Nel cuore della Galleria Vittorio Emanuele II si trova lo Spazio Leonardo (Leonardo3 Museum) una realtà culturale molto cara ai milanesi. Nata come mostra permanente nel 2013 e trasformata in museo nel 2023, con oltre 270.000 visitatori solo nel 2024 e più di 5 milioni nella sua storia. Però rischia di chiudere: il Comune ha deciso di revocare la concessione per presunte irregolarità amministrative legate a una subconcessione dei locali non autorizzata. Qui l’articolo. Il Tar ha confermato la decadenza della concessione, e il futuro del museo dipende ora solo dalla volontà dell’amministrazione comunale. Il direttore ha persino annunciato uno sciopero della fame per tentare di salvare il luogo.
Questa vicenda solleva un interrogativo amaro: a Milano, i luoghi di pubblica utilità — innovazione culturale, verde pubblico, aggregazione — non sembrano avere più diritto di esistere?
# Spazio Leonardo: si sta spegnendo un simbolo nel cuore di Milano

Il Museo Leonardo3, situato nella prestigiosa Galleria d’ingresso lato piazza Scala, era diventato un punto di riferimento per scuole, turisti e appassionati del genio di Leonardo. Un polo culturale autofinanziato, con progetti didattici, ricostruzioni digitali e modelli funzionanti delle invenzioni del grande genio fiorentino.
Ma l’ombra dello sfratto pende da mesi. Il Tar ha respinto il ricorso presentato dal museo, riconoscendo la validità della revoca della concessione da parte del Comune per presunte violazioni contrattuali. Intanto, il direttore Massimiliano Lisa ha denunciato l’inerzia del sindaco Sala e dei vertici comunali e lamentato la mancanza di dialogo istituzionale.
Nei giorni scorsi, cittadini, visitatori e associazioni si sono mobilitati in una raccolta firme online e in presidî sotto Palazzo Marino per tentare il salvataggio di uno spazio che è anche simbolo dell’identità culturale milanese. Ma il Comune non cede. Anzi.
il 31 luglio, con una delibera della Giunta, il Comune di Milano ha denunciato per diffamazione Massimiliano Lisa, proprietario del museo Leonardo 3. Una situazione critica che a molti ricorda la chiusura di uno dei più bei luoghi di utilità sociale di Milano: il Vivaio Riva.
# Vivaio Riva: il tesoro verde cancellato dalla pubblica amministrazione milanese
Il Vivaio Riva, nel cuore della zona Ticinese, era da oltre un secolo un laboratorio di botanica urbana, un luogo silenzioso dove botaniche e quartiere si incontravano. Gestito dalla famiglia Riva e aperto al pubblico, ospitava attività culturali, eventi e piccoli laboratori botanici per bambini.
Nel 2017 il Comune revocò la concessione alla famiglia, assegnando l’area alla Sovrintendenza per un progetto urbanistico ambizioso (il “Colosseo Verde”) che però non è mai partito realmente: otto anni di chiusura, terra rimossa e degrado; nessun parco inaugurato, nessuna rigenerazione visibile.
Il Vivaio Riva è diventato simbolo del disinteresse politico verso il verde storico, chiuso per volere istituzionale e mai restituito ai cittadini. Da un luogo incantato a forse il posto più chiacchierato tra quelli di interesse pubblico: il Leoncavallo. Qual è la sua situazione?
# Leoncavallo: uno spazio storico ancora sotto sfratto

Il Leoncavallo, centro sociale autogestito nato nel 1975, è stato per decenni crocevia di cultura, musica, impegno politico e creatività giovanile. Oggi vive in via Watteau, ma è da anni nell’occhio del ciclone burocratico: la proprietà ha chiesto più volte lo sfratto e il centro è formalmente senza regolarità, in attesa di una mediazione inclusiva che non è mai arrivata.
Nonostante le storie, i festival, le iniziative culturali e il ruolo di aggregazione, Leoncavallo rimane a rischio chiusura, in attesa di un accordo con la proprietà o l’amministrazione che non arriva.
# Nella Milano di oggi i luoghi di pubblica utilità hanno ancora spazio?

Dallo Spazio Leonardo al Vivaio Riva, dal Leoncavallo a tanti altri progetti locali, un filo si dipana: a Milano sembra non esserci spazio per quei luoghi di pubblica utilità che combinano cultura, comunità, verde e aggregazione.
Il modello dominante premia la grande speculazione immobiliare e gli eventi effimeri. Gli spazi stabili, pubblici o autogestiti, che vivono come risorse urbane permanenti, vengono invece relegati ai margini o smantellati per interessi di breve termine. Eppure la tradizione di Milano è fatta proprio di tutela di spazi come lo Spazio Leonardo, il Vivaio Riva o il Leoncavallo. Luoghi che incarnano innovazione, ambiente, cultura e cittadinanza attiva.
Serve un cambio di rotta: politiche chiare, concessioni trasparenti, valorizzazione del patrimonio collettivo. Milano merita luoghi di pubblica utilità vivi e protetti, non monumenti all’abbandono.
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ANDREA ZOPPOLATO