Senza voler partire dalla preistoria del computer, tipo la macchina analitica di Charles Baddage del 1883, piuttosto che l’algebra booleana di George Boole, possiamo dire che l‘”home computer”, pensato per l’uso domestico, come lo intendiamo oggi, ha avuto come “padri”, anzi “nonni”, il Commodore Pet del 1977, l’Apple II e l’Atari 400/88 del 1979.
# Il primo “vero” computer mostrato in esclusiva italiana a Milano

Ma la concezione del personal computer (PC), così come lo intendiamo in questo millennio, che si presta all’utilizzo personale, accessibile ai comuni mortali e catalogato nei beni di consumo di massa, è certamente rappresentato dal Commodore 64, il mitico home computer, della Commodore Businnes Machines Inc., che venne presentato per la prima volta al mondo nel gennaio del 1982, a Las Vegas.
Otto mesi dopo ecco che il C64 fu presentato per la prima volta in Italia alla SMAU, alla vecchia fiera dove oggi c’è Citylife. Non poteva che essere Milano ad ospitare in esclusiva questo prodotto, informatico, caratterizzato da tecnologia all’avanguardia (per allora), dall’essere un nuovo simbolo del consumismo e prodromo di qualcos’altro che, nel 1982, non si sapeva ancora cosa fosse, ma si era certi che prima o poi quella svolta mediatica sarebbe arrivata. E infatti dal Commodore ci ritroviamo con l’intelligenza artificiale e con il metaverso. E Milano non poteva certo farsi scappare la possibilità di essere la prima a presentare un prodotto di estrema novità.
# Smau: la principale fiera italiana dedicata all’innovazione per le imprese

La Smau (Salone Macchine e Attrezzature per l’Ufficio) è la principale fiera italiana dedicata all’innovazione per le imprese. Nell’edizione del settembre 1982, il C64 fu esposto riscuotendo un certo interesse, in quanto per la prima volta un computer non veniva solo visto come un grosso marchingegno dedicato al calcolo, ma anche come un’agile risorsa per scrivere, per praticare videogiochi e crearne di nuovi.
Chi non aveva il monitor apposito, collegava il Commodore alla presa dell’antenna della TV, trasformando il televisore in un foglio informatico o in un campo da gioco per videogame. Per la prima volta si poteva giocare a tennis, a squash e al tiro al bersaglio, con tanto di rudimentale joystick, comodamente seduti sul divano.
# Il segno di un mondo che stava cambiando

E Milano fu la testimone di un mondo che stava cambiando, un mondo in cui le pallottole degli anni di piombo (ci fa bene pensare) venivano sostituite da quelle virtuali del gioco con cui, con una pistola ottica, si doveva colpire un bersaglio che rimbalzava sullo schermo del televisore. Qualcuno, proprio all’ombra della Madonnina, si doleva del fatto che tanti giovani, anzichè inseguire gli ideali dei sessantottini e dei settantasettini, con manifestazioni e rivolte, ammorbidissero le pulsioni rivoluzionarie di lotta sociale, sfogandosi a suon di gare al “Tennis for two”, di commodoriana memoria, senza neppure uscire di casa.
Sarebbe un’interessante narrazione (chissà quanto vera) che il Commodore 64 diede il via ad una trasformazione di Milano che, da città delle rivolte e delle lotte sociali, si ritrova a diventare culla del disimpegno dei paninari e degli yuppies. Una Milano da bere che, con il C64 sulla scrivania, diventa un po’ più sborona, davanti ad un marchingegno che al primo impatto non capivi bene cosa dovevamo farci e a cosa ti servisse, però quel mistero, che campeggiava attorno a questo reperto di tecnologia, era tanto figo.
FABIO BUFFA