Plutocrazia alla milanese: a Milano votano solo i ricchi. I poveri stanno alla finestra

Le conseguenze? Politiche sempre più calibrate sui ricchi, votate da chi vota, che innescano un circolo vizioso democratico

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Il giornalista-editore Fabio Massa ha lanciato la bomba nella sua newsletter d’informazione milanese (qui per iscriversi gratuitamente): a Milano votano quasi solo i ricchi. In un suo articolo mostra come il voto cresca con il reddito e si concentri nelle zone centrali, mentre nelle periferie — tra i ceti meno abbienti — prevalga l’astensione. Più si sale nel reddito e ci si avvicina al centro, maggiore è l’affluenza alle urne. Le conseguenze? Politiche sempre più calibrate sui ricchi, votate da chi vota, che innescano un circolo vizioso democratico: Milano diventa una città-plutocratica?

# Affluenza, reddito e geografia del voto a Milano

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Secondo studi sulla partecipazione alle Regionali, il reddito è un predittore chiave del voto a Milano: zone con redditi più alti mostrano tassi di affluenza significativamente superiori rispetto alle periferie economicamente svantaggiate.

In generale, la partecipazione elettorale italiana testimonia che elettori più ricchi e più istruiti si recano maggiormente alle urne, mentre i segmenti più poveri — spesso nelle periferie — tendono a disertare le elezioni.

Infine, un’inchiesta recente evidenzia che i referendum promossi riguardo alle tutele del lavoro hanno sì mobilitato più votanti in periferia, ma non abbastanza da raggiungere il quorum. Milano sembra rivelarsi un mosaico in cui i centri ricchi decidono mentre le periferie restano ai margini.

# Il circolo vizioso di esclusione politica

Credits: starwalls.it – La periferia vi guarda con odio

Che sia una causa o una conseguenza è inevitabile il rischio di un circolo vizioso democratico. Per questi motivi:

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  • La classe politica diventa specchio degli interessi dei residenti in centro con redditi più alti

Chi vota con più regolarità (residenti delle zone centrali con redditi più alti) produce una classe politica sensibile soprattutto ai loro interessi: mobilità sostenibile, limitazione delle auto, piste ciclabili, ZTL, restrizioni per veicoli più inquinanti.

  • Le politiche urbanistiche penalizzano chi ha meno

Misure come Area C o il divieto di circolazione per le auto Euro inferiori favoriscono chi vive in centro, possiede auto elettriche o si può agevolmente muovere in bicicletta, e può permettersi mezzi più nuovi. I quartieri periferici, invece, sono spesso dipendenti dall’auto vecchia — penalizzata da pedaggi ed esclusioni dalle ZTLe vivono trasporti pubblici meno efficienti, con pochi percorsi pedonali o ciclabili.

Le politiche del PUMS (Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile) impongono limiti di 30 km/h anche in periferia, che significa aumentare il tempo di percorrenza per recarsi in altre zone. Non solo: i benefici (bike lanes, accesso facilitato ai servizi) restano concentrati nel centro. 

  • Mancanza di rappresentanza = esclusione crescente

In questo contesto, chi vive in periferia — spesso con redditi bassi, poche opportunità e scarso supporto istituzionale — si sente escluso dalla politica locale: non vota, quindi non ha voce, e il risultato sono politiche urbane calibrate sui centri.

Il risultato è una Milano in cui le decisioni vengono prese da e per i più ricchi, amplificando le disuguaglianze. 

# La motivazione più inquietante: l’astensione come risposta a una politica che esclude

Credits: areacmilano.it

E se l’astensione non fosse solo conseguenza della fragilità economica, ma anche risposta a una politica che esclude? Il disincanto politico, la percezione di non contare, la mancanza di servizi reali — tutto alimenta la rinuncia al voto tra i più poveri.

Il sistema alimenta così un circolo vizioso: meno voti dalle periferie → meno politiche per le periferie → ancora meno voti.

Milano rischia di diventare una plutocrazia urbana: una città governata per e da chi ha reddito e vive in centro, mentre i più poveri restano ai margini. E “puniti” da politiche centrate sui più abbienti. Ma cosa si dovrebbe fare per dare un taglio a questo circolo vizioso?

# Gli interventi per evitare di diventare una plutocrazia

Per spezzare il circolo vizioso, servono:

  • Politiche inclusive, mirate alle periferie e ai ceti bassi, con istruzione civica, trasporti, accesso al voto.

  • Potenziamento dei servizi pubblici territoriali, evitando che solo chi può permettersi auto elettriche o girare in bicicletta, possa muoversi efficacemente.

  • Campagne di partecipazione e mobilitazione civica, affinché anche chi oggi sta alla finestra non rimanere escluso dal processo decisionale. In particolare, si dovrebbero dare più poteri e autonomia ai singoli municipi. 

  • Rivedere le politiche più ideologiche che colpiscono i più poveri, perché spesso per condurre battaglie a forte contenuto ideologico, a fronte di benefici del tutto ipotetici (come salvare le sorti del pianeta), si provocano danni e gravi problemi concreti alla vita quotidiana di decine di migliaia di cittadini. Soprattutto di quelli più fragili. 

In sintesi. Milano ha bisogno di tornare ad essere una città per tutti: non basta progettare piste ciclabili e ZTL, se chi vive fuori centro resta fuori dalla democrazia.

Continua la lettura con: I collegamenti di Milano con l’hinterland: tre innovazioni ispirate da grandi metropoli internazionali

ANDREA ZOPPOLATO 

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.

2 COMMENTI

  1. F.MASSA , VERITA’ ASSOLUTA.
    CHI HA VOTATO 2 VOLTE SALA ????????????????????????lo sanno anche i neonati.
    LA MILANO BENE I RICCONI. Partono da Milano a Giugno e rientrano a settembre con inizio delle scuole, dimenticando che : chi ha fatto grande Milano sono stati tutti i lavoratori di qualsiasi grado e livello a cominciare dai ns nonni.
    Oggi Milano è tra le città più SKIFOSE AL MONDO. e,,,,,,,,,,,,,,,,,non uscire alla sera indssando una banale catenina,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,

  2. Aldilà delle cachessie che servono solo ad avere torto anche quando si ha ragione.
    A Milano risiedono molti che non possono votare a cominciare dagli stranieri (20%) che non abitano in via della Spiga a parte qualche domestico, ma anche i minorenni. Poi ci sono quelli che abitano in città ma non risiedono, condizionando molto. Pensiamo alle tonnellate di rifiuti che producono pagando la Tari altrove. Ed è gente che non vota. Poi se per centro si intende il municipio 1 ebbene esso ha centomila abitanti neonati compresi su un totale cittadino di oltre un milione e trecentomila. Non ha poi senso imputare ai ricchi di essere tali e come tutti essi votano come credono. Il problema semmai è come si comporta chi è stato votato, che deve dare retta a tutti. E poi ancora non è il massimo dei metodi valutare il voto cittadino con i risultati delle elezioni regionali.
    Che poi chi amministra privilegi chi ha il portafoglio rigonfio è purtroppo costante storica ed è ben magra consolazione affermarlo.
    Non so se città-stato abba mai raccontato ad esempio la nascita del quartiere “Bonomi” ovvero porta Magenta di fine ottocento – via xx settembre per intenderci.
    E’ un esempio preclaro di politica fatta da sciuri per i sciuri. In margine alle ultime consultazioni comunali mi pare comunque di sapere che in periferia Bernardo ha avuto più voti di Sala ma se nelle case popolari che a Milano sono tantissime metà della gente non può votare….
    L’argomento è complesso e non bastano né un articolo né un commento ad esaurirlo. Ma non lo si sostiene con le invettive che spesso nascondono malumori esistenziali dovuti a ben altro.

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