C’era un tempo in cui Netflix si chiamava Blockbuster. La connessione era una bici o l’auto e lo “streaming” consisteva nel correre all’ultimo minuto a restituire una videocassetta per non beccare la penale da 2.000 lire. Non è un sogno nostalgico degli anni 90, è un pezzo di storia vera e l’Italia, udite udite, ha avuto il suo primo Blockbuster proprio a Milano.
Quando a Milano si andava da Blockbuster
# Dall’America alla Stadera

Il nome significa un Best Seller nel mondo cinematografico. Un film che spacca. Blockbuster nasce nel 1985 a Dallas in Texas quando David Cook apre un videonoleggio enorme, ordinato, con le copertine ben esposte, un luogo dove la gente potesse scegliere un film come in un supermercato. Il successo è istantaneo: il logo giallo-blu diviene iconico, tanto che dal negozio nasce una catena che si diffonde come una boyband degli anni ’90.
E come una boyband americana anche Blockbuster approda in Italia. Lo fa attraverso una joint venture con Standa di proprietà di Fininvest. E’ il 13 giugno del 1994 quando in Italia apre il primo Blockbuster: a Milano, città pioniera, modaiola e affamata di popcorn. Si trova in via Medeghino 8, nel quartiere Stadera.
# Il rito della scelta del film
Sembra di entrare in un angolo d’America: luci al neon, scaffali infiniti, musica pop, caramelle americane e interi metri quadri dedicati alle novità, ai classici, all’orrore e, ovviamente, alla sezione vietata ai minori dietro la tenda.
La magica tessera blu, che costa 10.000 lire, permette di noleggiare nastri VHS e, successivamente, anche DVD, scegliendo tra migliaia di film. Sugli scaffali vengono esposte le confezioni, rigorosamente vuote: la cassetta o il nastro viene poi recuperato dai dipendenti alla cassa. Visto il successo del primo negozio, Milano si riempie di altri punti vendita, forse il più celebre quello in Papiniano, e si diffonde nel resto del Paese.
Andare al Blockbuster non è solo noleggiare un film, ma diventa un rito, un evento sociale: ci si va in compagnia, si litiga su quale film scegliere, un po’ come all’Ikea.
# The end
Come ogni film anche Blockbuster però arriva alla scritta “The End”. Con l’arrivo del nuovo millennio, le cose cominciano a scricchiolare: internet avanza, lo streaming fa capolino e la gente diviene sempre più pigra. Blockbuster prova a reagire con un servizio online e perfino con un tentativo di acquistare Netflix nel 2000. Ma il rifiuto fu netto, come dire che al massimo sarebbe stata Netflix ad acquistare Blockbuster.
Pian piano, i negozi chiudono: l’ultimo Blockbuster italiano abbassa la saracinesca nel 2011, in sordina. A Milano non c’è più traccia se non nei ricordi o forse in qualche armadio, dove vive ancora un VHS di Jurassic Park mai restituito.
Oggi Blockbuster sopravvive come mito pop, celebrato in serie TV, magliette vintage, tazze con logo blu e giallo e perfino una sitcom ambientata nell’ultimo Blockbuster ancora aperto al mondo, in Oregon. In un’epoca dove si ‘scrolla’ più di quanto si guardi davvero, il ricordo di Blockbuster ci riporta a un’idea diversa di intrattenimento, più lento, più scelto, più condiviso, dove ogni film aveva il suo peso e ogni sabato sera era un mini viaggio.
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MARTA BERARDI