L’inchiesta milanese risulta ampia e articolata, ma non tutte le posizioni contestate sembrano poggiare sullo stesso livello di solidità. Tra queste, una in particolare coinvolge il vertice dell’amministrazione comunale. Se proprio questo fronte si rivelasse infondato, l’intero impianto accusatorio potrebbe perdere forza.
# Una inchiesta ampia, un caso simbolico

Il caso è deflagrato mercoledì 16 luglio, al termine di un’indagine durata tre anni, e nel corso del 2024 ha già comportato sequestri di cantieri a Milano e richieste d’arresto nel settore urbanistico e delle costruzioni. Si ipotizza l’esistenza di un sistema di pressioni e accordi non trasparenti tra amministrazione pubblica, studi professionali e operatori privati, volto a indirizzare progetti di trasformazione urbana. Gli indagati sono 74: assessori, tecnici comunali, architetti, imprenditori. Le accuse comprendono corruzione, falso ideologico e induzione indebita. Vengono richieste sei misure cautelari, tra cui per l’assessore Giancarlo Tancredi e l’imprenditore Manfredi Catella. Tra i soggetti coinvolti anche Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione Paesaggio. Uno dei filoni dell’inchiesta riguarda il progetto “Pirelli39”, noto come Pirellino. In questo contesto è indagato anche il Sindaco Beppe Sala, con due capi di imputazione: false dichiarazioni in merito alla nomina di Marinoni e concorso in induzione indebita collegata alla gestione del progetto sviluppato da Coima e dall’architetto Stefano Boeri. Ma approfondiamo proprio il caso del Pirellino.
# La genesi del progetto e del contenzioso
Il progetto “Pirelli39” nasce nel 2019 con l’acquisto all’asta da parte di Coima, per 194 milioni di euro. Il rogito tra Comune e operatore immobiliare è siglato a novembre dello stesso anno. La normativa in vigore al momento consentiva una destinazione libera dell’immobile. A febbraio 2020 però il Comune pubblica il nuovo Piano di Governo del Territorio, introducendo l’obbligo di edilizia residenziale sociale per le trasformazioni superiori a 10.000 mq. Coima presenta ricorso, ritenendo che la modifica abbia inciso sul valore dell’acquisto. Il TAR respinge, ma nel 2023 il Consiglio di Stato dà ragione all’operatore. Nonostante questo, nel novembre 2024 il Comune conferma la variante urbanistica che mantiene l’obbligo di edilizia sociale in caso di conversione a residenziale.
# Il ridimensionamento del progetto: stralciata anche la Torre Botanica

In parallelo al contenzioso, prosegue l’iter del progetto architettonico. Nel 2021 viene selezionata la proposta firmata da Diller Scofidio + Renfro e Stefano Boeri. Il piano prevedeva un nuovo grattacielo, la Torre Botanica e un ponte serra su via Melchiorre Gioia. Questi ultimi elementi vengono progressivamente eliminati tra il 2022 e il 2024. Nel 2022 Coima abbandona il ponte serra, ritenuto “non più sostenibile” dopo la sentenza del TAR sfavorevole all’operatore. Coima decide infine di mantenere l’uso direzionale dell’edificio, limitandosi al risanamento conservativo, e semplificare l’intervento, stralciando la Torre Botanica. Una decisione presa anche perchè la richiesta del titolo abilitativo risale al 2022 e non è ancora stata concessa.
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# Le pressioni di Boeri e la “sterzata” della Commissione Paesaggio

Stefano Boeri
Anche l’architetto Stefano Boeri risulta tra gli indagati, in relazione al progetto Pirellino. Secondo le carte, avrebbe esercitato pressioni dirette su Sala, in particolare attraverso un messaggio WhatsApp inviato il 21 giugno 2023, alla vigilia di una seduta della Commissione Paesaggio: “ti scrivo da amico… prendilo come warning per domani”. E il giorno seguente, dopo due pareri negativi la Commissione cambia orientamento, passando a un parere favorevole, anche se condizionato. La Procura interpreta questo scambio come parte di un sistema di pressione volto ad agevolare l’intervento, pur in assenza di un’effettiva approvazione formale del progetto.
# Potrebbe finire tutto in una bolla di sapone?
Ma proprio l’evoluzione concreta del progetto Pirelli39, che coinvolge direttamente il vertice politico dell’amministrazione comunale, il sindaco Beppe Sala, potrebbe rappresentare il punto di rottura dell’intero impianto accusatorio: se viene meno questa accusa, anche il resto rischia di perdere forza. Dalle carte finora emerse, non risulta alcun vantaggio urbanistico per Coima. Al contrario: vincoli più severi, blocchi politici, ritardi burocratici. Nessuna facilitazione, nessuna accelerazione, nessuna approvazione concessa. L’induzione indebita, secondo l’articolo 319-quater del codice penale, presuppone che un soggetto privato riceva un’utilità su pressione di un pubblico ufficiale. In questo caso, l’utilità non si è mai verificata. Il progetto è stato ridimensionato, e in parte annullato. Sarà questo punto a fare saltare tutto l’impianto accusatorio contro il sindaco oppure emergerà altro?
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FABIO MARCOMIN