è quella di “concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità”. La prima accusa riguarda la nomina di Giuseppe Marinoni a presidente della Commissione per il Paesaggio, rispetto alla quale, secondo la Procura, Sala avrebbe attestato l’assenza di conflitti d’interesse per Marinoni, nonostante fosse a conoscenza di suoi diversi incarichi presso società di costruzioni, tra cui la stessa Coima di Catella. Per quanto riguarda la seconda accusa, questa si riferisce al controverso progetto del “Pirellino”, inizialmente bocciato dalla Commissione Paesaggio e poi approvato grazie alle pressioni esercitate da Sala. Nelle carte di inchiesta emergono dei messaggi che fanno pensare a un’attività volta a influenzare il processo decisionale, con l’accusa che Sala avrebbe dunque fornito una “copertura istituzionale” all’operazione, la cui regolarità è ora posta al vaglio della Magistratura. Questi i fatti resi pubblici, almeno fino a questo momento. Ma che riflessioni possiamo trarre fin da questo punto?

# Se la politica smette di volare alto, è destinata a finire nel fango 

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Quello che sta succedendo è un evidente campanello d’allarme. Politico, prima ancora che giudiziario. In sintesi: o la politica vola alto oppure è inesorabile finire nel fango. Se non ha una visione alta che orienti in modo strategico tutte le decisione, è inevitabile che venga trascinata verso il basso da forze che vivono e si alimentano nel sommerso. In particolare, se perde la dimensione strategica e ideale (ideale, non ideologico) ciò che resta sul terreno sono forze molto potenti e che hanno nel loro DNA la capacità di fare breccia sui decisori politici. Proprio perché il loro successo nasce proprio dalla politica. Se la politica non ha visione, finisce in un altro campo. Quello della finanza, dove ci sono settori che prosperano ormai grazie e soprattutto agli appoggi politici. Non è un mistero che le aziende di automobili o il settore farmaceutico, traggano la loro fortuna da leggi compiacenti. E a livello locale, il mondo delle costruzioni vive di politica. Nel senso che gran parte, se non tutte, le grandi opere, richiedono l’avallo del decisore politico. Che a quel punto ha senso solo in quanto pedina del sistema. 

Quello a cui stiamo assistendo riflette le conseguenze del malato rapporto tra politica e finanza, che si manifestano quando la prima abdica al suo ruolo di guida e di supervisione. Se la politica rinuncia alla propria visione, intesa come orizzonte a lungo termine a cui far condurre la comunità, con la conseguente pianificazione strategica per il bene comune, essa perde inevitabilmente la sua forza propulsiva e la sua capacità di controllo. Si trasforma nel più immediato e comodo strumento tra gli affari e chi decide di sfruttarli a ogni costo, riproponendo tristi trame che in passato abbiamo già visto: si pensi a Tangentopoli.

# L’uso dell’ideologia per mascherare comportamenti opportunistici

Spesso il segnale che sta succedendo questa abdicazione è nel passaggio dall’ideale all’ideologia. A Milano da anni si parla di greenwashing, intendendo come i temi green, come la difesa dell’ambiente o le politiche per contrastare il climate change, siano in realtà delle foglie di fico, efficaci stratagemmi per coprire o addirittura avallare comportamenti opportunistici che, con la loro potenza di fuoco di miliardi di investimenti, di fatto costituiscono il motore della politica locale. 

Tutto questo nasce e diventa sistema perché la politica sta tradendo la sua originaria vocazione: farsi garante del bene comune, negli interessi di tutti i suoi cittadini, conservando dunque un primato che dovrebbe essere insostituibile. Si abbandonino dunque le mere retoriche opportunistiche anti-sinistra o anti-destra, a seconda dello schieramento politico in cui è posizionato questo o quell’altro amministratore indagato. Si conduca un’attenta riflessione sul ruolo della politica oggi: ristabilire la propria centralità e autorità morale, recuperare la visione, i valori e la progettualità, e resistere alla tentazione di conformarsi a slogan e ideologie di sistema che non solo altro che strumenti occulti di alimentazione di potere e di ricchezza per pochi. Altrimenti, se la politica non riesce a volare più in alto delle forze malate del sistema, forse l’unica via di uscita è quella di “spegnere” la politica, come di fatto sta facendo Milei in Argentina. Ossia, riducendo o frammentando quel potere politico che costituisce il tasto che il potere economico più spregiudicato preme per perseguire il suo interesse, sordo alle necessità altrui e divorando qualunque tessuto sociale.

Continua la lettura con: Terremoto giudiziario: tutte le opere che rischiano il blocco a Milano

RAFFAELE PERGOLIZZI


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Raffaele Pergolizzi
Romano, nato il 4 maggio 2003, studio Storia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo più grande d’Europa, La Sapienza. Appassionato di cultura, innamorato della mia città e del mio Paese. Credo fermamente nell’importanza della partecipazione attiva alla vita pubblica e nell’impegno di ogni individuo per il bene e lo sviluppo della collettività.

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