La figura del Maestro è mutata moltissimo nel corso della storia, passando attraverso una vera e propria guida alla vita vera, per poi diventare un precettore che educa attraverso la cultura, fino al semplice trasmettitore di nozioni come lo conosciamo adesso. Quale sarà, un domani, il nuovo ruolo del Maestro?
# Dall’Antica Grecia al precettore, l’evoluzione della figura del Maestro
La figura del maestro ha attraversato secoli di metamorfosi, incarnando ruoli che riflettevano i bisogni delle società. Nell’antica Grecia, il pedagogo non era solo un istruttore, ma una guida emotiva e morale: pensiamo a Socrate, che con il dialogo maieutico stimolava l’anima dei discepoli, spingendoli a interrogarsi sul senso della vita. Nel Medioevo, i gesuiti elevarono l’educazione a sistema, fondendo cultura, disciplina e spiritualità per formare uomini completi, pronti a servire Dio e la società. Il Rinascimento celebrò il precettore come mentore illuminato, capace di plasmare l’intelletto e il carattere. Oggi, però, il maestro moderno si è spesso ridotto a un trasmettitore di nozioni, un esecutore di programmi ministeriali, confinato tra manuali e verifiche. Questa evoluzione, o forse involuzione, riflette un’istruzione sempre più standardizzata, dove il sapere si riduce a dati e il rapporto umano a un’eco lontana. Ma è davvero questo il destino del maestro?
# Il semplice trasmettitore nozionistico sarà soppiantato dall’IA
Il maestro ridotto a dispensatore di nozioni è una figura fragile, destinata a essere superata. L’intelligenza artificiale, con la sua capacità di elaborare e trasmettere informazioni a velocità inimmaginabili, rende obsoleto il ruolo di chi si limita a trasferire dati. L’IA può spiegare equazioni, analizzare testi, insegnare lingue con precisione chirurgica, e lo fa senza stancarsi, senza errori, senza distrazioni. Ma proprio qui emerge il limite: un algoritmo non sa emozionarsi davanti a un verso di Dante, non può trasmettere il brivido di una scoperta personale né il calore di un confronto umano. Il maestro di oggi, e ancor più di domani, deve quindi abbandonare la sterile trasmissione di contenuti e abbracciare un ruolo più alto: essere guida emotiva, ispiratore di pensiero critico, coltivatore di sensibilità. Deve insegnare ciò che l’IA non potrà mai replicare: la capacità di sentire, di dubitare, di creare. Solo così il maestro resterà insostituibile.
# Il nuovo ruolo del Maestro sarà questo?
In un’epoca dominata dall’IA, il maestro del futuro dovrà necessariamente diventare il custode dell’umanità. Ossia di ciò che è di più umano e che resta al di là dell’intelligenza artificiale. Cosa significa?
Non basterà più impartire conoscenze tecniche: dovrà ispirare a esprimere ciò che rende l’uomo unico, ciò che nessuna macchina potrà mai emulare. Il valore della bellezza, innanzitutto: quella di un tramonto, di un quadro di Caravaggio, di una sinfonia di Beethoven, che non si spiega con codici ma si vive con l’anima. Poi la gestione delle emozioni, la capacità di provare e capire gioia, dolore, empatia, di costruire relazioni autentiche. Il maestro dovrà aiutare gli allievi a esplorare la propria interiorità, senza imporre dogmi, ma aprendo porte alla spiritualità, alla religiosità intesa come ricerca di senso, rispettando ogni credo o la sua assenza.
Dovrà insegnare il coraggio di sbagliare, l’umiltà di imparare, la forza di resistere a un mondo che rischia di ridurre tutto a efficienza. Sarà un mentore che, con l’esempio, mostrerà come diventare più umani nell’era degli algoritmi: un faro che illumina non solo la mente, ma l’anima. Questo maestro non sarà un’opzione, ma una necessità, perché senza di lui l’umanità rischia di smarrire sé stessa, diventando un’appendice delle macchine. In un futuro ipertecnologico, il maestro sarà il poeta che ricorda al mondo il battito del cuore umano. Un maestro che non insegna solo a vivere, ma a essere vivi.
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RAFFAELE PERGOLIZZI
Tutte queste cose sono già prerogativa del “Maestro”, maschio o femmina che sia. Solo che dall’avvento del ’68 e del 6 politico, questa figura ha perso valore va bene per cause esterne, ma soprattutto per cause interne, e non ministeriali, bensì umane. Gli insegnanti provenienti dal 6 politico non avevano le capacità per l’insegnamento, e di qui la perdita del valore umano, a parte alcune eccezioni che confermavano la regola. I politici che si sono avvicendati al ministero dell’istruzione non hanno capito un accidente della scuola, per cui hanno, e continuano, a perseguire il valore legale degli studi, facendo così della scuola un semplice diplomificio